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Alleanza Nazionale: l’ultima abiura

Il 22 marzo è stato celebrato a Roma l’ultimo congresso del partito della destra italiano: AN si scioglie per confluire nel Popolo della Libertà.

Dal discorso di chiusura, "definitivo", dell’esponente di maggior rilievo del partito e Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, esce la volontà politica di evitare lo strapotere berlusconiano nel Pdl.

Fini lo ha detto chiaramente: << Sì al presidenzialismo, ma questo non vuol dire che il Parlamento viene messo in un angolo per non disturbare il "manovratore">>.

Fini parla di un partito unitario ma conferma un netto no al pensiero unico, espone la necessità di un dibattito interno ma senza correnti riconducibili alla vecchia nomenclatura di AN.

Il Presidente della Camera auspica il superamento del bicameralismo perfetto previsto dalla nostra Costituzione ed affronta parte delle tematiche attuali della società e della cultura italiana in trasformazione (vedasi il passaggio sul tema immigrazione).

Nel suo discorso poi racconta i quindici anni di alleanza con Forza Italia, alleanza che ha un solo filo conduttore: << la volontà di costruire un’Italia nuova>>.

Discorso retorico e alieno dalla realtà in cui vive la maggior parte di quel popolo a cui Fini stesso si richiama - che ha dato senza chiedere in cambio nulla - sembra a nostro avviso quello fatto dalla terza carica dello Stato.



Quindici anni non sono bastati a cambiare l’Italia e si sono succeduti più governi Berlusconi: le uniche cose che in questo lasso di tempo sono cambiati sono gli slogan.

L’ultimo è stato proprio quello del premier a pochi giorni dalle elezioni che annunciava la nascita di questa "nuova" formazione politica dal parabordi di un’auto.

Alquanto bizzarre sono le affermazioni di Fini se si fa un confronto con quanto va proponendo il suo Capo in termini di riforma dei regolamenti parlamentari che sopprimerebbe il voto in Aula, limitandolo solo ai capigruppi.

In quindici anni di alleanza tra FI ed An non c’è stata una sola riforma degna di essere menzionata in positivo, ma solo in termini negativi: dal Lodo Schifani a quello Alfano, dai condoni edilizi al Piano casa per i proprietari di villette, dalle norme bocciate dalla Corte Costituzionale al blocco delle indagini giudiziarie attraverso le nuove norme sulle intercettazioni, dal tentativo in essere di controllare il sistema delle comunicazioni e di conseguenza quello dell’informazione alla pena detentiva per i giornalisti che pubblicano notizie di reati che riguardano soprattutto corruzione e concussione.

Solo negli ultimi tempi Fini ha trovato il coraggio, chissà dove, di dire la sua in merito alle sparate del suo alleato.

Forse perchè si vuole preparare a prendere il posto di Berlusconi una volta che questi sarà nominato Capo dello Stato?

Commenti all'articolo

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 24 marzo 2009 10:24

     Trovo, diversamente da te, che il discorso di Fini sia stato un discorso notevole se osservato, came è giusto fare, nell’orizzonte di un politico che da prima delle elezioni ha deciso di aderire al PDL.
     La sua scelta è stata approvata dagli elettori e, dunque, è un successo per lui e per la sua gente.
     Non ha fatto alcuna abiura ma ha rivendicato il contrario indicando nel nuovo partito il punto di arrivo di un percorso inziato a Fiuggi e verificato in intese lunghe e validate da numerosi test elettorali.
     Tutto, in questo paese, viene vissuto nell’orizzonte pro o contro Berlusconi ed anche questo articolo non si sottrae a questo malvezzo.
     La realtà, però, è diversa secondo me.
     La politica va vista in orizzonti di medio e lungo periodo ed è in con quest’ottica che si è mosso il discorso di Fini.
     Gli uomini passano ed i processi politici durano nel tempo quando sono fondati su basi solide ed il PDL sicuramente lo è.
     Fini ha cercato di evidenziare questa realtà e non m è parso affatto retorico.
     Pur pensandola molto diveramente da lui devo, dunque, riconoscere che è stato un gran discorso di uno dei pochi politici che cercano di guardare lontano, merce rara nel bel paese.
     

    • Di morias (---.---.---.66) 24 marzo 2009 16:12

      Potrei anche essere d’accordo con te in un’ottica di medio-lungo periodo, come tu dici, attribuendo al discorso di Fini una certa lungimiranza politica.

      Non posso essere invece assolutamente d’accordo sulla tua critica per ciò che concerne il fatto che tutto viene vissuto in termini di pro o contro Berlusconi.

      Il "Cavaliere" monopolizza a tal punto la scena politica e mediatica per cui è impossibile andare oltre e tornare a parlare di Politica in senso alto.

      A quindici anni dalla fondazione di Fi non è mai stato indetto un congresso: v’è un’assoluta mancanza di dialettica interna al partito, nessuna voce dissonante, non sarebbero tollerate.
      Questo Fini dovrebbe saperlo bene, e penso dovrebbe essere proprio questa la sua preoccupazione maggiore.
      Non vedo negli attuali "colonnelli" di An nessuno in grado di esprimere concetti altri e diversi rispetto a quelli soliti cui Berlusconi ha abituato i suoi elettori in tre lustri: comunisti, toghe rosse, e sostanziale ignoranza dei motivi che stanno alla base di ogni singola parola del testo costituzionale.

      Quello di Fini non è a mio avviso la conclusione di un processo interno iniziato a Fiuggi, ma la sostanziale omologazione a un certo modo padronale di intendere la Cosa Pubblica.

      Fini, secondo i suoi calcoli politici, è dovuto entrare nel Pdl per non restare schiacciato, come sarà molto probabilmente per il partito di Bossi, Calderoli e Maroni

    • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 24 marzo 2009 17:59

       quando si ragiona di politica, raccontando un evento, bisogna considerare le cose non tanto secondo il proprio punto di vista, che quello ha senso dentro una militanza politica o un giudizio per decidere un voto, quanto secondo una prospettiva ragionevolmente distante da qualsiasi forma di appartenenza o peggio tifo.
       Io non condivido e neanche tu da quanto hai detto nella tua risposta alla mia quel che fa Berlusconi e FI tuttavia non possiamo negare che gli italiani la vedano diversamente da noi e, dunque, si tratta di una storia di successo basata su un consenso che nella storia della repubblica ha un precedente soltanto nella DC dei primi tempi, soprattutto da quando è stato messo in campo il PDL.
       Questo consenso per una parte maggiore è verso Berlusconi 70% e per un 30% è verso Fini, questi essendo i numeri delle due componenti fondamentali del PDL.
       Fini ha provato a smarcarsi da Berlusconi e fu punito dagli elettori ed anche quando, dopo il discorso del predellino, parlò di comiche finali i sondaggi dissero che ben il 70% di AN era con Berlusconi.
       Dunque egli ha deciso di aderire al punto di vista maggioritario del popolo del PDL ed i fatti, cioè i risultati elettorali, gli hanno dato ragione.
       Questa capacità di stare col "sentir comune" io la ritengo una virtù politica perchè un leader non è un filosofo o un ideologo che prescinde da tutto e dice la sua "costi quel che costi" ma deve tener conto della propria gente e deve cercare di farla evolvere, secondo il suo disegno, dentro il quadro possibile.
       Una guerra frontale contro Berlusconi sarebbe incompresa, lo renderebbe perdente ed, in ogni caso, indebolirebbe il centrodestra stesso.
       Lui si è ricollocato nel quadro politico che si è affermato e sta ponendo le premesse per l’evoluzione futura.
       Secondo me è un prova di maturità e di intelligenza politica
       Abbandonando il detto antico fascista "mi spezzo ma non mi piego" Fini sta dimostrando di esser veramente evoluto rispetto alle sue brutte origini.
       

  • Di Frattaglia (---.---.---.240) 24 marzo 2009 12:04

    MI DITE COME NON SI FA A PARLARE DI BERLUSCONI? Ci fossero altri soggetti, si potrebbe parlare anche di loro... ma io non ne vedo e parlo di Berlusconi.

    Il Pdl è Berlusconi, il governo è Berlusconi, il parlamento è Berlusconi, ogni regione-provincia-comune governato dalla pdl è Berlusconi, la confidustria è Berlusconi. Ma non perchè mi piace dirlo, ma semplicemente perchè tutte queste "istituzioni" pendono dalle sue labbra. Datemi prova del contrario.

    A chi si fanno gli applausi (o i fischi) alla fine dello spettacolo? Ai burattini o al burattinaio?

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