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Argentina, il sisma parte dalla provincia

In Argentina, il governatore della provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, ha annunciato un programma di “aggiustamento” fiscale per tentare di raddrizzare la situazione sempre più precaria dei conti pubblici locali. La cosa più surreale è data dal fatto che la manovra correttiva è stata indotta dalla necessità di pagare i bonus di metà anno al mezzo milione di dipendenti pubblici della provincia (su una popolazione di poco più di 15 milioni di abitanti).

Il governatore ha quindi deciso di pagare i bonus (equivalenti alla tredicesima) in quattro rate, anziché azzerarli o ridurli in considerazione della situazione economica, scatenando comunque un’ondata di scioperi. La provincia dipende sempre più da trasferimenti discrezionali del governo centrale per compensare un crescente deficit fiscale, contribuisce per circa il 40 per cento al gettito fiscale nazionale, ricevendone tuttavia di ritorno solo il 19 per cento (ricorda nulla?). La contrazione del gettito fiscale locale, e trasferimenti centrali in via di prosciugamento a causa della crisi e del tentativo di Cristina Kirchner di mettere la museruola a Scioli, che ha annunciato la volontà di correre alle presidenziali del 2015, stanno mandando a rotoli i conti della provincia, la metà della cui spesa se ne va in retribuzioni.

Le misure annunciate includono una riduzione dei sussidi alle scuole private ed una non meglio specificata ristrutturazione del rapporto di pubblico impiego che tuttavia stride con il pagamento, sia pure rateizzato, del bonus di metà anno. In precedenza, il governatore aveva annunciato un taglio di due terzi del budget dei lavori pubblici.

Resta irrisolto il problema del rapporto tra finanze pubbliche centrali e provinciali, e il rischio è comunque quello di lasciare il governo centrale con enormi passività della periferia, ricordando che il debito della provincia di Buenos Aires è già stato “ristrutturato”, assieme a quello di numerose altre province, già due volte negli ultimi tre anni, a conferma della elevata vocazione degli argentini per il default: qualcosa che piacerebbe molto agli indignati ed ai napoleonici grillini di casa nostra. Ma il governatore Scioli ha preferito per ora mantenere invariato il livello retributivo dei pubblici dipendenti, attendendo l’uragano che, dalla provincia, giungerà rapidamente al governo centrale, mettendo la parola fine ad una delle più colossali idiozie della narrativa cospirazionista altermondialista: quella secondo cui l’Argentina sarebbe un modello.

Interessante, a margine di queste considerazioni, il dato del primo trimestre 2012 del saldo delle partite correnti: il deficit continua ad allargarsi, per effetto di un saldo commerciale in miglioramento (grazie soprattutto ai rialzi delle materie prime agricole ed al crollo delle importazioni, a seguito della crisi e dei feroci controlli sull’utilizzo del dollaro), ma con un saldo dei servizi e, soprattutto con un conto del reddito in forte deterioramento. In quest’ultima posta delle partite correnti, si segnala soprattutto il fortissimo incremento delle rimesse delle imprese, che si affrettano a spostare fuori dal paese i propri saldi liquidi, congelando il reinvestimento a causa di un clima assai poco propizio al business, soprattutto dopo la nazionalizzazione di YPF.

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