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Continua la lotta agli insegnanti di sinistra

Con una leggina si tenta di bloccare il dialogo educativo

Nell’articolo pubblicato lo scorso 22 aprile avevo affrontato il tema relativo alla presenza degli insegnanti di sinistra nella scuola pubblica conseguentemente all’attacco indirizzato da Silvio Berlusconi in uno dei tanti ripetitivi comizi propinati dai telegiornali. A distanza di pochi giorni scopro che un sedicente onorevole del Pdl, tal Fabio Garagnani, ha presentato un disegno di legge che prevede la sospensione per “almeno tre mesi “dei docenti responsabili di effettuare “propaganda politica o ideologica” nella scuola. Si potrebbe obiettare che la proposta legislativa non fa distinzione di colore politico per cui anche un insegnante di destra, dai comportamenti tendenziosi, potrebbe farne le spese. Questo in linea teorica è sicuramente vero: tuttavia l’esimio onorevole si è premurato di sottolineare come la sua proposta legislativa scaturisca dallo strisciante indottrinamento cui i docenti iscritti alla Cgil sottopongono i propri alunni soprattutto in Emilia Romagna. Bisogna comunque ricordare come non siano esenti da mire catechizzanti molti docenti cattolici la cui faziosità molto spesso si estrinseca nella tendenza a porre in contrapposizione gli appartenenti ad organizzazioni diverse quali Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, Focolarini.

In un altro articolo del 2 maggio scorso avevo rimarcato come partiti che si definiscono liberali in buona sostanza sono ben lontani dall’esserlo allorché si analizzano i loro comportamenti e come si assista, pertanto, ad un continuo abuso della parola libertà. Il disegno di legge di cui stiamo parlando è un’ulteriore riprova dello smarrimento dello spirito liberale ridotto ormai ad una “bandiera” da sventolare per meri fini di parte, ma priva di contenuti veramente costruttivi. L’on. Garagnani dovrebbe sapere dell’esistenza della libertà d’insegnamento che ogni docente ha il diritto di esercitare indipendente dalla scuola (pubblica o privata) in cui insegna. Questo non significa che un insegnante ha la libertà di indottrinare i propri alunni, ma che può impostare la propria attività educativa nel modo più consono alla propria sensibilità culturale e agli obiettivi da perseguire. Non penso che se un docente imposta una dotta lezione su Marx debba per forza essere definito un comunista intento a far proseliti tra gli studenti. Se dovesse veramente agire mosso da queste intenzioni il Dirigente Scolastico, debitamente informato, avrebbe tutti gli strumenti per intervenire e richiamarlo all’ordine. Non si può nemmeno pensare di introdurre nella scuola la ”par condicio per cui ad una lezione su Marx bisogna immediatamente farne seguire una compensativa su un filosofo cattolico, per es. Rosmini.

L’on. Garagnani ed i suoi accoliti dovrebbero rendersi conto che la crescita umana, culturale ed intellettuale degli studenti non possono prescindere da un confronto costruttivo delle idee e delle opinioni. Pensare ad una scuola “asettica” significa in buona sostanza non favorire l’educazione dei giovani i quali per maturare abbisognano di un dialogo aperto e, se necessario, anche conflittuale.

Solo chi non è convinto della forza delle proprie idee teme quelle altrui.

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