• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Ambiente > Colleferro: quando termovalorizzare è sinonimo di incenerire

Colleferro: quando termovalorizzare è sinonimo di incenerire

Dopo gli arresti, tra funzionari, dirigenti e tecnici del termovalorizzatore di Colleferro dei giorni scorsi, aumentano le preoccupazioni in Campania, ed in particolare ad Acerra, circa il corretto funzionamento degli impianti che, secondo il governo, dovrebbero porre fine all’emergenza rifiuti.


L’inchiesta, partita grazie alla coraggiosa denuncia di un operaio dell’impianto il quale non ha taciuto in merito al risultato delle analisi del materiale da ’termovalorizzare’ spacciato per cdr (combustibile da rifiuti), può essere fatta risalire al mese di giugno del 2008.

In tale data la Procura della Repubblica di Velletri ha spiccato quattro avvisi di garanzia nei confronti del direttore degli impianti di Gaia ( il consorzio che gestisce l’impianto), Paolo Meaglia, della responsabile tecnica della linea cdr Stefania Brida, del vicedirettore generale Marino Galuppo e del direttore generale Franco Perasso.

Le ipotesi di reato spaziano dallo smaltimento illecito nel termovalorizzatore, al traffico illecito dei rifiuti e alla violazione dei limiti di emissione.

I comuni ancora serviti dal consorzio Gaia sono 18, rispetto ai 45 di alcuni mesi addietro; Il comune di Colleferro oltre ad essere tra i soci fondatori è anche quello con la più alta quota di partecipazione.

La cosa curiosa è che tale impianto è stato ritenuto estremamente efficiente e sicuro, al punto da essere preso ad esempio come modello di innovazione tecnologica, e capace di realizzare il ciclo completo dei rifiuti al fine di contribuire alla difesa ambientale, riuscendo a produrre energia da fonti rinnovabili.

Ciò gli è valso un riconoscimento nel sito internet Buoniesempi.it, e gli è stata dedicata un’intera trasmissione su Rai3, Ambiente italia.

A gestire l’impianto è il consorzio Gaia SpA, nato nel 1997, che si occupa della gestione dei rifiuti solidi urbani e degli interventi ambientali dei comuni consorziati nella provincia di Roma e di Frosinone.

Le società Mobilservice s.r.l. ed E.p. sistemi SpA sono società controllate del gruppo Gaia, proprietarie degli impianti di Colleferro.

Nella scheda tecnica di queste società si pone l’accento sulla loro capacità di produrre energia elettrica da vendere ad Enel al fine di sostenere il bilancio del consorzio.

E’ la stessa Gaia SpA però ad evidenziare come punti di criticità il coordinamento con altri enti pubblici e la disponibilità di risorse economiche-finanziarie, per cui si è fatto ricorso all’indebitamento.

Il 24 settembre 2007 la libera associazione onlus, il Grillo Parlante, inoltra alle autorità competenti una Richiesta di giudizio di compatibilità ambientale con la quale si segnala una ’completa mancanza di un modello di propagazione e ricaduta degli inquinanti su Colleferro che tenga conto della reale situazione geomorfologica e meteoclimatica della zona della Valle del Sacco, nonchè la presenza di altre sorgenti inquinanti limitrofe’.


Sempre la stessa associazione ricorda, sin dal 2007 ai progettisti, che i termovalorizzatori sono stati autorizzati per lo smaltimento del solo cdr, chiede la sospensione del giudizio di compatibilità ambientale ed una più attenta valutazione della situazione dell’inquinamento sulla città di Colleferro e dei paesi limitrofi.

In effetti, da quando l’impianto è entrato in funzione, le proteste dei cittadini della zona non sono mancate, vista la fuliggine che si ritrovavano ogni giorno sui davanzali delle loro finestre: senza poi contare quella che inalavano.

Il 30 gennaio 2008 il comune di Colleferro approva con una delibera il Regolamento dell’Osservatorio Ambientale, attraverso il quale si impegna ad effettuare il monitoraggio delle matrici ambientali ed un controllo continuo sul funzionamento degli impianti industriali e produttivi, garantendo un costante flusso di informazioni verso la città in merito alla ricaduta sul suolo delle sostanze inquinanti e alle emissioni in atmosfera.

I membri permanenti dell’osservatorio sono il sindaco di Colleferro, o un suo delegato, nonchè tecnici dell’Azienda Sanitaria Locale, specialisti in epidemiologia, esperti in ematologia e tre associazioni ambientali locali.

La delibera prevede altresì un gettone di presenza di 200 euro a seduta ( da tenere almeno una volta al mese) per tutti i tecnici, ad eccezione delle associazioni ambientaliste.

E’ infine del mese di luglio 2007 la notizia, diffusa dal coordinamento Valle del Sacco della Sinistra Democratica, che la società Gaia SpA sarebbe potuta essere commissionata in seguito al rifiuto da parte del Ministero del Tesoro di stralciare parte dei 170 milioni di euro di debito che la stessa aveva nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti. 

Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Guido Bertolaso, ha nei giorni scorsi rassicurato tutti affermando che ’il termovalorizzatore di Acerra funzionerà bene ..., a sorvegliare l’impianto c’è un nucleo del Battaglione San Marco’.
 
Quello di Colleferro non era un termovalorizzatore ma un vero e proprio inceneritore: veniva bruciato di tutto, dalle materie plastiche ai residui industriali tossici, dai copertoni di auto e camion alle carcasse di animali.

Il sistema messo su da dirigenti senza scrupoli aveva il solo scopo di produrre margini di profitto a scapito della salute della pubblica: il silenzio, l’omertà e la collusione delle istituzioni che avrebbero dovuto controllare faceva il resto.

Inoltre nei comuni laziali serviti dal consorzio Gaia era impossibile mettere in piedi un ciclo completo dei rifiuti che permettesse al termovalorizzatore di funzionare correttamente, data la completa assenza di raccolta differenziata: le ecoballe provenivano dal centro Italia, aumentando così i costi di gestione del consorzio dovuti al trasporto. 

Gli operai che denunciavano le irregolarità venivano esclusi dal ciclo produttivo, venivano licenziati o venivano fatti oggetto di pressioni intimidatorie.

La conclusione di questa storia è che Bertolaso ed il governo dovrebbero mandare l’esercito non a contrastare le proteste della popolazione civile, preoccupata per la propria salute e per l’ambiente in cui vive e lavora, ma all’interno degli impianti a controllare l’operato di amministratori, tecnici, funzionari e dirigenti.

Commenti all'articolo

  • Di francesco (---.---.---.157) 12 marzo 2009 20:16

      ... mi piace l’articolo ma fai un po di confusione ..."termovalorrizzare" è uguale ad incenerire ... ti ricordo inoltre che una raccolta differenziata porta a porta spinta ridurrebbe i rifiuti al punto tale da rendere questi dannati "termovalorizzatori" inutili!!! un "termovalorizzatore" consuma molta piu energia di quella che produce

    dai un’occhiata qui: www.stefanomontanari.net/images/pdf/rifiuti_e_inceneritori.pdf
     i bilanci delle società che gestiscono questi mostri sono garantiti dai famosi cip6 (cioe il 7% della nostra bolletta ENEL) altrimenti fallirebbero al primo mese di attività. ridurre e riciclare condannerebbe questi folli impreditori (con soldi pubblici) a cercarsi un lavoro! serio!
    I TERMOVALORIZZATORI (ANCHE QUELLI BUONI -come dice bertolaso-) NON SERVONO...VEDI CENTRO RICICLO VEDELAGO www.centroriciclo.com/
    saluti
     
     
  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.210) 12 marzo 2009 21:15

    Solo un appunto.
    Qual’è la differenza tra inceneritore e ’termovalorizzatore’?
    Del primo ne sono a conoscenza, del secondo un pò meno: non ho trovato traccia di quella definizione in alcun dizionario. Eppure non sei il solo a farne uso.
    A forza di ripeterlo è stato tranquillamente assimilato come sinonimo di un impianto in grado di ’valorizzare’ qualcosa: sì, le tasche di tutti i soggetti che ruotano attorno alla vita di quel genere di mostruosità (clienti/fornitori/malavita/banche/politica).

    Il recupero energetico (e la conseguente vendita di energia) è scarso, per alzarlo un pò occorre PLASTICA e CARTA, ma questo a chi è in attività con gli inceneritori non interessa un granchè. A sostenere i bilanci ci pensano gli aiuti di Stato a tale attività (i CIP6, contributi prelevati in bolletta da decine di anni agli italiani, circa 55 miliardi di euro) che sono poi il fine ultimo dei baroni di questi impianti. Un pratica fuori da ogni norma europea ed anzi in sua piena violazione, tanto che la stessa UE ne ha emanato una rettifica per ribadire che incenerire rifiuti o lavorare carbone e petrolio non possono e non devono ricadere in questi aiuti di Stato. Siamo di fronte ad una truffa, ripeto, bandita dall’Unione Europea, messa in opera da politica e gruppi industriali, bancari ed anche di malaffare: i soldi li stiamo mettendo noi, ogni due mesi pagando le nostre bollette e questo succede dal lontano 1992, senza che alcun Governo abbia preso provvedimenti correttivi, anzi facendo l’esatto opposto (decreti e leggi di proroga e/o mantenimento oramai non si contano più).

    Le cosiddette ’ecoballe’ sono denaro sonante per chi le produce, le acquista, le vende... le utilizza come garanzie per concedere prestiti e finanziamenti: spaventose catene di miliardi di euro ’valorizzati’ da una catena perversa di gestione dei materiali post consumo.

    L’altro ’valore aggiunto’ che forniscono è di far sparire agli occhi la spazzatura che non si sognano di far diminuire (basterebbero politiche semplicemente ’un pò più accorte’, mica la luna): sappiamo tutti che la materia NON SI DISTRUGGE, in nessun caso. Ma si trasforma in qualcosa d’altro. Incenerire trasforma materia più o meno inerte (se un oggetto lo utilizzo per 10 anni anzichè pochi mesi, non sarà danno per nessuno in quel periodo e non se ne produrranno di ulteriori) in altra materia estremamente pericolosa. Le ceneri che rimangono, quelle visibili, vengono stoccate (non smaltite perchè non è possibile) in speciali discariche, con la targa "rifiuti pericolosi". Poche settimane fa in Italia, il Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, ha dato il via libera all’utilizzo di queste ceneri per farne uso in opere stradali, viene ora mescolata all’asfalto: la cosa meno ’stabile’ e meno soggetta ad usura e polverizzazione che esista! Sono di nuovo riusciti a ’valorizzare’ la loro materia prima, i nostri soldi.
    Dopo la criminalità organizzata e l’edilizia, incenerire in Italia è il terzo business... di pochi!

    I vincoli stringenti in tutto il mondo occidentale sono quelli della Riduzione, Raccolta e Recupero, in questo paese si investe in tutt’altro. Si investe in pratiche atte ad aumentare un ’rifiuto’ poco differenziato ma con un grande valore economico. E pensare che potrebbe averne uno infinitamente maggiore semplicemente recuperandolo per farne altra materia prima (basta chiederlo ai cittadini di Sidney o, per non andar lontano, a quelli di Vedelago, nel trevigiano).

    Bene, tutto questo ha altri costi, ben più alti. Ma di nuovo, chi lucra su queste pratiche non si sogna di accollarseli perchè non è costretto a farlo; da leggi e provvedimenti, regole, che hanno concertato con i conniventi politici, molti dei quali con forti interessi economici in questi progetti.
    La salute di migliaia di cittadini che genera, oltre all’indicente sofferenza, costi sanitari mostruosi che di nuovo sono a carico dello Stato, di quegli stessi cittadini che si vedono distruggere l’ambiente e la vita sotto il naso.
    Già dal 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (quindi non dei folli ’ambientalisti’) ci ha messo in guardia dagli enormi costi sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico, in particolare da polveri ultrafini, quelle che in molti paesi, Italia compresa, non sono nemmeno considerate dalle normative, come se non esistessero. Stimanva cifre attorno ai 160 miliardi di euro l’anno nella sola UE, nel 2007.

    Il mio invito, quindi, è quello di non cadere nelle trappole -in questo caso linguistiche- che una gigantesca macchina operante all’assalto di denaro e salute pubblici, ci prepara quotidianamente su ogni fronte.

    Poi, se proprio si vuole insistere su questa inesistente parole, io posso attribuirle questo concetto.

    • Di aug (---.---.---.114) 16 marzo 2009 12:19

      Il guaio più grande dell’Italia è che coloro i quali sono stati eletti nelle amministrazioni pubbliche vogliono a tutti i costi occuparsi delle gestioni di altri enti satellite, avendo come primo requisito l’incapacità manageriale. quindi a mio parere la politica , (ma sopratutto i politici) debbono restare fuori dalle amministrazioni pubbliche. chi non ha esperienze manageriali ma solo quelle di contatto con gli elettori(ben poca cosa) non è in grado di gestire alcunché. Se proprio i politici vogliono occuparsi delle cose pubbliche lo facciano gratuitamente. E’ vergognoso che una persona prenda tanti stipendi quante sono le cariche che riveste. è altrettanto vergognosi che si facciano le assunzioni senza seguire le normali procedure concorsuali.E’ comunque auspicabile che a gestire grandi impianti e grandi Enti siano i tecnici e gli esperti nel settore, tenendo fuori la legge dei partiti che governa la nostra nazione.

  • Di Gianluca Bracca (---.---.---.210) 12 marzo 2009 21:24

    Dimenticavo un particolare.
    Ad oggi l’unica formazione politica ad aver messo al bando l’incenerimento è Per il Bene Comune, a cui sono soddisfatto di aver aderito.
    Questo è l’ultimo documento approvato dall’assemblea nazionale:
    Documento programmatico sull’ambiente: verso "Rifiuti Zero".

    Non è un caso che sia costantemente boicottata dai media dei magnati dell’informazione (gli stessi che in varigati modi ruotano attorno all’affaire monnezza).

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares