• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Citizen Journalism - L’informazione prima di tutto

Citizen Journalism - L’informazione prima di tutto

Il giornalismo partecipativo sta diventando in tutto il mondo la nuova frontiera, la sfida, dei nuovi . Giornalismo fatto dal “basso”, dai territori, verificato e integrato dagli stessi lettori che diventano parte dell’ e non solo soggetti passivi. È un nuovo modo di fare la notizia, di renderla pubblica, di diffonderla e di verificare che non vi siano manipolazioni dell’. Il , pur essendo figlio del mondo dei blogger, è altro. È un modus collettivo di produrre notizie e fruire dell’. E fa paura.

Il giornalismo partecipativo sta diventando in tutto il mondo la nuova frontiera, la sfida, dei nuovi . Giornalismo fatto dal “basso”, dai territori, verificato e integrato dagli stessi lettori che diventano parte dell’ e non solo soggetti passivi. È un nuovo modo di fare la notizia, di renderla pubblica, di diffonderla e di verificare che non vi siano manipolazioni dell’. Il , pur essendo figlio del mondo dei blogger, è altro. È un modus collettivo di produrre notizie e fruire dell’. E fa paura. Soprattutto in un Paese come il nostro dove il sistema informativo è congelato, e televisioni e giornali sono nelle mani di pochi soggetti politici e imprenditoriali. Il giornalismo partecipativo è ormai una realtà in espansione in tutto il mondo: dagli Usa alla Corea, dalla Francia al Brasile, dove le antiche reti delle radio comunitarie si sono trasferite sul web ibridandosi con il mondo dei blogger. Come al solito, in Italia, siamo in ritardo.

I primi esperimenti di hanno faticato, e non poco, a conquistarsi proprie nicchie di pubblico. Da Dazebao.org a Arcoiris.tv fino all’esplosione silenziosa di Agoravox.it e dei tanti territoriali che stanno diventando sempre più numerosi: il fenomeno è diventato una realtà in piena espansione. Ormai sono molti i soggetti “alternativi” che fanno . A volte si pongono da filtro verso chi cerca di manipolare le notizie. È successo, ad esempio, poche settimane fa, quando l’intero sistema ufficiale dell’ ha cercato di imporre una versione “aggiustata” di un discorso di Di Pietro: una versione che raccontava un attacco al limite del vilipendio verso il presidente della Repubblica. Ma in piazza, quel giorno, c’erano troppe telecamere e troppe penne, e i partecipativi hanno smascherato la “velina” ufficiale. Il meccanismo del cosiddetto “ministero virtuale della propaganda” si è rotto, e addirittura la magistratura, che era intervenuta per mettere sotto accusa Di Pietro, ha preso atto dell’incredibile bufala mediatica che era stata orchestrata e ha archiviato il tutto. Anche i numeri stanno dando ragione a questo modo di fare . Una buona parte dei quotidiani italiani, infatti, non si sogna minimamente di avvicinarsi alle decina di migliaia di lettori che un portale di conquista ogni giorno. E anche il giornalismo tradizionale si interroga su quello che sta succedendo sulla Rete. C’è chi lo sottovaluta, chi lo denigra e chi invece si mette in gioco. E questo, al potere mediatico, fa ancora più paura. Perché tante penne liberate dai vincoli produttivi e politici che soffocano il nostro sistema informativo sono un fatto destabilizzante.



dallo speciale CJ di Notizie Verdi


Commenti all'articolo

  • Di Antonio Brindisi (---.---.---.139) 23 febbraio 2009 11:01

    Sono d’accordo con te. E’ anch’io partecipo, a titolo gratuito pur essendo ufficialmente un giornalista professionista, a agoravox. Quello che mi sento di aggiungere è di fare uno sforzo per fare meno commenti e fornire più fatti, con cifre e dati alla mano, essere sintetici e azzeccare il titolo. Non è difficile e non c’è bisogno di essere dei ’grandi giornalisti’. Il giornalismo come lo conosciamo è ormai finito, perché l’informazione non è più libera ma asservita, ma i nostri giornalisti (i pochi rimasti con un contratto nazionale), non se ne sono ancora resi conto e continuano a parlarsi tra loro credendo di poter parlare per tutti.

  • Di Pietro Orsatti (---.---.---.220) 23 febbraio 2009 11:11

    Stessa situazione. Va proprio ripensato il nostro modo di lavorare, ma senza lasciare indietro quello di buono che fa parte della tradizione giornalistica. Come le inchieste, come i reportage. E come l’uso, dosato, della "penna".
    In realtà, e questa è la cosa più strabiliante, il cj ci costringe a riprendere a fare semplicemnte il nostro lavoro.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares