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Cosa è il dualismo?

Il terzo argomento e chiave di riflessione è il "Il dualismo". Presente nella nostra vita in ogni suo aspetto, influisce in modo distruttivo quando si è alla ricerca della verità non solo del mondo, ma e soprattutto di noi stessi. In questa mia riflessione desidero portare un nuovo concetto che sarà difficile da comprendere se ci si limita al simbolismo o ai dogmi. 

Cosa è il dualismo? Il dualismo è una concezione filosofica o teologica soprattutto di ambito occidentale che vede la realtà dominata da due principi opposti ed inconciliabili e che si contrappone al monismo, per il quale esiste un solo principio unificatore. In oriente invece si è sviluppato un diverso atteggiamento, che vede il completarsi vicendevole dei duo elementi nel movimento. La principale differenza quindi è che in oriente si osserva il movimento ed è come guardare nell’insieme, mentre in occidente l’osservazione è specifica e localizzata nella staticità. A ben vedere, entrambe le filosofie hanno ragione e anche il monismo, se si prende in considerazione un solo principio alla volta. Ogni singola aspetto della vita è unico e, allo stesso tempo, parte di un insieme, dove si manifesta in un contesto singolo e allo stesso tempo in un contesto allargato.

Risulta chiaro che il movimento è la chiave di lettura per la comprensione dell’attrazione di due elementi che si oppongono. Ma cosa è il movimento? Sarebbe compito di ognuno comprendere cosa sia il movimento in ogni aspetto umano: dal dire al fare, dal guardare al giudicare, dallo studiare al vivere, dal mangiare al digerire, dal pensare all’espressione, dalla percepire all’ascoltare interiormente, dall’ascoltare al comprendere e così via; ognuno di noi ha le sue esperienze e dovrà trovare i suoi esempi. Tuttavia voglio fornire una mia personale visione.

Per poter comprendere il movimento si deve guardare sempre al contesto in cui le piccole verità si muovono, ad esempio: guardare da vicino i particolari di un quadro, ma anche guardare anche l’insieme da lontano. La scienza moderna pecca gravemente sotto questo aspetto, che deriva dal fatto che sta ancora imparando a guardare il particolare. In un lontano domani, se riuscirà a sopravvivere ai propri errori, l’uomo imparerà a guardare solo l’insieme e successivamente cercherà di guardare a tutti e due gli elementi, traendo una conclusione più completa. È un esercizio complesso che richiede una scuola continua, in pratica, ci vuole tutta la vita. Questo è uno dei motivi per i quali la Medicina Tradizionale Cinese e l’agopuntura non hanno risultati: serve uno sforzo troppo grande per una mente occidentale e, purtroppo - inevitabilmente - sta perdendosi anche in oriente. Ma ritorniamo al movimento, perché è lì che possiamo comprendere meglio il concetto di unione del dualismo. Una unione che non è fusione, come molti vorrebbero, ma è completamento, un o sviluppo del numero due verso il tre. Ora non voglio fare un trattato di numerologia, perché di sicuro c’è chi è meglio preparato di me: è che credo che sia naturale pensare come da due elementi possa nascere un terzo elemento - verrà in mente di sicuro la nascita di un bambino - tuttavia non sempre quest’ultimo potrà essere visibile, ciò dipenderà dal livello e contesto in cui i due elementi si muovono - verranno in mente, ad esempio, i rapporti omosessuali.

La questione della verità personale, quindi della propria libertà, si muove in questo contesto: se ci radichiamo nelle nostre concezioni in modo ferreo, anche se logico e su principi incontestabili, noi bloccheremo il flusso tra questi due elementi. Di fatto, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, una malattia non è altro che la reazione del corpo a due aggressioni. Il corpo è fatto in modo da reagire ad una cosa alla volta. Per esempio, guardate un bambino che cresce: prima si formano gli organi, poi le ossa, poi i muscoli e in un ciclo quasi continuo ripassa nuovamente agli organi, alle ossa, ai muscoli e così via. Anche in caso di infortunio, il corpo risolverà le cose più urgenti prima e poi piano piano tutte le altre. È meravigliosa questa capacità del corpo se lo lasciamo fare e non lo inganniamo chimicamente o psicologicamente.

L’io però crede di sapere di più della natura e del mondo, dimostrando mancanza di rispetto, di valori e di onestà e causando un distacco tra sé e il corpo di cui pure fa parte. Questo distacco potrebbe essere definito una malattia di presunzione ed è un grave problema perché blocca, secondo quanto detto prima, il flusso delle informazioni e delle energie dentro l’uomo. Se non c’è movimento non c’è neppure la possibilità di una sopravvivenza a breve termine. Anche il mondo virtuale, creato dall’uomo, è solo un pensato che è vissuto e resterà, nel tempo, solo lettera morta. Quanto leggete qui, ad esempio, non avrà nessuna utilità se non lo farete vostro e non arricchirà la vostra vita. Non c’è nulla di più potente del contatto diretto con le persone perché si instauri il movimento degli opposti, soprattutto quando sono coinvolti tutti e cinque i sensi e, diciamo pure, anche altro.

A questo punto è da comprendere il senso delle verità parziali sulla base di questo principio: due verità opposte, se in movimento, possono collaborare al loro stesso completamento. Ciò significa apertura non solo mentale, apertura totale di tutto il nostro essere, in modo che chi ci sta di fronte sia messo nella posizione di percepire il nostro intero contesto. Nel vaso di un discorso, i due interlocutori dovranno trasportare la verità dell’altro nel proprio contesto, analizzando secondo il senso che ognuno darà a quanto ascolta ed evitando pregiudizi e fretta. Quindi, trovate o scoperte le intenzioni che si celano dietro quelle verità (cosa possibile solo dietro una profonda conoscenza di se stessi) ciascuno potrà comprendere quali siano i punti di contatto tra i due pensieri. Se questi punti di contatto produrranno un ulteriore punto di riflessione, quindi un movimento, la verità si amplierà da entrambe le parti e genererà nuovi indirizzi e percorsi che le due persone potranno percorrere insieme oppure in modo separato. La potenza di un simile scambio non è minimamente comprensibile se non con l’esperienza diretta e richiama nuovamente il fatto che in questo percorso di vita siamo soli e nessuno può sostenerci o aiutarci in qualche modo e il fatto che siamo tutti collegati e nessuno può fare a meno degli altri, soprattutto di quanti si comportano male, perché essi mostrano senza ombra di dubbio cosa non si deve fare. Tuttavia si deve stare attenti al giudizio, perché non esiste niente di assolutamente giusto o assolutamente sbagliato. Si deve anche stare attenti a non mettersi dalla parte del torto nel voler insegnare agli altri cosa è giusto o meno senza fornire almeno delle spiegazioni, perché ogni azione ha sempre una conseguenza.

Anche questa stessa pagina contiene informazioni frammentarie che andranno ampliate. Quando tenevo i miei corsi ho fornito centinaia di esempi presi dalla mia vita e dalle mie esperienze, che però poco sono serviti quando chi ascoltava non trovava un esempio, un collegamento, con la propria vita e, magari, un aiuto o un esempio da non seguire. Non è un lavoro facile, ci si deve scontrare con quel pittoresco diavoletto di io che ci influenza e ci fa credere di essere la nostra unica identità. Fortunatamente, invece, siamo anche altro e abbiamo il compito di rendercene conto, educando questo io nel modo migliore. La sua educazione inizia oggi, qui e ora, senza altre scuse o altri pensieri, se lo vogliamo.

Spero di aver approfondito cosa per me siano le cinque chiavi e cosa ognuno di noi possa fare nel suo piccolo. In questo senso non importa quale sia l’argomento di una discussione, l’importante che ci si sforzi sempre di basarsi sul principio di trovare una condivisione di ciò che ascoltiamo. Tutto può essere interessante e diventare motivo di scambio, basta trovare il particolare che diverge da ciò a cui siamo abituati. Così avveniva in un lontano passato anche nei dojo orientali e così può essere ogni giorno, se lo vorremo.

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