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Da Servizio pubblico a servizio privato

 

Nello scontro tra razionalitá e menzogna è la menzogna a risultare vincitrice dicevano gli antichi. Doveva essere una sorta di processo televisivo nei confronti di Berlusconi quello trasmesso giovedí 10 nel programma di Santoro e Travaglio. Il modello che forse avevano in mente era quello che aveva usato alcuni anni fa, Bruno Vespa nei confronti di Di Pietro. In quella occasione Vespa riuscí a smontare relativamente dal piedistallo la figura di DiPietro. Ciò gli fu possibile perché usò le armi della menzogna: mezze insinuazioni che l’interlocutore deve smentire, accuse infondate ma verosimili contro cui difendersi, etc. Cosí che Di Pietro, da fustigatore dei costumi, si ritrovò sul banco degli accusati. Essendo allora il suo prestigio ancora alto, il danno che gli poté arrecare Vespa fu peró limitato.

Una situazione speculare si è presentata nel confronto tra il team di Servizio Pubblico e B. Quelli si illudevano di inchiodare alle sue grandi responsabilitá il B: citazione di occasioni mancate dai suoi governi per rinnovare l’Italia, un elenco di gaffe nei rapporti internazionali, le caratteristiche promafiose del suo personale, la introduzione di rapporti bordellistici nel suo governo. Tutte cose queste non soltanto vere ma dimostrate con documenti alla mano. Il fatto è che B. non usa la razionalitá nella sua strategia di comunicazione, bensí la tecnica della menzogna. Sostenendo cose assurde, inventate, fantasiose, egli costringe l’avversario a ribadire i fatti che cerca di riportare alla ragione l’avversario, scandalizzandosi per l’enormità delle menzogne. A questo punto si invertono i ruoli perché allora é proprio il menzognero a dirigere la partita. È stato penoso vedere Santoro che faceva finta di divertirsi mentre invece stava incassando i colpi di qualcuno piú cinico di lui. È stata la conseguenza di una valutazione superficiale della situazione e una sopravalutazione dei propri mezzi. Già D’Alema, ritenendosi il piú furbo, aveva cercato di addomesticarlo per mezzo della Bicamerale, subendo invece una sconfitta e una beffa.

Per sconfiggere l’avversario prima di tutto bisogna conoscerlo, si dice. Ora, il signor B. è un seduttore. La cui strategia non è quella di convincere gli altri per mezzo di argomenti razionali, ma di trascinare le persone in una specie di danza delle menzogne. Questo vale sia a livello di rapporti con la massa che di rapporti interpersonali. Un amante che cerca di conquistare un partner con ragionamenti sensati e responsabili risulterà solamente noioso. Mentre chi è capace di stuzzicare la fantasia del partner obbligandolo a confrontarsi con visioni irreali, percezioni, microprovocazioni ha piú probabilitá di successo: risulta intrigante. Una vecchia canzone recitava: “La vita è un paradiso di bugie, quelle tue quelle mie, che ci danno una grande ansietà”. Per sconfiggere un seduttore, come nel caso di Berlusconi, bisognerebbe prima di tutto non permettere alle armi della seduzione di svolgersi. Per questo non vale rintuzzare la menzogna, ma bisognerebbe caricarla con il doppio, esagerare verso l’inverosimile. Sí che l’altro si senta scoperto nel suo gioco ed sia costretto a difendersi rivedendo i propri piani. Certo non è morale vincere la menzogna per mezzo di un’altra menzogna. Ma c’è un’altra via?

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