• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Come annientare il sovranismo in Europa

Come annientare il sovranismo in Europa

Nel febbraio del 1992 venne firmato il Trattato di Maastricht per istituire la moneta unica europea. Quel Trattato fu il punto di equilibrio tra l’aspirazione dei tedeschi alla loro riunificazione politica e le paure dei francesi verso la rinascente potenza germanica.

 La moneta unica fu voluta principalmente dalla Francia, e dal suo presidente Francois Mitterrand, per legare indissolubilmente i destini della Germania a quelli del resto d’Europa e per contenerne la forza riacquisita dopo la riunificazione avvenuta il 3 ottobre 1990. L’Italia condivise il calcolo mitterrandiano. L’allora presidente del Consiglio italiano, Giulio Andreotti, e l’allora ministro degli Esteri, Gianni De Michelis, si spesero non poco per far accettare al cancelliere tedesco Helmut Kohl il disegno geopolitico concepito a Parigi.

La firma del Trattato di Maastricht, cui sono seguite, 10 anni dopo, la sparizione delle valute nazionali e l’adozione dell’Euro, è stato il passo più grande fatto sulla strada dell’unificazione politica dell’Europa.

I sopracitati statisti europei diedero un’ineguagliata prova di lungimiranza e di realismo politico nel concepire e nell’attuare una svolta storica.

Quella svolta fu, come tutti i compromessi, condizionata dalla sua parzialità e dai vincoli imposti dalla Germania.

La svolta fu parziale, perché s’istituì solo l’Unione monetaria, rimandando ad un momento successivo la creazione dell’Unione fiscale.

I vincoli imposti dai diffidenti tedeschi, d’altro canto, furono particolarmente rigorosi e portarono alla codifica giuridica di due indimostrati dogmi macroeconomici: il pareggio di bilancio e il divieto per la Banca Centrale Europea di perseguire una politica monetaria espansiva.

Il primo dogma è stato solo parzialmente rispettato, perché molti Stati dell’Eurozona hanno continuato a fare deficit entro (e anche oltre) il limite massimo del 3% del PIL, senza raggiungere l’obiettivo formalmente enunciato del pareggio di bilancio.

Il secondo dogma è stato intelligentemente eluso dall’ex presidente della BCE, Mario Draghi, che è riuscito ad immettere liquidità (= ha acquistato titoli di Stato emettendo moneta) grazie alla bassa inflazione indotta dallo sviluppo dell’economia digitale. Draghi, infatti, ha immesso liquidità nel sistema economico per tentare formalmente di raggiungere l’originario e più alto tasso d’inflazione del 2%, ma mirando in realtà a stimolare la crescita dell’economia europea, a mozzare gli artigli degli speculatori eurofobi e a rendere sostenibili i debiti pubblici degli Stati dell’Europa meridionale.

Questo equilibrio precario su cui si regge la moneta unica europea non può durare a lungo e va stabilizzato migliorando le regole di governo dell’Unione monetaria.

Il pareggio di bilancio è una regola senza senso. La regola economica di buon senso è il pareggio di bilancio al netto delle spese per investimenti. L’indebitamento pubblico a sostegno degli investimenti, non soltanto infrastrutturali, è una indiscutibile e plurisecolare leva di crescita e di sviluppo, della quale è assurdo privarsi.

Le opinioni possono solo divergere sui termini di attivazione di questa importante leva. Si può infatti pensare di attivarla:

  1. dopo aver mutualizzato i debiti pubblici dei singoli Stati membri dell’Unione monetaria;

  2. attraverso i debiti pubblici nazionali (come avviene ora);

  3. con l’emissione di un debito federale esclusivamente finalizzato a finanziare gli investimenti.

Eccessiva e irrealistica è l’idea di mutualizzare i debiti pubblici nazionali. I tedeschi non si accolleranno mai i debiti dei greci, come gli olandesi non avranno alcuna voglia di accollarsi, anche solo in parte, il debito pubblico italiano. Non è quindi opportuno soffermarsi più di tanto sull’ipotesi 1.

I debiti pubblici nazionali, soprattutto quelli degli Stati dell’Europa meridionale, sono più costosi dell’eventuale debito federale. Inoltre, non tutti gli Stati dell’Unione s’indebitano per finanziare investimenti. La Germania, per esempio, beneficia dei programmi di acquisto dei titoli tedeschi da parte della BCE senza stimolare la spesa per gli investimenti e la domanda pubblica, perché è ossessionata dal perseguimento del pareggio di bilancio. La leva del debito pubblico nazionale per stimolare la crescita, pertanto, risulta essere una soluzione in parte più costosa ed in parte inefficace.

Più efficace è la prospettiva di emettere debito a livello federale solo per finanziare le spese d’investimento. L’emissione del debito federale dovrebbe, d’altro canto, essere bilanciata dal divieto per gli Stati nazionali d’indebitarsi ulteriormente. La regola aurea del pareggio di bilancio al netto delle spese d’investimento verrebbe applicata con l’obbligo del pareggio a livello nazionale e con l’indebitamento a livello federale per finanziare esclusivamente la realizzazione degli investimenti.

Consideriamo anche che l’ultima delibera sottoposta da Mario Draghi all’approvazione del comitato direttivo della BCE obbliga quest’ultima all’acquisto annuale e a tempo indeterminato di quote dei debiti pubblici nazionali pari al 2% del PIL dell’Eurozona. Basterebbe quindi trasformare l’attuale acquisto di quote dei debiti pubblici nazionali in acquisto di titoli del futuro debito europeo per rendere molto più efficace la politica monetaria espansiva intrapresa dall’ex presidente Draghi.

L’indebitamento federale pari al 2% del PIL, coperto dall’acquisto dei titoli di debito europei (i cosiddetti eurobond) da parte della BCE, si andrebbe ad aggiungere alle risorse del bilancio comunitario, pari all’1% del PIL europeo. E potrebbe essere affiancato dalle risorse reperite con l’auspicabile tassazione, a livello federale, delle transazioni finanziarie, delle transazioni digitali e delle emissioni di anidride carbonica.

Con i semplici correttivi indicati in questo breve articolo, il bilancio federale può passare dall’1% al 4% del Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona e diventare una potente leva di finanziamento degli investimenti e dello sviluppo.

Basta poco per tornare a rendere conveniente per tutti l’integrazione europea e liberarla dai meschini egoismi del gioco a somma zero imposto da Angela Merkel!

Forse non è nemmeno necessario fare proposte ragionevoli e argomentate come quella appena illustrata, ma è sufficiente liberarsi di chi, da Berlino, è alla guida, da 14 anni, del primo governo sovranista europeo e ha fatto di tutto per disintegrare l’Europa!

Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità