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Chi celebra la morte di Vittorio Arrigoni

La morte di Arrigoni e la comunità ebraica di Londra.

L’articolo "This was no peace activist" ("Questo non era un attivista per la pace") di Geoffrey Alderman, apparso il 13 maggio sulla pubblicazione della comunità ebraica a Londra, il settimanale Jewish Chronicle, ha riaperto il dibattito sull’attivista italiano per i diritti umani Vittorio (Vik) Arrigonirapito e ucciso lo scorso 14 aprile da una cellula salafita di estremisti islamici nei pressi di Gaza City. Riporto alcune frasi che mi sembrano indegne in assoluto e ancor di più se chi le scrive si definisce giornalista, storico o analista.

Few events - not even the execution of Osama bin Laden - have caused me greater pleasure in recent weeks than news of the death of the Italian so-called "peace activist" Vittorio Arrigoni. The death of a consummate Jew-hater must always be a cause for celebration. In this case, however, the benefit is compounded by the dissensions that it has sown within the wider Israel-hating and Jew-hating fraternities.
 
Pochi eventi – nemmeno l’esecuzione di Osama Bin Laden – mi hanno fatto maggiore piacere nelle ultime settimane della notizia della morte del cosiddetto “attivista pacifista” italiano Vittorio Arrigoni. La morte di un consumato anti-semita dev’essere sempre un motivo di celebrazione. In questo caso, tuttavia, si unisce alle reazioni di rifiuto che ha generato nelle ampie comunità antisemite e anti-israeliane.
 
 
In un articolo di commento sul Fatto Quotidiano scrive Davide Ghilotti: parlando con una giornalista, Alderman ha successivamente rincarato la dose: “[Arrigoni] era un antisemita come Adolf Hitler. Meritava di morire. Io ho gioito per la morte di un antisemita, senza provare alcun rimorso”. Non è la prima volta che viene evocato un antisemitismo inesistente per zittire le critiche verso la politica di Israele.
 
Sicuramente (voglio sperare!) queste affermazioni non rappresentano il pensiero della gran maggioranza delle persone, di qualunque credo e posizione politica esse siano. Ma come fa Alderman a dimostrare inequivocabilmente che Arrigoni era un consumato antisemita? Per i suoi post su Facebook. Perché era dell’International Solidarity Movement. Perché stava con Hamas come afferma, mistificando, Alderman. O forse perché Criticare Israele = antisemitismo?
 
Oppure l’altra. Sostenere la causa palestinese (o almeno cercare di comprenderla e schierarsi stando sul campo e non dietro a una scrivania)=Essere anti-israeliano tout court? Ammesso e non concesso tutto questo, la morte e la memoria di Vittorio Arrigoni meritavano dichiarazioni così ciniche e senza pudore? Siamo alla follia. Ci si scorda che era una persona, un attivista autonomo e pensante, non un burattino di chissà chi. Il motto “restiamo umani” andava e va certamente applicato ai due (o mille?) bandi in Palestina ma soprattutto fuori da lì a quanto pare. 

Commenti all'articolo

  • Di yepbo (---.---.---.151) 24 maggio 2011 15:25

    E’ sempre una questione di punti di vista, magari estremizzati da esperienze vissute.


    In ogni caso, Arrigoni, non é stato ucciso dai cattivi, a cui lui si opponeva, ma, é stato ucciso in modo sadico, dai buoni, che lui fiancheggiava.

    Si legge, Arrigoni era questo, era qull’altro, ecc. era,era, era, sempre era. Insomma mai cosa faceva. Così, per curiosità, ma Arrigoni, che lavoro faceva? Come si procurava da mangiare?

    Certamente l’Arrigoni non era un santo, cerchiamo di non spacciarlo come tale.

    Se la sua vita fosse normalmente proseguita, magari tra qualche anno, lo trovavamo a palazzo incollato ad una poltroncina!




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