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Di chi è la moneta all’atto dell’emissione?

Di chi è la proprietà della moneta all'atto dell'emissione?
 
Questa domanda, autentico tormentone a cui i signoraggisti sottopongono il resto della popolazione, è stata posta da Giacinto Auriti.

Di chi è la proprietà della moneta all'atto dell'emissione? Questa domanda, autentico tormentone a cui i signoraggisti sottopongono il resto della popolazione, è stata posta da Giacinto Auriti, che, con un atto di citazione, notificato il 24 giugno 1994, sosteneva che allo stato attuale nessuna legge indicherebbe il proprietario della moneta all'atto dell'emissione lamentandosi che in base ad una consuetudine interpretativa contra legem, l'erogazione della moneta sarebbe "effettuata dalla Banca Centrale addebitando illegittimamente allo Stato ed alla collettività l'intero ammontare corrispettivo" in modo da conferire "solo la proprietà a titolo derivativo per il tempo limitato alla durata del prestito", ha convenuto la Banca d'Italia dinanzi al Tribunale di Roma per ivi sentir "dichiarare la moneta un bene reale conferito, all'atto dell'emissione, a titolo originario, in proprietà di tutti i cittadini appartenenti alla collettività nazionale italiana, con conseguente declaratoria d'illegittimitaà dell'attuale sistema dell'emissione monetaria che trasforma la Banca Centrale da ente gestore ad ente proprietario dei valori monetari". Insomma Auriti sosteneva che il sistema attuale fosse illegittimo poiché, a suo dire, "in base ad una consuetudine interpretativa" la banca si appropria del valore della moneta all'atto dell'emissione. A sentire i sostenitori delle tesi di Auriti, la causa fu vinta dalla Banca d'Italia perché il tribunale si dichiarò incompetente allo scopo. Ma leggiamo innanzitutto la difesa della Banca d'Italia.

La domanda attorea nei confronti della Banca d'Italia deve essere respinta perché improponibile e/o inammissibile e comunque palesemente infondata nel merito. La visione della moneta e delle funzioni monetarie che l'attore intende accreditare è palesemente distorta e completamente infondata. Da un punto di vista logico, è innanzitutto ben evidente che l'accettazione da parte della collettività, lungi dall'essere causa del valore della moneta, ne rappresenta in realtà solo l'effetto, sicché il sillogismo deve essere rovesciato: non è vero che la moneta vale in quanto è accettata, ma semmai, come la storia e la cronaca stanno a dimostrare, che essa è accettata solo in quanto abbia un valore. Di qui la necessità che tale valore, rispondendo ad un fondamentale interesse pubblico, sia difeso e garantito dalle Pubbliche Autorità, funzione nei moderni stati affidata alle banche centrali. Sotto il profilo giuridico, poi, il batter moneta ha da sempre rappresentato e rappresenta tutt'ora una delle più evidenti e indiscusse espressioni della sovranità statale, sicché può correttamente affermarsi che il valore della moneta trae il proprio fondamento solo ed unicamente da norme dell'ordinamento statale, che, per solito, disciplinano minutamente la creazione e la circolazione della moneta, ne sanciscono l'efficacia liberatoria, ne sanzionano la mancata accettazione in pagamento e tutelano la fede pubblica contro la sua falsificazione ed alterazione.

Anche in Italia, questa fondamentale prerogativa sovrana dello Stato è compiutamente disciplinata dal legislatore sia per quanto attiene all'attribuzione della funzione di emissione, che in ordine alle relative modalità di esercizio. La funzione di emettere moneta, affidata nella sua quasi totalità alla Banca d'Italia, sulla base di un rapporto avente natura concessoria, dall'art. 28 aprile 1910, n. 204, ha successivamente assunto il carattere di un'attribuzione istituzionale della Banca centrale, a seguito del R.D.L. 12 marzo 1936, n. 371, e dell'art. 1 dello Statuto della stessa Banca, approvato con R.D. 11 giugno 1936, n. 1067, e successive modificazioni, a norma del quale essa è un istituto di diritto pubblico che, quale unico istituto di emissione, emette biglietti nei limiti e con le norme stabilite dalla legge. In ordine alle modalità di esercizio di tale funzione, l'art. 4 del T.U. n. 204/1910 e il D.P.R. 9 ottobre 1981, n. 811, prevedono che alla fabbricazione del biglietto concorrano la Banca d'Italia e lo Stato, tramite il Ministero del tesoro, in modo che ne l'una ne l'altro possano formare un biglietto completo.

Mentre per la fabbricazione l'Istituto di emissione e il Ministero del tesoro hanno competenze congiunte e coordinate, le decisioni riguardanti la quantità dei biglietti da immettere nel mercato ed i tempi dell'immissione competono alla sola Banca quanto strumentali all'esercizio delle funzioni di controllo della liquidati del sistema e di salvaguardia del valore del metro monetario, affidatele nell'ordinamento italiano (T.U. n. 204/1910 e Statuto della Banca d'Italia, ma anche art. 47 della Costituzione) e ora trovanti fondamento, anche a livello comunitario, nell'art. 105 del Trattato di Maastricht sull'Unione Monetaria Europea. Sia in ordine alla fabbricazione che all'emissione monetaria, l'attività della Banca d'Italia, pur caratterizzandosi per una forte discrezionalità tecnica, non è esente da vincoli e da controlli riguardanti la produzione dei biglietti, l'iter di emissione, l'annullamento e la distruzione delle banconote logore o danneggiate. In particolare, i tagli dei biglietti che possono essere emessi dalla Banca d'Italia sono stabiliti con legge, mentre le caratteristiche e le quantità dei biglietti da stampare vengono stabilite con distinti decreti del Ministro del tesoro. L'intera attività della Banca in questi campi è poi sottoposta alla vigilanza del Ministro del tesoro e di un'apposita commissione permanente di cui fanno parte, fra l'altro, anche sei parlamentari (artt. 108 ss. del T.U. n. 204/1910).

* * * Tanto premesso, va rilevato innanzi tutto che nell'esercizio della funzione di emissione, è attribuito alla pubblica amministrazione un potere discrezionale assoluto, prerogativa della sovranità statale, che trae fondamento dalla necessaria preminenza dell'interesse pubblico alla fabbricazione ed alla circolazione della moneta rispetto a tutti gli eventuali interessi privati che con esso possano confliggere. A fronte di tale potere, non esistono posizioni soggettive giuridicamente tutelate, bensì meri diritti civici al godimento di pubbliche funzioni. Né discende il difetto assoluto di giurisdizione o, quantomeno, il difetto di giurisdizione del giudice ordinario. A ciò si aggiunga l'evidente carenza di interesse ad agire dell'attore, il quale ha promosso un'azione di accertamento senza che esistesse alcuna situazione di incertezza da rimuovere tant'è che l'emissione della moneta è compiutamente disciplinata dal legislatore in modo da non lasciare spazi all'immaginazione o alla fantasia né alcun pregiudizio, anche soltanto potenziale, per l'attore in proprio o per l'associazione che lo stesso asserisce di rappresentare. La domanda attorea è poi, anche nel merito, destituita del benché minimo fondamento. Essa muove, infatti, dalla premessa, completamente errata, secondo cui difetterebbe nel nostro ordinamento una norma di legge che indichi il proprietario della moneta all'atto dell'emissione, sicché l'appropriazione della stessa da parte della Banca d'Italia si baserebbe su una consuetudine interpretativa contra legem. Ebbene, alla stregua della puntuale disciplina della funzione di emissione, i biglietti appena prodotti dall'officina fabbricazione biglietti della Banca d'Italia costituiscono una semplice merce di proprietà della Banca centrale, che ne cura direttamente la stampa e ne assume le relative spese (art. 4, comma 5, del T.U n. 204/1910).

Essi acquistano la loro funzione e il valore di moneta solo nel momento, logicamente e cronologicamente successivo, in cui la Banca d'Italia li immette nel mercato trasferendone la relativa proprietà ai percettori. Tale immissione, che rappresenta uno dei principali strumenti a disposizione della Banca centrale per l'esercizio delle cennate funzioni di regolazione della liquidità del sistema e di tutela del valore del metro monetario, avviene tramite operazioni che l'Istituto di emissione, in piena autonomia conclude con il Tesoro, con il sistema bancario, con l'estero e con i mercati monetario e finanziario, operazioni tutte previste e compiutamente disciplinate dalla legge e dallo statuto della Banca d'Italia (artt. 25 - 42 del T.U. n. 204/1910 e artt. 41 - 53 dello Statuto) Alla luce di quanto sinora precisato, è del tutto abnorme e campata in aria l'affermazione dell'attore secondo cui esisterebbe una consuetudine interpretativa contra legem, in base alla quale la Banca centrale all'atto dell'emissione "mutua allo Stato italiano ed alla Collettività Nazionale, tutto il danaro che pone in circolazione". Come visto, la moneta viene infatti immessa nel mercato in base ad operazioni legislativamente previste e disciplinate, a seguito del compimento delle quali la Banca d'Italia cede la proprietà dei biglietti, i quali, in tale momento, come circolante, vengono appostati al passivo nelle scritture contabili dell'Istituto di emissione, acquistando in contropartita, o ricevendo in pegno, altri beni o valori mobiliari (titoli, valute, ecc.) che vengono, invece, appostati nell'attivo. Tali operazioni trovano evidenza, come prescrive la legge, nella situazione della Banca d'Italia mensilmente pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Se si considera oltretutto che, come già osservato, le spese di fabbricazione dei biglietti e l'imposta di bollo sono a carico della Banca centrale e che gli utili annuali da essa conseguiti, effettuati i prelevamenti e le distribuzioni di cui all'art. 54 dello Statuto, ai sensi dell'art. 23 del T.U. n. 204/1910 vengono devoluti allo Stato, si evidenzia altresì l'assoluta inconsistenza ed insensatezza delle tesi attoree, secondo cui l'erogazione della moneta sarebbe effettuata dalla Banca d'Italia addebbitandone allo Stato ed alla collettività l'intero ammontare senza corrispettivo. Ne consegue, pertanto, che non è dato riscontrare alcunché di arbitrario o di illegittimo nelle prerogative esercitate in campo monetario dalla Banca centrale, perché, contrariamente a quanto preteso dall'attore, l'intera materia e compiutamente disciplinata dal legislatore, in modo tale che nessun aspetto attinente all'attribuzione o all'esercizio della funzione di emissione può dirsi regolamentato da consuetudini interpretative e, men che mai, da consuetudini contra legem.

* * * Alla luce delle suesposte considerazioni, si confida nella reiezione, da parte dell'intestato Tribunale, della domanda proposta dal prof. Auriti, della quale e difficile persino comprendere l'oggetto (art. 163, 3° comma, n. 3, e art. 164, 1° comma, c.p.c.), con condanna dell'attore, non solo alla refusione delle spese di lite, ma altresì al risarcimento dei danni ex art.96 c.p.c., atteso che, anche a considerare con la miglior benevolenza l'azione da questi intentata, riesce difficile non ravvisarvi il carattere della "temerarietà".

* * * Tutto ciò premesso, la Banca d'Italia, come sopra rappresentata e difesa, formula le seguenti CONCLUSIONI "Piaccia all'Ill.mo Tribunale adito, ogni contraria istanza e deduzione reiette, respingere la domanda attorea siccome improponibile e/o inammissibile e, comunque, infondata nel merito. Condannare, in ogni caso, l'attore alla refusione delle spese di lite nonché al risarcimento dei danni causati e causandi ai sensi dell'art.96 c.p.c., nell'importo che riterrà di liquidare in via equitativa". Con ogni più ampia riserva e salvezza anche di richieste istruttorie. Roma, 20 settembre 1994 Vediamo come si risolse la causa. Il tribunale respinse la richiesta di Auriti. Auriti non ritenne opportuno ricorrere ad ulteriori gradi di giudizio, stanti le ricerche che ho fatto. Possiamo quindi affermare che: le banconote, prima dell'emissione, NON sono moneta, ma semplice pezzi di carta senza valore. Solo all'atto dell'emissione diventano moneta ed in quel momento sono poste a passivo nel bilancio per la banca centrale, e dunque sono un credito per chi le riceve. Alla domanda quindi: di chi è la proprietà della moneta all'atto dell'emissione possiamo senza dubbio rispondere: di chi la riceve. Infatti prima la moneta semplicemente non esiste, è solo un pezzo di carta senza valore. Se vogliamo poi indagare su chi trae profitto dall'emissione della moneta, possiamo affermare che è lo Stato, a cui è devoluto tutto il signoraggio. Ma su questo argomento ho già scritto un'altra nota.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Lucio Sanna (---.---.---.6) 22 luglio 2011 08:45
    Lucio Sanna

    In buona sostanza il nostro disinteressato sostenitore del sistema bancario afferma una cosa molto semplice e puerile, che non c’è motivo di dubitare della bontà del vino perché è proprio l’oste a dichiarare che il vino è buono. E se lo dice lui bisogna credergli... cari complottisti...
    Padronissimo Hires di bersi tutte le sciocchezze della Banda d’Italia e dei giudici a libro paga della stessa ma lasci a gli altri la possibilità di dubitare almeno un po della buona fede dei signori banchieri che, secondo me, qualche tornaconto lo avranno pure a volersi assumere questa incombenza di voler fabbricare a tutti i costi il "nostro" denaro, non foss’ altro per applicarci sopra un piccolo "interesse" che noi Popolo ci paghiamo con le tasse imposte da un governo "amico" del sistema bancario "privato" .
    Comunque sia, questa di seguito è la mia versione dei fatti e se il buon Hires volesse cortesemente leggere ed eventualmente confutare gli e ne sarei grato.
    La B.C.E. / Banca d’Italia mette in circolazione le euro/banconote stampate a costo zero “prestandole” agli Stati, in cambio di titoli del tesoro (B.O.T o C.C.T), attenzione: non “accreditando” bensì “addebitando” agli stati sovrani, ovvero cedendo le banconote non al costo tipografico ma al valore nominale (50, 100, 500 euro), gravandole poi degli interessi, al tasso che la stessa Banca Centrale decide in totale autonomia.
    La Banca Centrale Europea, quando “fabbrica” una qualunque banconota, sostiene un costo di soli 0.3 centesimi di euro. La differenza tra il costo di stampa e il valore nominale delle banconote viene comunemente definito “Reddito da Signoraggio”.
    Ad esempio: su un biglietto da 100 la Banca Centrale incamera 100 euro più gli interessi, diciamo del 2,50%, meno il costo di produzione di circa 3 centesimi, perciò il guadagno da Signoraggio per la banca è pari a euro 102.47, che in parte vanno ad incrementare il debito pubblico e in parte vengono incassati come interessi dalla stessa Banca Centrale.
    In effetti, la Banca Centrale Europea quando stampa cartamoneta, non è altro che una normalissima “tipografia” ma si comporta e ne trae benefici come se fosse “proprietaria della moneta” !!!
    E’ bene precisare che dal 15 agosto 1971 con l’abolizione degli “accordi di Bretton Woods” e la fine del “Gold standard”, per le banche centrali non esiste più nessun obbligo di riserva o deposito in oro a garanzia delle banconote emesse. Quindi, di conseguenza, la B.C.E., stampando banconote “senza copertura”, mette in circolazione semplice “cartastraccia” priva di valore, sulla quale però non esita a chiedere illegittimamente interessi alla collettività, che peraltro è anche obbligata ad usarla in maniera forzosa come “valuta dello Stato a corso legale”.

    Gli utili reali però vengono “occultati” attraverso semplici e collaudati artifici contabili.
    In effetti si falsificano i bilanci, iscrivendo nelle poste passive il “valore nominale” delle banconote in circolazione e nell’attivo il controvalore dei titoli di stato avuti in cambio dal Ministero del Tesoro, ottenendo così un finto “pareggio di bilancio” che produce l’occultamento della maggior parte del reddito da Signoraggio.
    La banca per regola dovrebbe iscrivere nelle passività solo il costo di produzione delle banconote in circolazione e non il valore nominale, così facendo si avrebbe, per un biglietto da 100 euro, una passività di 0,3 centesimi e non di 100 euro e nelle attività si registra giustamente il valore “nominale” dei titoli di stato emessi dal Tesoro cioè 100 euro perché questo è l’introito effettivo a fronte dei titoli che la banca realizza (più gli interessi). Ecco dove spariscono gli utili di bilancio. In altri termini, un credito cioè il titolo di stato del valore di 100 euro viene pareggiato con il controvalore nominale della banconota da 100 euro che in realtà è costato alla banca solo 0,3 centesimi perciò: 100 (banconota) meno 100 (titolo di stato) = (falso) pareggio di bilancio. Il calcolo corretto dovrebbe essere invece: 100 (titolo di stato) meno 0,3 cent. (costo banconota) = guadagno 99,70 più interessi.
    Quanto poi alle banconote in circolazione, non si possono considerare un debito per la Banca Centrale, lo sarebbero se la stessa emettesse moneta a fronte di una riserva aurea, ma così non è dal 1971 con l’abolizione degli accordi di Breton Wood infatti da allora tutte le Banche Centrali emettono moneta creandola dal nulla, cioè senza riserva, insomma…cartastraccia.
    Per quanto riguarda l’incongruenza di voler considerare "il circolante" un debito della Banca di emissione bosogna osservare anche che se le banconote in circolazione fossero effettivamente un debito per la Banca non si spiega come faccia la stessa a “prestarle” chiedendo pure il pagamento di un interesse…Si è mai visto che un debitore chieda gli interessi sul proprio “debito” come se fosse un “credito” ?
    Infine, non dimentichiamo che la Banca Centrale di emissione è praticamente sotto il controllo di S.p.A. private. La Banca d’Italia in realtà “non è pubblica” o “dello Stato” come ingenuamente è indotta a credere la gente comune, sopratutto per la generica ma ingannevole definizione di “Istituto di diritto pubblico” contenuta nel suo statuto.
    La banca d’Italia in pratica è e si comporta come una S.p.A. gestita da privati e anche se continua ad apparire a tutti come “la Banca Centrale dello Stato Italiano”, in realtà Bankitalia è “di fatto privata” perché controllata per il 90%, attraverso “le quote”, dalle maggiori banche private italiane e da alcune grandi Assicurazioni come “Le Generali” e solamente il 5% di quote è posseduto dall’INPS come “ente pubblico” (più una parte trascurabile dall’I.N.A.I.L.).
    E questa è solo la parte che riguarda il Signoraggio primario che fa capo alla Banca Centrale di emissione ma vogliamo parlare anche della truffa della "riserva frazionaria" carissimo Hires ?
    O forse è troppo per un "matematico"?

  • Di Hires (---.---.---.25) 23 luglio 2011 18:53
    Hires

    di Hires

    Ti rispondo punto per punto, come mio solito.

    " il nostro disinteressato sostenitore del sistema bancario afferma una cosa molto semplice e puerile, che non c’è motivo di dubitare della bontà del vino perché è proprio l’oste a dichiarare che il vino è buono"
    Non sono un sostenitore del sistema bancario, non ho motivo di esserlo. Solo mi piace che le cose siano spiegate in modo corretto. L’"oste" nel mio caso è lo Stato visto che cito articoli di legge, sentenze di Cassazione e bilanci certificati di enti pubblici.

    " voler fabbricare a tutti i costi il "nostro" denaro, non foss’ altro per applicarci sopra un piccolo "interesse" che noi Popolo ci paghiamo con le tasse imposte da un governo "amico" del sistema bancario "privato" .
    Bankitalia emette moneta, come membro della SEBC, in nome e per conto della BCE, a sua volta organo della Comunità Europea, come già spiegato altrove. Quindi in nome e per conto dello Stato. L’emissione di moneta non crea debito per lo Stato, anzi fornisce allo Stato un reddito, appunto il signoraggio.
    Le tasse servono a pagare i servizi che lo Stato eroga, quali: stipendi ai dipendenti pubblici, sanità, pensioni, giustizia, istruzione etc. O forse Lucio pensava che tutta quella gente lavorasse gratis?

    "La B.C.E. / Banca d’Italia mette in circolazione le euro/banconote stampate a costo zero “prestandole” agli Stati, in cambio di titoli del tesoro (B.O.T o C.C.T), attenzione: non “accreditando” bensì “addebitando” agli stati sovrani,"
    Sbagliato, questa è una castroneria. La BCE non può prestare soldi allo Stato, per legge. Ossia per il trattato di Maastricht che è stato anche riportato nello statuto della BCE .
     Se non mi credi leggi tu stesso lo Statuto della BCE, articolo 21.

    Ovviamente tutto quello che segue nella tua frase è quindi da buttare.

    " La differenza tra il costo di stampa e il valore nominale delle banconote viene comunemente definito “Reddito da Signoraggio”.
    Sbagliato, quella definizione la trovi solo nei siti fogna, che sei solito frequentare. La vera definizione di signoraggio è "reddito derivante dall’emissione della moneta", reddito che attualmente è distribuito agli Stati membri, come ampiamente documentato altrove.


    "In effetti, la Banca Centrale Europea quando stampa cartamoneta, non è altro che una normalissima “tipografia” ma si comporta e ne trae benefici come se fosse “proprietaria della moneta” !!!"
    Questa affermazione è la stessa di Auriti, quindi è errata, con tanto di sentenza di Corte di Cassazione che lo attesta. La proprietà delle moneta è di chi la riceve, sin dal momento dell’emissione.

    "E’ bene precisare che dal 15 agosto 1971 con l’abolizione degli “accordi di Bretton Woods” e la fine del “Gold standard”, per le banche centrali non esiste più nessun obbligo di riserva o deposito in oro a garanzia delle banconote emesse. "
    Ma dato che per le banche centrali la moneta emessa è passività, sono costrette a tenere a riserva i titoli (obbligazioni bancarie di solito) che ne ottengono all’atto dell’emissione. Quindi emettono moneta e ricavano titoli. Se vendono quei titoli, la moneta che viene assorbita cessa la sua funzione di moneta e torna ad essere un pezzo di carta senza valore. Come la sentenza di corte di Cassazione oggetto dell’articolo attesta.


    "Gli utili reali però vengono “occultati” attraverso semplici e collaudati artifici contabili.
    In effetti si falsificano i bilanci, iscrivendo nelle poste passive il “valore nominale” delle banconote in circolazione e nell’attivo il controvalore dei titoli di stato avuti in cambio dal Ministero del Tesoro, ottenendo così un finto “pareggio di bilancio” che produce l’occultamento della maggior parte del reddito da Signoraggio."
    Gli utili reali sono quelli distribuiti agli Stati. Gli utili a cui fai riferimento tu semplicemente non esistono. 

    "Quanto poi alle banconote in circolazione, non si possono considerare un debito per la Banca Centrale, lo sarebbero se la stessa emettesse moneta a fronte di una riserva aurea, ma così non è dal 1971 con l’abolizione degli accordi di Breton Wood infatti da allora tutte le Banche Centrali emettono moneta creandola dal nulla, cioè senza riserva, insomma…cartastraccia."
    Sono passività per la banca centrale. Erano passività per le banche emittenti anche quando le banche private, in alcuni periodi storici, hanno emesso moneta.
    Se ti chiedi perché, è semplice. Stampando moneta non si crea valore, quindi necessariamente ci si deve impegnare a restituire qualcosa in cambio quando la si emette. Nella fattispecie, la banca centrale "restituisce" i titoli che detiene a contropartita.

    "Si è mai visto che un debitore chieda gli interessi sul proprio “debito” come se fosse un “credito” ?"
    Infatti, la banca centrale è l’unica a non pagare interessi per la moneta emessa. E’ un privilegio che ha e che le viene conferito dagli Stati, che incamerano i suoi utili.

    "Infine, non dimentichiamo che la Banca Centrale di emissione è praticamente sotto il controllo di S.p.A. private. La Banca d’Italia in realtà “non è pubblica” o “dello Stato” come ingenuamente è indotta a credere la gente comune, sopratutto per la generica ma ingannevole definizione di “Istituto di diritto pubblico” contenuta nel suo statuto."
    Questa stupidata l’ho già smontata altrove. Bankitalia è un istituto di diritto pubblico, che devolve tutti gli utili derivanti dalle sue funzioni pubbliche allo Stato, ed in cui i partecipanti privati non contano nulla.

    "La banca d’Italia in pratica è e si comporta come una S.p.A. gestita da privati e anche se continua ad apparire a tutti come “la Banca Centrale dello Stato Italiano”, in realtà Bankitalia è “di fatto privata” perché controllata per il 90%, attraverso “le quote”,"
    Come sopra, i privati non hanno alcun potere di controllo o influenza sulle attività pubbliche di bankitalia. Leggi la nota.

    Ritenta con altre idiozie, ma non sarai più fortunato.

    Hires
    • Di giuseppe (---.---.---.114) 17 febbraio 2020 00:58

      Ti rispondo con cognizione di causa, avendo studiato in dettaglio la questione per diversi anni.

      Innanzi tutto hai diverse lacune in economia, immagino tu non sia laureato in economia. Molte delle affermazioni che hai scritto sono aprioristiche, il resto é un puro copia e incolla, senza avere la certezza di ció che hai estrapolato da altri siti.

      Le affermazioni di Lucio Sanna sono corrette.

      Le tasse servono a pagare i servizi che lo Stato eroga, quali: stipendi ai dipendenti pubblici, sanità, pensioni, giustizia, istruzione etc. O forse Lucio pensava che tutta quella gente lavorasse gratis? < FREGNACCIA

      La prima fregnaccia che hai scritto é relativa alla tassazione.

      La tassazione NON alimenta la spesa pubblica, ma é vero il contrario: é la spesa pubblica che alimenta la tassazione. Prima spendi e poi tassi.

      A cosa serve la tassazione? 

      1. ad imporre l’uso della moneta
      2. a redistribuire la ricchezza
      3. in caso di spinte inflattive (iperinflazione) a drenare la moneta in eccesso.

      L’emissione di moneta non crea debito per lo Stato, anzi fornisce allo Stato un reddito, appunto il signoraggio. < altra fregnaccia!


      La moneta emessa é a debito, alla quale c’é da aggiungere l’ulteriore gravame degli interessi, che crescono a causa dell’anatocismo intrinseco.

      Sbagliato, questa è una castroneria. La BCE non può prestare soldi allo Stato, per legge. Ossia per il trattato di Maastricht che è stato anche riportato nello statuto della BCE .
       Se non mi credi leggi tu stesso lo Statuto della BCE, articolo 21. < altra fregnaccia!

      La BCE presta soldi allo Stato. Il sistema prende il nome di "king financial business", ergo il sistema parassitario adottato dalla FED e adottato dalla BCE, succursale della FED. Ti consiglio di studiare, in modo da evitare figuracce.

      Libri consigliati:

      1. Tragedy and Hope di Carrol Quigley
      2. Storia delle Banche Centrali e dell’asservimento del genere umano di Stephen Goodson, ex governatore della South African Bank (un esperto autorevole, non uno spara fregnacce...).

      Sbagliato, quella definizione la trovi solo nei siti fogna, che sei solito frequentare. La vera definizione di signoraggio è "reddito derivante dall’emissione della moneta", reddito che attualmente è distribuito agli Stati membri, come ampiamente documentato altrove. < altra fregnaccia!

      Vedo che sei un campione di fregnacce, ma ovviamente come ho giá spiegato in precedenza, senza una laurea in economia e una profonda conoscenza della GEOPOLITICA, é facile incorrere in figuracce ecclatanti.

      La definizone di Lucio Sanna é corretta, ed é una definizone addirittura antichissima, che deriva dal cosiddetto aggio del signore.

      É la differenza tra il valore facciale assegnato alla moneta e il mero costo tipografico. PUNTO.

      Questa affermazione è la stessa di Auriti, quindi è errata, con tanto di sentenza di Corte di Cassazione che lo attesta. La proprietà delle moneta è di chi la riceve, sin dal momento dell’emissione. < altra fregnaccia!


      Ma dato che per le banche centrali la moneta emessa è passività, sono costrette a tenere a riserva i titoli (obbligazioni bancarie di solito) che ne ottengono all’atto dell’emissione. Quindi emettono moneta e ricavano titoli. Se vendono quei titoli, la moneta che viene assorbita cessa la sua funzione di moneta e torna ad essere un pezzo di carta senza valore. Come la sentenza di corte di Cassazione oggetto dell’articolo attesta. < altra fregnaccia!


      Chi emette la moneta NON puó prestarla, perché prestare é una proprietá del proprietario. Dal 15.08.1971 non c’é piú il vincolo della riserva d’oro, quindi la banca non puó piú dire:"la moneta é mia, perché l’oro é mio".
      La banca ha il solo costo tipografico. Il principio del valore indotto é corretto.

      Ricordati questa definizone e studiala a memoria:
      "la moneta é misura del valore e valore della misura"

      Quindi oltre ad essere un’unitá di misura, essa INCORPORA il valore del bene misurato, per CONVENZIONE SOCIALE.

      Gli utili reali sono quelli distribuiti agli Stati. Gli utili a cui fai riferimento tu semplicemente non esistono.  < altra fregnaccia!

      Devo confessarti che sul web e su twitter leggo spesso fregnacce come le tue. Spero ti faccia piacere che non sei l’unico.

      Gli utili NON sono distribuiti agli Stati.

      la BCE é un FANTASMA GIURIDICO, una spa a scopo di lucro.

      L’unica distribuzione é quella relativa ai fondi, ma semplicemente perché l’italia é un CONTRIBUTORE NETTO.


      Questa stupidata l’ho già smontata altrove. Bankitalia è un istituto di diritto pubblico, che devolve tutti gli utili derivanti dalle sue funzioni pubbliche allo Stato, ed in cui i partecipanti privati non contano nulla.  < altra fregnaccia!

      PUBBLICO NON SIGNIFICA STATALE! 
      Pubblico sta a significare che le partecipazioni sono aperte al pubblico.

      Chi ha in mano queste quote ? vedi link: https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/Partecipanti.pdf

      Tolte le quote di INAIL e INPS, il restante 94,6% é in mano ad altra spa PRIVATE.

      C’é anche una legge, la numero 262 del 2005 che, al titolo IV, capo I, art.19 recita testualmente: 
      "con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23.08.1988, numero 400, é ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalitá di trasferimento, entro tre anni, dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti DIVERSI dallo Satto o da altri enti pubblici".

      Ovviamente sono passati svariati anni da quel 2005, ma nulla é cambiato, a dimostrazione del totale asservimento sia della magistratura sia dei politici, propriamente definiti camerieri dei banchieri da Ezra Pound, sin da tempi dell’incontro di Aldrich, Paul Warburg... a Jekyll Insland.

      Mi fermo qui, evitando di darti ulteriori legnate sui denti.

  • Di Lucio Sanna (---.---.---.107) 24 luglio 2011 11:14
    Lucio Sanna

    Hires, sarà l’intelligenza e il buon senso dei lettori a stabilire chi tra noi dice idiozie e se tu sei o meno un "disinteressato sostenitore del sistema bancario privato".
    Perciò non mi dilungo a controbattere "punto per punto" alle tue contorsioni tautologiche. Ostinatamente ti esibisci nei tuoi patetici equilibrismi verbali nel vano tentativo di convincerci che i banchieri e i politici a loro asserviti sono, buoni, onesti, altruisti e lavorano tutti per il "bene comune" e non invece per arricchirsi spudoratamente alle spalle del popolo. Il fatto è che possono farlo anche grazie allo stato di "ignoranza" e di disinformazione nella quale è volutamente mantenuto il popolo da quelle stesse "istituzioni" e dai "poteri statali e europei" che tu citi di continuo e che, a modo tuo, sostieni con tanto zelo e servilismo.
    Purtroppo ogni volta che ti leggo, qui o nel tuo cesso di sito, mi assale il dubbio se tu sei proprio in totale malafede o se invece sei veramente convinto, intimamente convinto, delle baggianate che scrivi.
    Propendo per la prima ipotesi, infatti non credo una persona dotata di normali facoltà mentali possa perseverare forsennatamente nel tentativo di propinarci la stupida tesi che la Banca d’Italia è ciò che dice di essere sulla base del suo statuto.
    Sono costretto a citare un frase del tuo sodale Paolo Ferro Luzzi: " La risposta alla domanda: cos’è la Banca d’Italia è molto semplice ed apparentemente tautologica: la Banca d’Italia è ciò che è, secondo il suo statuto".
    Come dire che il vino è buono perché così dichiara solennemente l’oste !

    Nessun dubbio Hires?

    Contento tu...e, tanto per capirci, gli interessi sul debito pubblico, in quota pro capite, alla fine sono costretti a pagarli in un modo o nell’altro, anche i servi del sistema come voi, mica solo i complottisti come noi.

  • Di Hires (---.---.---.25) 25 luglio 2011 00:45
    Hires

    "Ostinatamente ti esibisci nei tuoi patetici equilibrismi verbali nel vano tentativo di convincerci che i banchieri e i politici a loro asserviti sono, buoni, onesti, altruisti e lavorano tutti per il "bene comune" e non invece per arricchirsi spudoratamente alle spalle del popolo. "

    Mai detto che i politici o i banchieri siano onesti. Trovami dove l’ho fatto, ti sfido a farlo.
    Quello che tu non capisci è che il problema non sta nel meccanismo di emissione della moneta, ma nella corruzione, nel clientelismo, negli sprechi, nel malgoverno. Come vedi non sono affatto un difensore del sistema.

    "nel tentativo di propinarci la stupida tesi che la Banca d’Italia è ciò che dice di essere sulla base del suo statuto."
    Lo Statuto di bankitalia è un documento approvato tramite un decreto legislativo.
    Se leggi lo Statuto, a pagina 33 dell’appendice c’è scritto:


    Visto il regio decreto 11 giugno 1936, n. 1067, con il quale è stato approvato lo 
    statuto della Banca d’Italia, e successive modificazioni;
    Visto l’art. 10, comma 2, del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 43;
    Visto l’art. 19, comma 9, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, in base al quale 
    lo statuto della Banca d’Italia è adeguato alle disposizioni contenute nei commi da 1 
    a 7 del medesimo articolo, ridefinendo altresì le competenze del Consiglio superiore 
    in modo da attribuire allo stesso anche funzioni di vigilanza e controllo all’interno 
    della Banca d’Italia;
    Visto il parere reso dalla Banca centrale europea il 25 agosto 2006 su richiesta 
    della Banca d’Italia;
    Considerato che l’Assemblea generale straordinaria dei partecipanti al capitale 
    della Banca d’Italia, in data 28 novembre 2006, ha approvato il nuovo testo dello 
    statuto;
    Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 12 
    dicembre 2006;
    Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze;
    Decreta:
    È approvato il nuovo statuto della Banca d’Italia nel testo allegato al presente 
    decreto.
    Lo statuto della Banca d’Italia entra in vigore il giorno successivo a quello della 
    pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
    Il presente decreto, previa registrazione da parte della Corte dei conti, è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
    Dato a Roma, addì 12 dicembre 2006
    NAPOLITANO
    PRODI
    Presidente del Consiglio dei Ministri
    PADOA SCHIOPPA
    Ministro dell’economia e delle finanze
    Registrato alla Corte dei conti il 15 dicembre 2006
    Ministeri istituzionali, Presidenza del Consiglio dei Ministri
    Registro n. 12, foglio n. 369

    Ossia non è un regolamento di condominio. Parliamo delle massime cariche dello Stato che lo approvano, e per me una firma del presidente della Repubblica vale qualcosa in più delle boiate che propinate voi nei siti fogna.

    "tanto per capirci, gli interessi sul debito pubblico, in quota pro capite, alla fine sono costretti a pagarli in un modo o nell’altro, anche i servi del sistema come voi, mica solo i complottisti come noi."
    Con la differenza che voi combattete i mulini a vento, io i problemi reali. 


  • Di (---.---.---.137) 26 luglio 2011 00:36
    "NAPOLITANO, PRODI
    Presidente del Consiglio dei Ministri
    PADOA SCHIOPPA, Ministro dell’economia e delle finanze
    Ossia non è un regolamento di condominio. Parliamo delle massime cariche dello Stato che lo approvano, e per me una firma del presidente della Repubblica vale qualcosa in più delle boiate che propinate voi nei siti fogna.

    "Mai detto che i politici o i banchieri siano onesti. Trovami dove l’ho fatto, ti sfido a farlo."

    Lo hai appena fatto !!!

    A parte i defunti, dei quali va sempre rispettata la memoria chiunque esso sia, per gli altri due consiglierei la detenzione a vita con l’accusa di "alto tradimento" per aver venduto la patria alla "massoneria bancaria" !
    Tu se vuoi continua pure ad osannarli.
    Io con quei brutti ceffi non prenderei nemmeno un caffè al bar dello sport.

    P.S. 
    Hai dimenticato di includere nella lista dei brutti ceffi un certo "CIAMPI", lo hai fatto di proposito o la mente vacilla?

  • Di Hires (---.---.---.25) 26 luglio 2011 07:38
    Hires

    "Lo hai appena fatto !!!"

    Sbagliato, se non l’hai capito, ho solo copiato e incollato pagina 33 dell’appendice dello Statuto di Bankitalia, in cui si evince chi lo approva. Non ho detto che sia gente onesta o che stimo, però sono/erano le massime figure istituzionali dello Stato. Questo vuol dire che il regolamento di bankitalia è deciso dallo Stato.

    Come al solito non hai capito nulla di quanto ho detto.

    Hires

  • Di (---.---.---.105) 26 luglio 2011 21:56
    "Ossia non è un regolamento di condominio. Parliamo delle massime cariche dello Stato che lo approvano, e per me una firma del presidente della Repubblica vale qualcosa in più delle boiate che propinate voi nei siti fogna."

    Questo non l’hai copiaincollato e rivela il tuo servilismo nei confronti di questi ambigui personaggi che tu ritieni "Autorità istituzionali" mentre per me sono soltanto dei volgari doppiogiochisti al servizio del sistema bancario che li ha fatti eleggere e li controlla.

    La differenza tra noi e voi e che noi combattiamo questi mulini a vento e voi li difendete in cambio di un piatto di lenticchie o poco più.

    Vedi Hires, il mio sito fogna me lo sono pagato io con i miei soldi e tu non puoi dire altrettanto del tuo, visto l’uso vergognoso che ne fai.

    • Di Hires (---.---.---.25) 27 luglio 2011 07:14
      Hires

      Dire che il presidente della Repubblica e del senato sono le più alte cariche dello Stato non rivela servilismo. E’ solo la realtà.

      Se dici che sono "doppiogiochisti al servizio del sistema bancario che li ha fatti eleggere" dovresti motivare la tua illazione. E tieni presenti che il sistema bancario non elegge il governo, ma noi.

      " il mio sito fogna me lo sono pagato io con i miei soldi"
      Quindi questo secondo te ti da il diritto di scriverci tutte le boiate che vuoi?
      Io nel mio scrivo solo affermazioni che posso documentare. 

  • Di (---.---.---.86) 28 luglio 2011 00:53

    Una cosa è sicura, nel mio sito non è mai stato censurato nessuno !

    Cosa che invece tu fai sistematicamente nel tuo cesso nei confronti di chi non si allinea alla tua servile filosofia da maggiordomo del sistema.
    Infatti questa discussione nel tuo sito sarebbe stata già censurata da te e dai tuoi compagni di merenda. Prova ne sia il fatto che io stesso quando raramente ci scrivo lo faccio da anonimo per ovvi motivi.
    Qui in questo sito, caro Hires, il giochetto non ti è consentito grazie al fatto che AgoraVox è un spazio corretto e consente un libero confronto a tutti nel rispetto di quelle regole che nel tuo non esistono proprio.
    Per questi motivi lo considero un cesso.
    Nel mio sito (http://sovranidade.org/) qualunque cosa tu voglia scrivere ti sarà consentito e chiunque potrà liberamente controbattere le tue tesi...senza censure. Ma, ti avverto, non parliamo bene delle banche.
    Non è una sfida, è un invito e persino cortese.
    A proposito, giusto per rispondere alla tua richiesta di motivare certe mie illazioni ti consiglio di leggere questo articolo: http://sovranidade.org/?p=1708#more-1708 .

    Capirai cosa penso di alcuni servi del sistema bancario travestiti da politici...doppiogiochisti appunto!

  • Di Hires (---.---.---.25) 28 luglio 2011 07:42
    Hires

    Su SIC non usiamo censurare a meno che chi scrive non posti continuamente link ad altri siti senza esprimere compiutamente alcun concetto (spam) o non insulti o metta in discussione la buona fede di chi gestisce la pagina. 

    Quindi non mi parlare di giochetti, che su SIC non ne facciamo.
    Chiamare qualcuno maggiordomo, schiavo o compagno di merende non è segno di rispetto ad esempio, ma in realtà sono commenti che lasciamo anche passare, censurando ben di peggio.
  • Di (---.---.---.174) 4 marzo 2012 14:09

    Bilanci certificati ..... ah ah ah ...

    ... anche Parmalat, Enron ecc .. avevano bilanci certificati !!
    Ma chi vuoi prendere per i fondelli ?
    • Di (---.---.---.149) 4 marzo 2012 14:27

      Non avevano i revisori dei conti, non avevano un ente terzo che gli certificava i bilanci e soprattutto non erano enti statali come Bankitalia. Bankitalia è un ente pubblico, e controllato dallo Stato. Gli interessi economici quindi non entrano in gioco visto che il reddito da emissione della moneta va interamente allo Stato.

  • Di giuseppe (---.---.---.114) 17 febbraio 2020 01:01

    complimenti per l’analisi: é corretta.

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