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 Home page > Tribuna Libera > Condannato il direttore Alessandro Sallusti. Bando alle ipocrisie

Condannato il direttore Alessandro Sallusti. Bando alle ipocrisie

La corte di Cassazione condanna in via definitiva il direttore de "Il Giornale", Alessandro Sallusti a 14 mesi di carcere. Pena sospesa per 30 giorni e già partiti i tentativi di salvaguardia. 

La materia è indubbiamente delicata perché riguarda uno dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione ovverossia quello di poter esprimere liberamente le proprie opinioni. Definizione e limiti di applicazione sono previsti nell'articolo 21 del dettato costituzionale come corollario all'art. 13 sul capitolo più generale della libertà di pensiero. Questa libertà è riconosciuta in tutte le moderne costituzioni e ad essa sono inoltre dedicati due articoli della "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" del 1948. Chi volesse approfondire trova ampia sintesi critica anche su Wikipedia.

Fatta la necessaria premessa, veniamo al fatto. Ieri La V Sezione Penale della Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva il direttore Sallusti a 14 mesi di carcere a seguito di un processo intentato dal giudice tutelare Giuseppe Corcilovo a margine di una tristissima vicenda che ha coinvolto una tredicenne indotta ad abortire. La Corte ha ritenuto che sussistessero i requisiti della grave ingiuria ai danni del magistrato in un articolo apparso su Libero nel 2007 firmato con lo pseudonimo Dreyfus che, come appreso ieri sera da Vittorio Feltri nella puntata di Porta a Porta (e ammesso stamattina dal diretto interessato), celava in realtà il giornalista Renato Farina (nella foto), allora vicedirettore di Libero, radiato dall'Ordine dei Giornalisti a seguito di una condanna, poi revocata della Corte di Cassazione poiché il Farina si era già dimesso, per una vicenda di pubblicazione di notizie false, aggravate da rapporti con i Servizi Segreti italiani. Quindi un personaggio non nuovo a certe imprese .

Tutto il mondo dell'informazione si è sollevato indignato contro questa condanna ritenuta aberrante e non consona ad un paese civile, qualcuno anche sulle pagine del mio blog si è spinto a definire la sentenza di tipo "nordcoreana". Legittime opinioni che non mi sento di condividere e non per una forma di giustizialismo becero oppure per una mia avversione personale nei confronti di Alessandro Sallusti, verso il quale nutro la più profonda disistima.

La mia modesta opinione è che, a prescindere dal fatto che la sentenza è ineccepibile in punta di diritto, anche se la legge appartiene al Codice Rocco di fascistissima memoria, è una sentenza che rende giustizia per l'uso sfrenato, deregolamentato ed in barba ai più elementari principi di democrazia con sanzioni, anche nei casi più gravi, che definire irrisorie è un eufemismo. La diffamazione e la pubblicazione di notizie false è diventata da parte di certi organi di stampa, un metodo di contrapposizione politica, un modo per distruggere l'immagine personale o pubblica delle persone per fini di parte. E' inutile elencare i casi, a parte lo stesso Farina, ricordo il caso del senatore Iannuzzi, reo confesso, oppure quello del direttore di Avveniere Boffo, ma l'elenco sarebbe interminabile, insomma un uso sfrenato dell'"informazione" come arma puntata, bocca da fuoco contro l'avversario di turno per distruggerlo. Soprattutto l'uso politico che se ne è fatto è andato fuori controllo. Di questa, diciamo, "metodologia" si sono avvalsi parecchi organi di stampa e certamente sia Libero che il Giornale non sono stati esenti da questa prassi.

Neanche l'Ordine dei Giornalisti, a mio avviso, ha mostrato la necessaria determinazione di intervento, anche se mi rendo conto che la materia è alquanto suscettibile di interpretazioni spesso discordanti. Prendiamo per esempio il reato di "apologia del fascismo". Ci sono esempi quotidiani di manifestazioni con simbologie e terminologie esplicite inneggianti al fascismo, nonché formazioni, associazioni e movimenti che si ispirano apertamente al regime, reati previsti in sede costituzionale, eppure in tutti i casi di ricorsi e denunce alla magistratura, si è sempre arrivati a derubricare il tutto in "libertà di opinione e di espressione".

E' questa mancanza, questa inadempienza che ha portato a queste logiche conseguenze e l'informazione, i media e la stampa scritta non possono ritenersi un porto franco. Il paese è incivile nel suo insieme, non ci può essere chi paga e chi no.

Fuori da ogni ipocrisia non è accettabile che a fronte di vantaggi certi, sempre molto superiori e quindi convenienti rispetto alle esigue sanzioni pecuniarie comminate, tutti hanno abbozzato, in primis i politici che hanno fatto finta di niente per sessant'anni. Perché a questo punto sorge il sospetto che la cosa facesse comodo a tutti. Un Parlamento civile avrebbe dovuto abrogare l'articolo del Codice Rocco velocemente, ma nel contempo fissare regole imprescindibili in materia di informazione ed invece siamo arrivati alle estreme conseguenze di una condanna al carcere. Una condanna che, giunti a questo punto, ritengo doverosa non solo per la gravità del fatto in se ma anche perché sana il vuoto di un sistema degenerato che ha trasformato un diritto sacrosanto in un'arma fumante contro l'avversario di turno, con la quasi certezza di farla franca o di pagare un dazio irrisorio.

E' una faccenda che deve finire, il diritto a manifestare le proprie opinioni deve essere ricondotto in un ambito di legittimità, in un contesto di regole precise e chi contravviene deve essere sottoposto a pene severissime, seppur nel solo ambito del codice civile, purché assolutamente esemplari e che comportino, in tutti i casi, l'espulsione dall'Ordine professionale con l'interdizione, anche sotto pseudonimo, a continuare la propria attività.

Se ciò fosse avvenuto, ovvero se Renato Farina non avesse potuto continuare come opinionista occulto su un organo di stampa, oggi Sallusti non sarebbe stato condannato. Non si può per decenni tollerare, in nome di un male interpretato diritto di libertà di opinione, tutto il pattume possibile ed immaginabile e poi strepitare come le oche del Campidoglio.

Infine una considerazione a margine, il paradosso di questo paese è che si fanno condoni e amnistie per "svuotare le carceri" quando in realtà esiste un deficit di carcerazione che è una vergogna nazionale e che ci mette sotto schiaffo dell'opinione pubblica internazionale e che, guarda caso, è sempre a vantaggio dei soliti noti.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.23) 27 settembre 2012 14:37

    Critichi chi scrive il falso, ma anche tu commetti la stessa colpa quando scrivi "minorenne indotta ad abortire". La minorenne voleva abortire col consenso della madre ma non volevano rendere nota la cosa al padre, divorziato. Per questo serviva il "nulla osta" del giudice (mancando il consenso esplicito di entrambi i genitori, non che il padre fosse contrario, era solo tenuto all’oscuro del fatto).

    Se correggi l’errore è meglio. Per il resto il commento è condivisibile. Andrebbe aggiunto che nell’articolo incriminato si augurava la pena di morte a varie persone, che nel contesto può essere intesa come chiamata all’azione. Da sempre l’istigazione a delinquere è reato, anche se la si fa a mezzo stampa. C’è chi è finito in galera. Io ai tempi non ero nemmeno nato, ma i vecchi che scalpitano tanto dovrebbero ricordarsi della vicenda Lotta Continua (giornale) vs Calabresi.

    Lampre Dotto, Firenze

  • Di paolo (---.---.---.185) 27 settembre 2012 15:20

    Correggo senza dubbio l’errore che si riferisce all’"indotta" .E’ vero nell’articolo c’era anche l’istigazione però vorrei aspettare di sapere il dispositivo di sentenza ,per sapere se i giudici lo hanno considerato tale .

  • Di paolo (---.---.---.185) 27 settembre 2012 16:26

    Maledetta fretta e soprattutto pessima abitudine di fare più cose contemporaneamente .

    Volevo dire a Dotto ,che ringrazio per l’appunto ,che il termine "indotta " non era in senso coercitivo ,anche se una rilettura attenta può far nascere il dubbio ,altrimenti avrei usato il termine "costretta " .

    Ecco io in un caso di questo genere e non per forma autoassolutoria ,non mi sentirei di considerarlo un falso ,semmai una imprecisione ,un difetto letterale , ma falsa notizia direi proprio di no .
    Una notizia è falsa o tendenziosa quando argomenta nel merito o fabbrica i presupposti per un difetto di interpretazione , per indurre in inganno alterando una verità .Insomma un termine inappropriato o anche infelice non può costituire di per se un falso ,ci vuole qualcosa di più altrimenti sai che festa .

    Gradirei conoscere il tuo parere ,perché l’aspetto è tutt’altro che secondario e capita a fagiolo.

  • Di (---.---.---.187) 27 settembre 2012 16:32

    Il coro unanime in difesa di Sallusti e di una presunta libertà di stampa in realtà è solo di due caste quella dei politici e quella dei loro servi i giornalisti (fatta qualche doverosa eccezzione), In realtà la gente comune, come si è potuto vedere dai commenti che circolano in rete è piuttosto favorevole alla sentenza di condanna.

    Due giorni fa scrivevo in un commento su Agoravox che non credevo al carcere di Sallusti perché in Italia in galera ci vanno solo i poveracci. E così è stato.

  • Di GAETANO EMANUELE (---.---.---.228) 27 settembre 2012 18:01
    GAETANO EMANUELE

    La sentenza Sallusti rappresenta un fatto sconcertante e vergognoso per la liberta del paese…… è ritenuto socialmente pericoloso, solamente per aver espresso un’opinione.

    Da oggi in poi è chiaro che prima di scrivere un articolo d’opinione bisogna mettersi davanti alla foto di Sallusti, così da evitare di essere querelati dal primo magistrato di turno.

    Sicuramente il giudice avrà attuato la legge secondo le norme in vigore, ma non riesco a spiegarmi perché tutti quelli che rubano, stuprano, uccidono o si macchiano dei reati più infamanti sono tranquillamente liberi, senza che nessuno osi toccarli? Dimenticavo per qualcuno questa si chiama LEGGE.

    I giornalisti si mandano in carcere solamente nei regimi dittatoriali…………. VERGOGNA.

    • Di (---.---.---.247) 30 settembre 2012 14:53

      Vedi!? anche tu avresti bisogni di qualche settimana di carcere per imparare a nin dire le bugie.Sallustri/Farina non ha espresso una opinione come dici tu, ma ha scritto una clamorosa bugia e ha incitato all’omicidio, quindi a mio parere se li merita tutti i 14 mesi. e spero proprio che glie li facciano fare fino all’ultimo giorno.

  • Di (---.---.---.249) 27 settembre 2012 19:45

    Dignità >

    Diffamare l’operato di un magistrato nell’esercizio delle sue funzioni è anche un modo di infangare la credibilità dell’intera categoria.
    Questo sembra non essere un reato così grave da meritare la sanzione del carcere.

    Come pena alternativa si potrebbe pensare alla sospensione o alla radiazione.
    Peccato che si siano rivelate del tutto inefficaci.
    Lo dimostra, guarda caso, proprio la confessione “ritardata” del sedicente autore dell’articolo che ha fatto condannare Sallusti.
    Si tratta di un ex giornalista che, benché sospeso e poi radiato dall’albo, ha continuato a scrivere per anni sotto pseudonimo. Il tutto contando sull’omertà di colleghi e sulla “complicità” del responsabile della testata (Sallusti).
    Alla faccia della radiazione inflitta.

    Non solo.
    Diventato nel 2008 Deputato, solo oggi (dopo una sentenza definitiva) trova la “coscienza” e sente la “responsabilità morale e giuridica” di scagionare il condannato rimediando ad un “errore giudiziario conclamato”.
    Alla faccia del ruolo pubblico rivestito.

    Siamo proprio sicuri che la detenzione sia sanzione così astrusa?
    La dignità delle istituzioni conta sempre meno quando si perde il senso di Parola e Merito

  • Di (---.---.---.127) 27 settembre 2012 21:14

    xxx.249 quanto hai ragione; da anni buona parte della stampa altro non è che pubblicità ben prezzolata per fini con con la STAMPA o L’INFORMAZIONE nulla ha a che vedere; stranamente i giudici sono "politicizzati" quando toccano la nostra bandiera, eroi se accusano gli avversari; e la legge?? Quella, troppi giornalisti la dimenticano, non si bada affatto al punto: c’è la legge, il giudice la applica o no??Giornalista ti prego: dai la notizia, cita la legge, poi c’è la tua opinione che in nessun modo può istigare a delinquere. Nel frattempo i magistrati, già semistroncati da una legislazione che non si sa bene dove finisca la fantasia e inizi la malafede e con mezzi inadeguati, devono anche stare zitti per rispetto all’ISTITUZIONE.

    Intanto i cittadini votano gente che si fa gli affari suoi anche tramite le leggi, poi si lamentano che si dovrebbe questo...... e quello.......leggi incoerenti con le precedenti, sempre valide, e consentono ad ottimi avvocati di delinquenti ricchi di procrastinare il processo.......e ci lamentiamo.

    Caro Gaetano Emanuele, non se se Lei sbaglia o lo fa apposta: NON di opinione si tratta, ma di diffamazione. Se non conosce il potere della Stampa si informi. Paradossalmente oggi, in Italia, è un bene che la diffamazione a mezzo stampa venga punita anche così.

  • Di (---.---.---.228) 28 settembre 2012 09:11

    In un paese normale, le persone anormali non finirebbero a dirigere un giornale. Comunicati fondamentalisti non sono articoli e l’ordine dei giornalisti, che non approvo, giustificherebbe la sua presenza solo impedendo a individui abominevoli di titolarsi del titolo professionale di giornalisti, che in Italia viene fornito nel 90 per cento dei casi su basi serviliste e schiaviste.

    In una paese normale Sallusti non sarebbe finito in un carcere a spese della collettività, ma finirebbe in mezzo alla strada ad arrangiarsi e dovrebbe cambiare lavoro, perchè gli sarebbe impedito in ogni modo, formale e informale, la continuazione della professione giornalistica. 

  • Di Vindice (---.---.---.225) 28 settembre 2012 23:35

    L’unica voce fuori da un coro stonato è stata quella di Vittorio Feltri che sul caso Sallusti "assolve" i giudici e condanna invece la politica(tutta),unica responsabile della pesante sanzione inflitta al direttore del"Giornale".Ed è così,perchè i giudici sono chiamati ad applicare la legge e fino a quando una norma penale è nel codice di rito,chiunque la violi ne paga le conseguenze.Non sono bastati sessant’anni di storia parlamentare per cancellare la pena detentiva prevista per il reato di diffamazione a mezzo stampa,ed ora il solito coro di politicanti pretende di prendersela con i giudici. E’un assurdo logico,per non dire che è marchiana malafede.Quanto invece ai fatti,e quindi al merito della vicenda,è ridicolo parlare d’altro,per non dire che un conto è esprimere il proprio pensiero,altra cosa è diffamare qualcuno,ed è questo il reato addebitato a Sallusti. Ma Sallusti non ha commesso alcun reato,ha però consentito la pubblicazione di un articolo palesemente diffamatorio e per giunta fondato su una notizia falsa.A fare chiarezza ha dovuto pensarci Feltri che ha pubblicamente rivelato nome e cognome del vero autore del "pezzo"incriminato.E allora costui,che non è un giornalista,anzi non lo è più,è uscito dall’ombra e si è dichiarato moralmente e giuridicamente responsabile.Lo ha fatto dal suo seggio di Montecitorio,perchè il personaggio in questione,decaduto dalla professione di giornalista,è divenuto il deputato Renato Farina.Sallusti non doveva consentire la pubblicazione di un articolo,non solo diffamatorio,ma per giunta scritto da un estraneo alla cayegoria dei giornalisti.Ergo,la responsabilità penale di Sallusti è piena,ed è perciò improprio,oltre che ridicolo,qualunque altro arzigogolo. Piuttosto ci si affretti a modificare l’art.595 del C.P.,perchè il caso Sallusti non è isolato, ed altri se ne possono verificare.Vuol dire che chi continuerà a ritenere che l’ingiuria grave è un reato di opinione,non andrà in galera,ma ne risponderà con la propria tasca. Va detto però che depenalizzare una norma sicuramente eccessiva non può portare alla aberrazione che basta pagare per poter dire o scrivere ciò che si vuole,contro chiunque.E’ giusto che un giornale appoggi la parte politica nella quale si riconosce,altra cosa è infangare chi la pensa diversamente,fino a commettere gravi reati. Il giornalista ha da difendre la deontologia professionale e quindi non può comportarsi come certi politici che fanno di tutto per rendersi indegni del ruolo istituzionale che ricoprono. Ciò che però mortifica il buon senso,prima ancora che lo Stato di diritto è che per i politici il codice penale è come se non esistesse. Il politico può vilipendere il Capo dello Stato,può attaccare le istituzioni,può ingiuriare un giudice,ed ha solo espresso un’opinione oppure ogni sua esternazione è considerata normale dialettica politica. E seppure dalle parole si passa a fatti penalmente rilevanti,c’è l’immunità parlamentare,si scrivono certe leggi che manipolano abilmente le norme penali,e in definitiva è il tempo che si incarica di amministrare la giustizia. I giornalisti siano fieri di non avere questi vergognosi privilegi ed usino la penna per raccontare ciò che accade nella società,non per scrivere che un giudice meriterebbe il patibolo. La politica è finita male,il Paese è messo peggio.
    Salviamo almeno qualcosa.

    • Di (---.---.---.237) 29 settembre 2012 16:32

      Caro amico, la cosiddetta "voce fuori dal coro" è quella che per prima andrebbe messa a tacere, se in Italia ci fosse anche solo parvenza di legalità e giustizia. Fu Feltri, difatti, che quando ancora era direttore di Liberò, avallò le falsità per le quali Renati Farina è stato condannato e anche radiato dall’Albo (a proposito, la radiazione è stata poi annullata dalla Cassazione perché deliberata quando il Farina si era già dimesso dall’Ordine; altra vergogna che si somma a tutte le altre, tipica furbata all’italiana. In tal modo, Farina risulta essere solo condannato per favoreggiamento - caso Abur Omar - ed ora anche per falso in atto pubblico - caso Lele Mora -, ma non è un radiato dall’Ordine, quindi potrebbe liberamente reiscriversi! E forse lo ha già richiesto).
      E fu sempre Feltri che concesse al Farina di continuare a scrivere sul suo giornale sotto pseudonimo,
      motivando la sua decisione con la stomachevole affermazione che "Farina continuerà a scrivere per noi in base alla Costituzione che consente fino ad ora la libera espressione del pensiero". Sallusti, suo degno sodale, non ha fatto altro che continuare l’opera del suo ex capo, con solo meno successo sia per via del suo indubbio minore appeal come essere umano, sia per via del minore grado di intelligenza e furbizia.

  • Di (---.---.---.236) 30 settembre 2012 19:50

    Ma che paese è questo! dove una persona espulsa dall’ordine dei giornalisti in quanto spia della CIA va a fare il parlamentare e un’altra spia della Cia, reo confesso, ha fatto il ministro addirittura.

     

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