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Migrantes: ben vengano i barbari

Le politiche migratorie perseguite dai governi delle metropoli imperialiste sono sempre più incentrate sul principio della discriminazione. I più recenti episodi, spesso tragici, di immigrazione hanno visto una posizione intransigente degli Stati nell’accoglienza dei profughi.

L’isola di Lampedusa in Italia o le enclave spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla, nel Mare Nostrum, o, nell’emisfero australe, le isole minori dell’Australia, rappresentano ormai i bastioni della bianca cittadella contro le cui mura premono disperati popoli colorati in cerca di migliori condizioni di vita, in fuga dai flagelli della guerra, la carestia, la disoccupazione, la miseria. Flagelli che ben poco hanno di endogeno, per natura o per caso, ma frutto delle secolari politiche coloniali e post-coloniali, oggi sicuramente imperialistiche di spoliazione e rapina, di cui i capitalismi occidentali sono responsabili e colpevoli. In Italia dopo l’ennesimo e clamoroso episodio di immigrazione legato ai centinaia di morti, è stata aggiornata la legislazione in materia. Torniamo un po' indietro!

Ricorderemo la vicenda della nave Cap Anamur, dell’omonima associazione umanitaria tedesca, dove furono salvati da naufragio 37 profughi. Pur dichiaratisi sudanesi e in fuga dal conflitto nel Darfur le autorità italiane negarono l’ingresso della nave nelle acque territoriali accusando i responsabili della nave del reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Una volta all’ormeggio a Porto Empedocle, non dopo tensioni, furono finanche arrestati e i profughi quasi tutti espulsi. L’oggetto del contendere era la difesa delle coste nazionali contro la pretestuosa azione umanitaria dell’associazione tedesca, che in realtà voleva creare un precedente in materia di accoglienza visto che, per le autorità italiane, la competenza era dello Stato di Malta e che si trattava di clandestini africani e non di profughi sudanesi (magari cristiani!). Interessante notare come le attività e le politiche pacifiste, nell’agone dello scontro imperialistico, anche qualora in piena buona fede, vengono utilizzate dagli Stati e diventano una delle loro armi.

Successivamente lo Stato italiano ha chiesto ed ottenuto la collaborazione del regime libico, ben lieto di essere riaccolto nel consesso internazionale con la revoca dell’embargo, dimostrando ancora una volta che, dietro la fumosa ideologia pan-araba, pan-africana e comunque terzomondista della Jamahiria, si cela un perfetto ed oppressore regime borghese. Gli accordi Roma-Tripoli prevedono che la Libia, assistita dall’Italia, pattugli le coste contro i viaggi dei clandestini e, segretamente, che questa accolga gli espulsi.

Ma l’importante è che lo Stato italiano istituirà “campi di accoglienza” nel deserto libico per i clandestini africani dove verrebbero formati professionalmente in attesa di una chiamata dalle aziende italiane e forse europee. Se i centri di accoglienza già in Italia sono paragonabili a centri di detenzione, cosa potranno essere in pieno Sahara libico? Sotto la maschera ipocrita, tanto cara ai cattolici, del centro di accoglienza si sostanzierebbe una prigione extraterritoriale con funzione di allevamento di schiavi.

Lo Stato Australiano, che persegue l’ideologia della all white nation (nazione di tutti bianchi), in materia di politiche migratorie sembra essere il vero battistrada: non è stato disdegnato l’uso della marina da guerra per allontanare dalle acque territoriali le navi non desiderate. Ma anche la borghesia italiana vanta il precedente della strage del Venerdì Santo quando una unità della marina militare nel Canale d’Otranto affondò un natante stracarico di albanesi.

Per Canberra, l’episodio più vistoso fu quello del 2002 della nave Tampa. Nel suo rapporto di Amnesty International scrive che, ad agosto, al largo di Christmas Island, in acque australiane, l’equipaggio della nave da carico norvegese MV Tampa aveva tratto in salvo 433 afghani dalla loro nave indonesiana che imbarcava acqua. Ai rifugiati è stato negato il permesso di sbarcare sia dalle autorità indonesiane sia da quelle australiane, e hanno trascorso otto giorni in precarie condizioni a bordo del Tampa. Il governo australiano ha negato il permesso ai medici dall’organizzazione Médecins sans frontières di fornire assistenza. Il Tampa, costruito per ospitare non più di 50 persone, ha fatto rotta verso Christmas Island senza aspettare il permesso australiano, dopo aver inviato un messaggio di emergenza medica dovuto alla presenza dei rifugiati, alcuni dei quali avevano minacciato di gettarsi in mare se costretti a tornare in Indonesia. Truppe armate australiane sono allora salite a bordo del Tampa e hanno trasferito i rifugiati presso un improvvisato centro di detenzione a Nauru, uno stato isolato del Pacifico meridionale.

Lo stesso rapporto informa che l’Austalia non paga delle sue sperdute isole minori, ha subappaltato allo Stato di Nauru, un atollo in piena Oceania, campi di prigionia dove sono detenuti i migranti; a fine 2002 a Nauru erano detenuti 1.118 immigrati provenienti dal Medio Oriente e dal Sud Est asiatico, un affare che ha fruttato alle casse statali un qualcosa come 15 milioni di dollari. Secondo questa logica capitalistica, quanto pretenderà la Libia per il servigio dello stesso tipo reso all’Italia e alla UE?

Ad ottobre le favorevoli condizioni meteomarine permettono molti sbarchi a Lampedusa. È il momento per la demagogia di regime di fare un po’ di chiasso. Si blatera della cosiddetta “dottrina Pisanu”, che avrebbe il beneplacito della Unione Europea: «Chi pensa di imbarcarsi illegalmente per l’Italia deve sapere che sarà rimandato ai luoghi di partenza subito dopo aver ricevuto i soccorsi umanitari».

Ma, se lo Stato fa li visti pur di sbarazzarsi senza tanti complimenti di proletari africani anelanti al lavoro, le Associazioni degli industriali e degli agrari richiedono un maggior numero di lavoratori stranieri da impiegare nelle loro produzioni. Questa è la sostanza borghese del problema e i governi non ignorano queste richieste e anzi cercano di assecondarle! Quegli immigrati che saranno lasciati sfuggire alle retate e ai “centri di accoglienza” e mantenuti così nella clandestinità più disperata rappresentano un serbatoio di forza lavoro a bassissimo prezzo e facilmente ricattabile. Una vera cuccagna per il padronato, che si rileva ancora più succulenta se consideriamo la ricaduta sul mercato del lavoro locale, indebolendo quindi il proletariato autoctono sul piano del salario e dei diritti.

Quindi il lurido gioco degli schiavisti – letteralmente – funziona così.

1. Si rifornisce il mercato del lavoro di braccia sottopagate, senza o con minori diritti, sane, giovani e robuste, sempre minacciate di espulsione se abbandonano il posto di lavoro, ricattate in ogni modo per il rinnovo dei permessi ecc.

2. Si fomenta nella piccola borghesia pavida e razzista e nella aristocrazia operaia il terrore della “invasione dei barbari” facendo leva sugli istinti più bassi e cretini; si ottiene così di dividere il fronte dei lavoratori e di creare un ottimo diversivo al rancore contro la borghesia che si sfoga invece vilmente con i più deboli, nella fobia xenofoba, religiosa, ecc.

3. I movimenti anti-razzisti e assistenziali così suscitati, laici o religiosi, completano il danno in quanto spostano la questione, che è sociale e di classe, sul piano delle coscienze, del confronto e convivenza delle culture, ecc. Non si tratta di difendere la “inter-cultura”, ma di distruggerle tutte! Il proletario africano fugge l’Africa, l’afghano l’Afghanistan ecc. e sono risospinti verso il mondo, la religione, la “cultura” di provenienza solo dalla mancanza di ospitalità dell’Europa capitalista. E delle organizzazioni “operaie”, politiche e sindacali, delle metropoli.

Il mio pensare, a differenza di tutti gli opportunisti e sinistri che millantano solidarietà “umana”, vede favorevolmente l’ingrandirsi numerico del proletariato delle metropoli con nuovi innesti di energie provenienti dalla migrazione dei paesi più giovani. Uno degli elementi che ha sempre spinto il progresso, compreso quello al socialismo, sono sempre state le migrazioni verso le metropoli imperiali. Ben vengano i “barbari”!

Foto: nist6dh/Flickr
 
 

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