Boom di firme per la cittadinanza, la destra vuole modificare i referendum
Cambiano i tempi e, con essi, cambiano i sistemi per togliere potere decisionale ai cittadini.
Il comitato promotore del referendum che propone di cambiare la legge sulla concessione della cittadinanza italiana agli stranieri è riuscito a raccogliere le 500 mila firme richieste sulla piattaforma digitale del Ministero della Giustizia. Un successo che ha spinto la destra a mettere in discussione il sistema di raccolta.
A guidare la crociata anti-sistema referendario c’è il ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli che lamenta la soglia “troppo bassa” delle cinquecentomila firme. “Forse andrebbero ripensate anche le soglie minime delle adesioni per avviare referendum o proposte di legge di iniziativa popolare”, disse ad agosto in un’intervista a Il Sole 24 ore, spaventato dal referendum popolare che promette di mandare in frantumi non solo il premierato, anche la sua autonomia differenziata.
I tentativi di modificare la legge sui referendum sono stati una costante nella storia italiana. Da noi la democrazia è stata spesso di facciata, sottoposta a regolamenti che cambiavano ogni volta che la politica sentiva il suo potere ridursi. Già nel 1947 fu proposta una soglia pari a un “ventesimo degli elettori”, che all’epoca equivaleva a un milione e mezzo di firme. Troppi per alcuni; troppo pochi per altri. E così si giunse a un compromesso che portava la soglia a mezzo milione. Con il passare degli anni e con l’aumento della popolazione, i notabili parlamentari hanno via via proposti nuovi standard, giocando ai numeri come si gioca al bingo. Dalle cinquecentomila si è passati a ipotizzare settecentocinquantamila, poi un milione e settecentomila, fino ad arrivare alla soglia di due milioni. Proposte che puntavano a spostare sempre più in avanti il numero dei votanti, così da aumentare le possibilità che il quorum non fosse raggiunto. Il progresso tecnologico e la digitalizzazione hanno riacceso il dibattito.
La possibilità di raccogliere firme online ha reso il processo più rapido ed efficiente. Se prima per votare dovevi recarsi ai gazebo o alle urne, ora basta un clic e in pochi giorni hai già raccolto mezzo milione di firme. Tale successo ha allarmato la destra che ha iniziato a invocare nuove regole, altrimenti si rischierà che la sovranità apparterrà davvero al popolo. La reazione della maggioranza sembra seguire un copione già visto. Non si mette in dubbio l’importanza del referendum per non dire ai cittadini che la loro volontà conta poco o nulla, ma si mette in discussione il metodo.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, da New York, ha dichiarato: “Penso che il termine dei dieci anni sia congruo, penso che l’Italia abbia un’ottima legge sulla cittadinanza”. Una posizione che sembra ignorare la volontà espressa da mezzo milione di cittadini. Meloni ha anche preso le distanze dall’iniziativa degli alleati di Forza Italia, che propongono di concedere la cittadinanza a chi ha studiato in Italia per almeno dieci anni. L’atteggiamento della maggioranza, divisa tra chi vuole cambiare le regole e chi preferisce non affrontare l’argomento rivela la difficoltà nel gestire il dibattito sulla cittadinanza agli stranieri nati sul territorio italiano o che vivono da almeno cinque anni. Una cittadinanza che negli Stati Uniti ha sempre avuto successo, senza che questo sistema cancellasse la cultura americana.
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