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 Home page > Tribuna Libera > Corruption! Ovvero la cosa pubblica preda degli sciacalli

Corruption! Ovvero la cosa pubblica preda degli sciacalli

Con le inchieste che sono state aperte l’Italia affronta per l’ennesima volta, forse, il suo più grande problema. In realtà la corruzione non è solo un semplice fatto di mal costume, è qualcosa che impoverisce lo Stato, e indirettamente i cittadini medesimi, creando cattiva distribuzione della ricchezza, circoli viziosi che creano a lungo andare sottosviluppo o sviluppo relativo asservito ad interessi. Per non parlare poi di crimini ad essa connessi, come peculato o evasione fiscale, spesso connessi a delitti e reati di mafia e cattiva amministrazione.

Nel 2006 mi trovavo in Russia per motivi di studio. Un giorno, discutendo uno spiacevole fatto avvenuto ad uno studente giapponese, che si era visto chiedere 500 rubli da un poliziotto per soprassedere ad una sua presunta infrazione, l’insegnante commentò dicendo: “In Russia abbiamo un grosso problema, la corruzione!” poi guardando me, aggiunse: “proprio come da voi! … in Italia!”

Al che mi sentì invadere da un senso di rabbia misto ad orgoglio, proprio come un tifoso che si sente sfottere dai tifosi della squadra avversaria. Non risposi niente, pensando che quella tizia in Italia non c’era mai stata e che dopotutto, parlava solo a vanvera o per sentito dire. Tuttavia pensai (ma i russi non se la prendano) che tale cosa detta da una russa ad un italiano, proprio come in una barzelletta, aveva il senso dell’offesa che il bue fa all’asino, chiamandolo “cornuto”.

Tuttavia, in questi giorni abbiamo e stiamo dando l’impressione di essere davvero uno dei paesi più corrotti dell’occidente, se non del mondo intero.

Tuttavia il nostro grande ed illustre concittadino, Dante Alighieri, aveva visto bene, dato che dai molti gironi dell’inferno fece emergere le voci di corrotti e corruttori, che avevano devastato con la loro cupidigia e sete di guadagno la sua bella Firenze già 700 e più anni fa.

Sembra fin troppo scontato dirlo, ma il quadro è davvero preoccupante.

Il The Economist ha pubblicato un articolo relativo all’ennesima stagione di scandali italiana, affermando che “… corruption in Italy is more prevalent than at any time since the early 1990s”. Se è vero, è catastrofico, ma lo è ancora di più, quando chi è ad affermarlo è proprio uno dei maggiori settimanali politico-economici al mondo.

Una bella pubblicità, non c’è che dire!

La corruzione in Italia non è solo un semplice fatto di mal costume, è soprattutto un fatto che impoverisce lo Stato, e indirettamente i cittadini medesimi. Quando un’azienda di costruzioni, di servizi, o qualsivoglia altro settore, si aggiudica un appalto in modo illegale, non solo priva del lavoro aziende legittimamente predisposte a quel tipo di lavoro, impoverendole, ma crea anche circoli viziosi, dove l’economia gira solo per gruppi ristretti d’imprenditori, ergo, non si crea un’equa distribuzione della ricchezza. In più, come se non bastasse, spesso tale circolo vizioso serve anche a far lievitare i prezzi, a vantaggio delle nostre amate lobbies, a svantaggio dello Stato, ergo, dei cittadini, che con le loro tasse ne rimpinzano le casse, mentre le aziende succitate spesso aprono anche fuori dai confini nazionali delle società offshore per evadere legalmente il fisco.

Doppio danno quindi, … almeno fin qui.

E ancora, essendo questo sistema ben conosciuto da aziende estere, che potrebbero investire anche dei capitali sul territorio - specialmente al sud che ne avrebbe un gran bisogno - non solo evitano di investire al nord, dove troverebbero file di assessori bipartisan corrotti pronti a spolparli, ma, a maggior ragione anche al sud, dove oltre i politici corrotti troverebbero le mafie pronte a chieder loro il pizzo.

Quindi, basta pensarci un attimo e si conviene anche sul fatto che la corruzione - talvolta unita anche alle mafie e alla cattiva amministrazione – provoca anche sottosviluppo.

La magistratura ha appena scoperchiato, per l’ennesima volta, l’ennesimo vaso che molti preferiscono ignorare, dato che in esso confluiscono buona parte delle problematiche del paese, perché la corruzione è un qualcosa di capillare, e per estirparla molti dovrebbero sacrificare “molto”… e quel “molto” dice tutto. Ci vorrebbe una rivoluzione culturale, che mettesse al centro il bene comune, ma questo, ahimé, non può avvenire senza strappi.

Tuttavia possiamo continuare ad ascoltare questa casta politica, lobbistica, dinastica, massonica che si lamenta di essere presa di mira da giudici politicamente guidati, i cui annunci di garanzia colpiscono anche persone di sinistra però, che nella maggioranza dei casi si dimettono, mentre è raro che quelli della destra lascino il potere per farsi indagare; chissà perché!

Altresì, possiamo anche vederli mentre si spolpano l’Italia, trasformandola nella loro azienda di famiglia, impoverendone il popolo, legittimo proprietario della cosa pubblica.

Questo è il mio modesto parere, al quale aggiungo che non desidero essere governato da uno Stato giustizialista, ma che sia giudizioso, questo sì… in ogni caso non voglio essere governato da una banda di mazzettari.

Il mio auspicio è che - mentre l’Italia sarà sempre alle prese con la sua fiera delle vanità di turno - non ci sia un secondo Di Pietro, ma che sorgano decine di “tribuni redivivi” nella magistratura italiana, che facciano letteralmente a pezzi questa casta di ladri e malandrini che si arricchiscono alle spalle del popolo decretando al contempo l’ignominia e il declassamento economico e sociale del paese di fronte a tutto il mondo.

E che questa volta però, non siano solo pochi a pagare, ma tutti, per farla finita una volta per tutte.

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