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Chi di Grillo ferisce...

Quelli che avevano capito tutto e anche di più

Non sono qui a tessere le lodi di un movimento che ora deve dimostrare se è solo protesta o è capace di proporre questioni fondamentali all'opinione pubblica, ma una cosa è sicura: Pd e Pdl non c'hanno capito letteralmente nulla. E come loro anche le testate e gli illustri a loro vicine. Ecco un piccolo elenco di alcune affermazioni fatte da illustri osservatori della “cosa pubblica” nell'arco dell'ultimo anno:

“A Parma non voterei Grillo contro la sinistra” (Lupi, Pdl, Corriere 14-5-2012)

“I suoi elettori sono pochi sfigati entusiasti del “vaffa” (Facci, Libero 17-5-2012)

“Il pagliaccio che ride ma dovrebbe piangere” (Scalfari, Repubblica 3-6-2012)

“Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo” (Letta, Pd, Corriere 13-7-2013)

“Fascista del web” (Bersani, 25-8-2012)

“Chi vota Grillo si ritrova falce e martello” (Sallusti, il Giornale 9-2-2013)

“Grillo non è un comico: è un grosso impostore... Fa la guerra... annuncia un bagno di sangue” (Sofri, Repubblica 22-2-2012)

“Grillo che aizza le piazza è uno squadrista che fa paura” (Ferrara, Il Giornale 24-2-2012)*

L'opinione pubblica si sa, è influenzabile e se il Pdl grazie alla “strategia della promessa” il suo scopo lo ha raggiunto, quello di ostacolare la governabilità, il Pd è riuscito nella grande impresa anche questa volta: perdere le elezioni. L'elenco fa capire con quanta leggerezza e non curanza la dirigenza del Pd (leggi Enrico Letta e Bersani) ha trattato il fenomeno del M5s.

Mentre il centrosinistra faceva le primarie, Grillo e i suoi organizzavano un campagna che avrebbe toccato tutte le grosse città della penisola. Mentre il Pd si autoelogiava per il successo delle primarie e si godeva i sondaggi che lo davano in vantaggio, Grillo e i suoi iniziavano la campagna andando in piazza a parlare con la gente.

Vincere le elezioni non facendo la campagna elettorale è cosa molto ardua per chiunque, soprattutto per il Pd. Obama, che il nostro centrosinistra prende sempre come riferimento, negli ultimi due giorni è volato in 5 stati per far valere la sua presenza sul campo, Bersani l'ultimo giorno di campagna si è chiuso in un teatro con pochi eletti al seguito. I democratici di casa nostra non hanno fatto nulla per portare verso il loro ovile i voti degli indecisi, anzi li hanno respinti.

“Il punto di Paolo Pagliaro” a Ottoemezzo è il sunto perfetto di quello che è successo nei flussi di voti della poltica nostrana. La teoria di “Grillo che fa perdere Bersani” non funziona, come questa democrazia d'altronde.

* ”Gli insulti e gli esorcismi di chi aveva capito tutto” (Marco Travaglio, 26-2-2013)

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.49) 28 febbraio 2013 11:26

    IO non ho votato M5s, ma hai perfettamente ragione nel dire : " ...con quanta leggerezza e non curanza la dirigenza del Pd (leggi Enrico Letta e Bersani) ha trattato il fenomeno del M5s".

    Ma adesso è il turno di M5s a non trattare il PD con leggerezza. E’ possibile per la prima volta nella storia d’Italia porre fine ai comportamenti da CASTA del ceto politico italiano.

    E’ possibile oggi con una maggioranza di parlamentari votare norme che mettano fine ad uno storico rifiuto dei politici di sottostare ai controlli di legalità sul proprio operato, che eliminino gli assurdi privilegi dei politici (e non solo quelli parlamentari), che sia spezzato il rapporto clientelare tra politici e cittadini, che ogni politico si assuma le responsabilità per quello che fa, reintroducendo l’istituto delle dimissioni, A cominciare da Bersani che ha portato il suo partito ad una clamorosa sconfitta.

    Se M5s respinge questa possibilità con il retropensiero che di quì a poco si tornerà a votare e quindi si concquisterà la maggioranza assoluta, allora marciamo verso il disastro. Le condizioni della nostra economia e del nostro debito pubblico sono tali che non ci concederanno tregua.

  • Di lamortevito (---.---.---.181) 28 febbraio 2013 15:08
    lamortevito

    Concordo pienamente con il tuo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda la situazione economica. La funzione che, a mio parere, dovrebbe svolgere il M5s è quella di cane da guardia all’interno della "casta" e appoggiare dove ritiene opportuno(speriamo più punti possibili) le proposte del Pd. Una volta la "questione morale" era di sinistra, ora è nelle mani di un movimento...E’ proprio vero che in Italia abbiamo il peggior centrosinistra d’Europa

    • Di (---.---.---.197) 28 febbraio 2013 16:38

      Non capisco l’atteggiamento di Grillo, che non accetta alcuna "vicinanza" col PD: dice di voler appoggiare solo proposte di suo gradimento, ma non darà la fiducia a Bersani.
      Senza fiducia non si fa un governo e si va a nuove elezioni, cioè non si può appoggiare nessuna proposta di nessuno; a meno che non voglia fare scena, per poi cambiare una parte delle sue affermazioni (niente fiducia). La coerenza è però indispensabile in un politico serio.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 28 febbraio 2013 23:37
      Fabio Della Pergola

      Nel nostro sistema costituzionale non si può votare sulle singole proposte se prima non si insedia un governo che ottiene la fiducia nelle due camere.

      Quindi o il M5S accetta l’apertura di Bersani sulla fiducia e poi ha il potere di far cadere il governo, ma anche quello di far passare tutto quello che il contrasto PD/PDL ha impedito finora. Che sarebbe una strada propositiva efficace e positiva.

      Oppure può chiedere di andare al governo, pretendendo la fiducia da parte del PD e poi dover fare lui le proposte rimanendo ostaggio della fiducia del PD. Il gioco sembrerebbe questo: pretendere il governo, imporre la fiducia poi proporre cose inaccettabili e costringere il PD a far cadere il nuovo governo.... mettendolo poi sotto accusa come parte della ’casta che impedisce il rinnovamento’. Strada pericolosa perché porta allo scontro fisico.

  • Di Sandro kensan (---.---.---.72) 28 febbraio 2013 16:16
    Sandro kensan

    http://www.ilfattoquotidiano.it/201...

    molto interessante è anche il punto di vista di Eugenio Scalfari, il decano del giornalismo italiano e uomo di potere.

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