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Conversazione Storico-Cinematografica con Luigi Magni

Agli amanti del cinema che amano anche leggere, consiglio il bel libricino sulla vita professionale e privata di Luigi Magni, della giornalista free-lance Marina Piccone (che è laureata in Psicologia).

In “Conversazione con Luigi Magni. La vita, il cinema, la politica” (www.effepilibri.it, 2008), si parla anche della nascita del cinema italiano e di uno dei suoi autori più caratteristici e indipendenti. E risulta sempre molto incredibile, a noi, giovani e meno giovani di oggi, vedere come iniziavano le carriere dei registi di quell’epoca (come Fellini). Infatti uno dei primi lavori di Magni era quello del controllore di volo, poi scrisse i caroselli e le sceneggiature dei film (ora fa anche lo scrittore).

Comunque alla domanda di Marina Piccone sul suo amore per il Risorgimento, Magni risponde: “Perché lo reputo il momento più importante della nostra storia e della nostra vita. Noi abbiamo avuto due momenti bellissimi: la Repubblica Romana di Mazzini, Armellini e Saffi, e la Repubblica di Venezia, di Daniele Manin. Se rileggessimo la Costituzione della Repubblica Romana ci accorgeremmo che è modernissima. Quel periodo rappresentò il momento di maggiore speranza. Ma l’Italia mancò il suo principale obiettivo: la nascita e la costituzione del popolo italiano. Da noi è sempre mancata una coscienza di popolo”.

Del suo affiatamento con Manfredi dice: “Nino e io quando lavoravamo a un film avevamo la piacevole consuetudine di cenare insieme a casa sua. Questo ci dava modo di parlare di tutti gli aspetti dell’opera molto prima di cominciare a girare. Eravamo abituati a studiare insieme il copione, lo leggevamo e rileggevamo. Io facevo gli altri personaggi per porgergli le battute e capire quali toni usare. Affrontavamo in anticipo gli eventuali problemi che potevano presentarsi. Quando poi ci trovavamo sul set non avevamo più bisogno di dirci niente”.

E questo è il parere di Magni sull’attuale cinema italiano: “Uno dei principali difetti… è quello di concentrare l’attenzione sul protagonista… invece il cinema è un lavoro corale e tutti sono ugualmente importanti. Quando scrivo una sceneggiatura, cerco di far dire a tutti frasi che abbiano un senso… Per questo metto molta cura nello scegliere e nel seguire anche i comprimari. Un’altra cosa deleteria è che oggi si fa tutto di corsa. Il film non deve essere troppo lungo, si deve consumare in fretta. Non c’è più il gusto di stare lì, seduti, a guardarsi il dipanarsi di una storia… non esiste più l’amore per la cultura. Gli sceneggiati, che erano film veri e propri, sono stati soppiantati dalle fiction, molte delle quali sono imbarazzanti. Ormai, tutti possono fare una regia, non ci sono più regole. E poi i produttori… Un tempo, erano diversi”.

E questo è invece il mio parere su Magni: è uno dei registi che ha saputo esprimere al meglio l’italianità dei film e degli attori (Manfredi, Gassman, Sordi, ecc.) ed è anche quello che ha sviluppato la maggiore sensibilità storica (In nome del papa re del 1977 è il mio film preferito).

Infine riporto gli elementi fondamentali della vita e del cinema di Magni, la libertà e la memoria: perché “la storia non fa parte del nostro patrimonio culturale. Viviamo in un paese dove viene esercitato l’oblio della memoria. Io sono invece convinto, come Marco Aurelio, che “se non sai da dove vieni, non sai dove stai andando e non sai neanche dove sei”. E’ solo il recupero della memoria, il sapere da dove veniamo, chi siamo stati, che ci impedirà di commettere gli stessi errori e che ci permetterà di conquistare l’unico vero potere, quello della conoscenza”.

 

P.S. Ogni minima cosa fatta bene è simbolo di tutte le cose fatte bene (Goethe).

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