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Berlusconi che vai, Berlusconi che vieni

Da tempo siamo abituati a vedere le performance berlusconiane riempire le poche pagine dei giornali non occupate dalla pubblicità e dotti politologi nei programmi televisivi nelle radio non parlano d’altro; le dimissioni, intrallazzi finanziari, condanne definitive, vecchie e nuove pendenze giudiziarie, conflitti d’interesse, festini con minorenni e maggiorenni, ecc. E il Cavaliere abbonda nel fornire materiale a coloro che invocano la questione morale e ne chiedono a gran voce le dimissioni.

Tanto che il termine berlusconismo è entrato a far parte del gergo della politica per indicare un approccio in rottura rispetto al passato, in bene o in male, un nuovo modo di concepire il potere di governo e rapportarsi con la realtà sociale. Ed il mondo politico italiano sembra in perenne fibrillazione, quotidianamente ne accadono di nuove, scandali, partiti si spezzano, partiti si fondano, partiti si fondono: sembra tutto in cambiamento. Ma in realtà non cambia mai niente.

Questa sciocchezza viene presa tanto sul serio che sociologi ed illustri storici invitano a studiare l’insieme dei cambiamenti, economici, culturali, sociali determinatisi nell’era del berlusconismo. Berlusconi sarebbe una anomalia rispetto alla evoluzione sociale che, dal secondo Dopoguerra, si sarebbe svolta per circa 50 anni in maniera normale e senza traumi?

E no, cari signori, Berlusconi non è che il risultato del regime demo-partitocratico post fascista. Lo dimostra il fatto che da quel popolo italiano, educato a base di valori demo-resistenziali, è stato eletto e ripetutamente rieletto, nel pieno rispetto di tutte le libertà borghesi. Le accuse del PD o del M5S rivolte a Berlusconi, di allontanare o disaffezionare la popolazione alla politica ed alla vita democratica (per loro politica significa partecipare alle farse elettorali) si ritorce contro chi la muove perché l’astensionismo è alimentato prevalentemente dagli ex elettori, illusi/delusi, del PCI e della DC.

Ormai, il berlusconismo sembrerebbe giunto al capolinea, e già si straparla del suo post. Ammesso che sia vero, anche questa crisi – come tutte le crisi di regime avvenute in Italia, si pensi al 25 luglio 1943, ma anche per la DC è successo lo stesso – si sarebbe sviluppata dall’interno del personale di governo, perché le opposizioni si sono sempre dimostrate così vili ed impotenti da mettere fuori la testa solo a ″crimine consumato". Dall’affermazione in Italia del modello fascista di governo borghese, or sono quasi novanta anni, e peggio dopo la sua caduta resistenzial-democratica, non possiamo parlare più di partiti in senso vero, ma di bande di mestieranti del politicantismo che si offrono alla borghesia senza idee e senza alcun programma.

D’altra parte Berlusconi è stato più volte capo dello Stato. La sua funzione l’ha svolta benissimo, finchè il gioco ha retto, fa molto comodo una maschera effimera e grottesca, che suscita facili e impotenti emozioni, a nascondere la spietata macchina statale del capitale. Agli oppressi, proletari sfruttati e piccolo borghesi in rovina, si ostentano le prodezze del capo e se ne riferiscono le quotidiane scemenze perché alla maschera diano la colpa di tutto, e non a quello che ci sta dietro, il dominio della classe borghese. Se al Cavaliere gli interessavano solo le donnine, così dicono, ciò non impedisce che nello stesso tempo lo Stato, perfettamente efficiente, implacabile ed inflessibile continui ad approvare ed applicare una dopo l’altra leggi micidiali contro la classe operaia e nel pieno e democratico consenso di tutti i partiti.

Non certo si può cadere da parte mia nel trabocchetto del Governo della Legalità. Sarebbe una ulteriore frode far credere ai lavoratori che la formazione di un governo diverso, il berlusconismo verrebbe sepolto. Esso continuerebbe a vivere sotto altra forma perché niente di meno triviale può ormai esprimere la classe borghese. Lo Stato liberal non è affatto mortificato dallo "stupro di democrazia" secondo la definizione dipietrista.

Foto: Alessio85/Flickr

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