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Cosima Serrano: adesso lo scenario di Avetrana è completo

Secondo il diritto penale italiano un imputato è ritenuto colpevole solo dopo che è stato condannato dalla Corte di Cassazione con una sentenza passata ingiudicato.

Fino a quel momento tutti gli attori del dramma di Avetrana devo essere considerati degli imputati dei capi di imputazione ipotizzati a loro carico dal Pubblico Ministero.

Questa è la realtà oggettiva che nessuno di noi dovrebbe mai perdere di vista, mentre legge le notizia di cronaca.

Non dimentichiamo mai che esiste un percorso nel campo della procedura penale composto da i tre gradi di gravità: indagato, imputato e condannato. Fino all’ultima di queste tra fasi c’è solo un profondo lavoro di indagini ed eventuali processi che non possono e non devono distruggere la vita di una persona a prescindere.

Non dobbiamo dimenticare che la qualifica di indagati è necessaria alla Procura per non ledere il diritto alla difesa della persona interessata e di mettere gli inquirenti nella facoltà di poter procedere a richieste di indagini.

Detto questo, che è l’unica verità fino a questo momento oggettiva e riscontrabile, possiamo parlare di sensazioni, di osservazioni, di opinioni, che nulla devono togliere alla presunta innocenza di Sabrina, Michele e Cosima; almeno fino a quando Cassazione dovesse sentenziare il contrario.

Fa scalpore l’arresto di Cosima.

Il clamore è dato dalla consapevolezza della gravità della situazione che questa stessa sembra tradire. La mamma di Sabrina, al momento dell’arresto indossa il vestito della festa, a sfondo blu con i pois bianchi. I capelli sono pettinati ed ordinati all’indietro da un cerchietto che li tiene con dignità. Sembra quasi preparata ad uscire dall’ombra in cui ha cercato di celarsi agli inquirenti.

Mai vista Cosima Serrano così composta, siamo stati abituati a vederla sciatta che si aggira in casa con il suo abbigliamento nero ed i capelli arruffati, con il mazzo delle chiavi di casa sempre in mano. Si le chiavi di casa, quelle che aprono tutte le porte, tramite le quali si gestisce il controllo della villetta e di tutto quello che la compone.

All’epoca del delitto, abbiamo visto decine di volte quella immagine di Cosima che respinge in marito nel garage, dal quale Michele si accingeva ad uscire per mostrarsi ai media.

Ma lei intuisce la pericolosità del gesto e lo rigetta nel buio di quel locale, dove forse Sara è stata per l’ultima volta prima di morire. 

Cosima conosce bene il marito; è un povero contadino vessato da personalità femminili opprimenti. Solo lui potrebbe risultare l’anello debole di quella catena così forte che esiste tra madre e figlia. Un legame talmente intimo da far ipotizzare, oggi, agli inquirenti una possibile complicità tra Sabrina e Cosima.

Una madre che assiste la figlia mentre uccide la cugina, senza opporsi? Senza reagire istintivamente alla morte di una bambina?

Se così è stato insieme a Sara è scomparsa una parte di noi tutti, quella parte che dovrebbe insegnare ad una figlia la differenza tra il bene ed il male, tra la razionalità e la follia, tra quello che è un gesto estremo e quella che è la fine di ogni cosa.

Sarà un processo lungo e difficile, basato su perizie tecniche di quelle forze dell’ordine che in questo caso hanno fatto un ottimo lavoro di indagine.

Ad oggi possiamo solo augurarci che se non si dovesse arrivare a fare giustizia, si stabilisca almeno la verità.

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