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 Home page > Attualità > Politica > Adesso comincia la vera “campagna elettorale” del PD

Adesso comincia la vera “campagna elettorale” del PD

La differenza che oggi salta all’occhio è che mentre una volta vincevano tutti e qualcosa si poteva combinare, oggi hanno vinto tutti e hanno perso gli italiani.

In questi giorni di grande confusione, guardando la televisione e leggendo i giornali, ne sento di tutti i colori. Il PD ha vinto perché ha preso più voti, il PDL ha vinto perché dato per finito invece ha quasi vinto e l’M5S ha vinto perché è il primo partito italiano. Come al solito hanno vinto tutti.

In questo articolo non voglio fare un esame del voto perché non direi nulla di diverso da quello che afferma l’altro miliardo di persone che discute sull’argomento, ma vorrei focalizzare la mia attenzione sull’immediato futuro e per farlo parto da un presupposto: da qualche giorno è cominciata la “campagna elettorale” del PD.

Qualcuno potrebbe dire che le elezioni sono finite il 25 febbraio e che dovrei svegliarmi, ma io invece continuo a sostenere che è cominciata adesso.

Il PD ha l’opportunità di fare una “campagna elettorale” che lo potrebbe portare tranquillamente sopra il 40% dei voti.

A parole non ci vuole molto perché basterebbe formare un governo che come unico obiettivo avesse l’approvazione delle riforme. Non quelle fantoccio che il PD ha proposto agli Italiani nelle primarie, ma quelle vere.

Dovrebbe eliminare il finanziamento pubblico ai partiti e ai giornali, dovrebbe imporre l’incandidabilità dei parlamentari dopo 2 legislature, il loro dimezzamento, il dimezzamento dello stipendio di quelli che restano, la galera per gli evasori e così via.

Dovrebbe fare un processo di normalizzazione della politica perché com’è ben evidente la gente non ha problemi a fare sacrifici, diversamente sarebbe già scoppiata una guerra civile, a patto che li facciano tutti.

Vorrei far presente un altro dato che viene sottovalutato: lo spread!

Secondo voi se Bersani con l’appoggio di Grillo mettesse in piedi un governo di risanamento nazionale vero, dove venissero colpiti gli interessi delle grandi lobby a favore di un progetto di ripresa, di rinascimento, che cosa farebbe lo spread? Facciamo una scommessa? Io scommetto un caffè che andrebbe sotto i 200 punti.

Un paio di sere fa ho sentito parlare l’ambasciatore britannico in Italia Christopher Prentice e non ha parlato di miracoli. Ha detto che chiunque vada su per loro va bene, basta che faccia le cose e non continui a prometterle e basta. Ha fatto un elenco di priorità che non sarebbe difficile mettere in pratica, basterebbe la buona volontà.

Prima però ho specificato una cosa e cioè che “a parole” le cose sono semplici, ma nella pratica Bersani è già partito male, ha fatto una conferenza stampa nella quale ha detto che loro hanno un programma di rinnovamento e vuole vedere se l’M5S lo appoggia.

Caro Bersani, tu sei il segretario di un partito che ha perso una montagna di voti e che dalle macerie politiche lasciate dal PDL e dal governo Monti avrebbe dovuto venirne fuori come faceva Bruce Willis quando sbucava, come un eroe, nelle scene finali dei suoi film e invece ne sei uscito in braccio a Grillo, il che non è un bel vedere credimi. Ora, non è che dovresti andare tu da Grillo?

Ti dico anche cosa, dirgli così e non ti sbagli: “Caro Beppe, visto che io sono qui da 30 anni e sto avendo un’emorragia di voti che mi sta dissanguando il partito e invece tu non sei mai esistito e al primo colpo sei diventato il primo partito italiano potresti spiegarmi che cosa vuole la gente? Ne avrei bisogno perché la politica si è completamente staccata dalla realtà e io non capisco più cosa vogliono le persone. Fammi vedere il programma elettorale con il quale hai convinto tanti a darti la loro fiducia e vediamo dove possiamo collaborare per realizzarlo.”

Se Bersani facesse una “campagna elettorale” del genere definendo un programma ben preciso e soprattutto portandolo a termine, la prossima volta Grillo prenderebbe forse il 10% dei voti e il PD andrebbe tranquillamente oltre il 40%. Non menziono il PDL e soci perché sparirebbero.

"Ma"! Parola magica che parlando di politica viene sempre messa in primo piano con un valore, a volte, superiore a quello di tutte le altre.

Fare una cosa del genere significherebbe polverizzare il sistema autoreferenziale sul quale, fino ad oggi, la politica ha vissuto. Bisognerebbe dire alla Bindi e a D’alema (uscito dalla porta e pronto a rientrare dalla finestra come ministro) che sono impresentabili e che la loro presenza è stato uno dei cardini del fallimento del partito alle elezioni. Questo vale per loro e molti altri ovviamente.

Per Bersani vorrebbe dire dare l’addio alla politica perché bisognerebbe approvare la norma sull’ineleggibilità dei parlamentari dopo due legislature e la cosa verrebbe applicata a tutti, anche alla destra.

Una legge sul conflitto di interessi manderebbe a casa un esercito di parlamentari e non solo Berlusconi, ecco perché non è mai stata fatta.

Abolire il finanziamento pubblico ai partiti li metterebbe tutti nella condizione di dover riprendere in mano banchetti e gazebo per andare in piazza a vivere delle offerte dei cittadini che parteciperanno alle iniziative che verranno di volta in volta organizzate.

Bisognerebbe ricostruire la politica dalle basi, ma per fare questo il problema non è la base ma la politica che vuole salvaguardare i propri privilegi.

Questo è quello che vuole la gente, e cioè che la politica diventi partecipazione e che i loro rappresentanti si impegnino sul territorio e non facciano gli interessi delle lobby, che la politica risolva i problemi e non che li crei.

Le persone si sono stancate di avere paura. Un elettore su quattro ha votato per un movimento che i partiti tradizionali hanno cercato di demonizzare in tutti i modi!

Io non sono un genio, ma la gente ha bisogno di essere guidata e chi decide di cimentarsi in questa impresa può farlo in due modi: attraverso la paura o infondendo la speranza. Fino a oggi il primo metodo ha ampiamente funzionato. Per decenni le masse sono state controllate attraverso la paura, ma oggi siamo ad un punto nel quale la persone non ha più timore di nulla perché non ha più niente da perdere.

Lo ripeto, io non sono un genio, ma l’unica cosa che il PD può fare oggi è prendere il coraggio a due mani e provare a dare speranza alle persone.

Non quella delle primarie, perché è stata una presa in giro e la gente se ne è accorta, ma quella vera che nasce dalla voglia di far del bene per le persone prima che per se stessi.

Questa è la “campagna elettorale” che dovrebbe fare il PD, ma il difficile è mettere i politici di fronte all’evidenza del fatto che il loro partito potrebbe veramente arrivare ad avere oltre il 40% dei consensi alle prossime elezioni, ma loro non esiterebbero più. Dovrebbero sacrificare la loro vita politica per la nascita di una nuova realtà ma soprattutto bisognerebbe spiegargli che il frutto del sacrificio fatto oggi, un giorno, verrà raccolto da altre persone.

Lo so che la speranza è l’ultima a morire, ma credo che qui si entri nel mondo dell’impossibile, quindi mi fermo e lascio Bersani alle proprie riflessioni.

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