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Bologna: la mostra sulla street art si farà (artisti volenti o nolenti)

A Bologna si farà una grande mostra sulla street art. Che gli artisti (alcuni almeno) non hanno voluto. 

La mostra di cui tanto si è discusso in questi mesi si farà. Stiamo parlando di Street Art, Bologna e dell'evento voluto da Fabio Roversi Monaco, presidente di Genus Bononia. La conferma arriva dal Corriere della Sera. 

La data di apertura è il 17 marzo e il luogo Palazzo Pepoli. Verrano esposti oltre 250 pezzi che raccontano la storia della Street Art. Non solo i pezzi "staccati" dai muri (che sono il più groso motivo di polemica) ma anche, riporta il Corriere "scritte, foto, video, installazioni, documenti (...) blocchi da disegno, interminabili elenchi di tag, quaderni". 

Tra i nomi fatti dal Corriere ci sono quello di Banksy (le cui opere vengono da tempo "staccate" dai muri e rivendute), Os Gemeos, John Fekner, Rammellzee, Cuoghi Corsello, Dado, Rusty. E naturalmente Blu ed Ericailcane. Che sono "nati" artisticamente a Bologna, ma lui cui fama va ben oltre i confini bolognesi e nazionali. 

Ed è Ericailcane che ha detto, silenziosamente, qualcosa. Un semplice volantino, accompagnato dalla frase "Per tutti quelli che non rispettano il bene comune ed il lavoro altrui, capaci solo di rubare e vivere da parassiti". Nell'immagine, bellissima, un topo sta staccando dei muri e si parla, senza mezzi termini, di "tombaroli, ladri, sedicenti difensori della cultura".

La mostra è curata da Christian Omodeo, storico dell’arte ed esperto di street art e da Luca Ciancabilla, anch'egli storico dell'arte dell’Alma Mater e studioso delle tecniche di restauro. 

«Ho accettato di curare questa mostra perché l’ho sentita come una sfida ci ho visto la possibilità di parlare di graffiti ma anche di un fantasma che agita questo ambiente fin dagli inizi: come portare l’estetica urbana in un contesto di galleria o museo, come mostrare al grande pubblico la street art e i graffiti che ormai si sono “istituzionalizzati”. È questo che sta accadendo a Bologna, si solleva un tema centrale per i graffiti e la street art e lo si fa con una mostra imponente: forse il più grande progetto espositivo a livello europeo di questo tipo», ha spiegato Omodeo al Corriere. 

Si tratta quindi di creare un precedente e tracciare un percorso, di tentare di incassellare qualcosa che invece non sempre, non per forza e non completamente vorrebbe entrare nei musei. 

Ciancabilla, sempre al Corriere: «Gli artisti possono dire la loro come meglio credono. Tuttavia continuo a non vedere dove sta il “peccato”: abbiamo sperimentato una tecnica vecchia di secoli su pitture murali in luoghi fatiscenti per salvarle e consegnarle ai posteri. C’è chi ci dice: bastava una foto. Sappiamo bene che in parte si perde il contesto, ma il nostro è un gesto di libertà quanto lo è quello del writer che realizza un graffito in un posto proibito».

Paragonare l'atto, illegale ricordiamolo, di una persona che va a dipingere su un muro senza permessi a quella di un curatore che stacca un'opera per metterla in un museo, e fare di entrambe le azioni un atto di "libertà" suona un forse un po' eccessivo. 

Comunque resta vero che ogni giudizio è affrettato, visto che la mostra non è aperta e che non è stata fatta nessuna comunicazione ufficiale al riguardo: cosa in sé strana, vista la portata dell'evento. 

Tutto questo nella stessa città nella quale AliCè, altra street artist, è stata denunciata per alcuni muri che ha disegnato in città a pagare una multa 800 euro. Va detto che la condanna era del 2013, per cui forse non si poteva fare marcia indietro. 

 

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