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“ASL PALERMO”, ossia “Assenza Sanità Locale” a Palermo

Mesto racconto in chiave tragicomica riguardante il nostro SSN.

Qualche mese fa mi è capitata una disavventura socio-sanitaria, ed essendo un poco adirato con il malfunzionamento delle strutture pubbliche, mi è venuta l’idea di pubblicare l’evento perché spero nella massima diffusione delle notizie sui malfunzionamenti delle strutture pubbliche della nostra bellissima città, che a proposito di “nanetti” e “peripezie” non ha nulla da invidiare a nessuno; magari qualcuno può pensare di risolvere qualcosa, chissà!

 

Ma passo a descrivervi il “quantum nostrum”; mi perdonino coloro che “allitterati in Latino” si stanno rivoltando sulla seggiola, ma tant’è, quindi principio, omettendo i nomi ed i riferimenti per la “legge sulla privacy”, che io non conosco affatto, in dettaglio, ma la cui infrazione penso mi farebbe passare un brutto quarto d’ora.

Un non meglio precisato giorno del mese di Febbraio dell’A.D. 2009, ore 11:30 circa, giunge uno squillo sul cellulare che, facendo il suo bravissimo dovere di identificatore del chiamante, visualizza “Scuola Figlio“.

“E che è?”, mi chiedo.

“Facile”, mi rispondo, “rispondi e lo saprai” (scusate il bisticcio tra i due “rispondi”…)

“Pronto, chi parla ?”

“Pronto, buongiorno, lei è il signor Tizio, il papà di FiglioDiTizio?”

”Sì, mi dica, lei chi è e che succede ?”

“Sono la dott.ssa XYZ, la preside della scuola di suo figlio, stia tranquillo” (fatidica frase per ottenere l’effetto contrario), “suo figlio ha avuto un incidente e si è rotto un dente durante la ricreazione, ma sta benissimo e volevamo sapere se voleva avviare la pratica per l’assicurazione?”

A tale affermazione il mio cervello immediatamente fa come la pubblicità di una nota vettura: si triplica!

Con tale risultato, ognuno dei tre cervelli pensa a tre cose distinte:

Cervello1 a “Che domanda ovvia! In un paese dove se spendi 100 euro per medicine ne puoi ricevere 19 di rimborso, è ovvio che vorrei profittare di tale agevolazione!”

Cervello 2 a "Magari sono preoccupato per mio figlio, mi poteva fare parlare con lui, no?"

Cervello 3 a "Che disdetta, è la terza volta che si rompe, si ri-rompe e si ri-ri-rompe il dente!”

“Grazie” esordisco “sto arrivando”.

Mollo il lavoro, all’improvviso, mi infagotto con attrezzatura da scooter (il clima non è che sia “clementissimo”…) e vado a scuola di mio figlio.

Arrivo, entro in portineria: “Buongiorno, sono il signor Tizio, mi avete telefonato perché mio figlio ha avuto un incidente”.

“Ecco qui, compili questo modulo, così suo figlio può venire con lei”.

“Scusi, in che senso? Mi avete chiamato voi, sono atteso dalla dott.ssa XYZ!”.

“Ah, mi scusi, non avevo capito; mi dia un documento; la dott.ssa XYZ è al 1° piano, ufficio di fronte”.

E salgo al piano di sopra dove, in effetti, la dott.ssa XYZ, molto cortesemente, mi ragguaglia sull’accaduto, mi evince sulla facoltà di chiedere il rimborso delle (future) spese mediche e mi dà un bicchierino pieno d’acqua in cui, prudentemente e saggiamente, ha immerso il pezzettino del dente di mio figlio: qualcuno le ha detto che si fa così.

“Bene”, penso, “ almeno qualcuno saggio esiste ancora”.

Poi prosegue e, consultandosi con la vicina segretaria, mi comunica (ahiahiahi!) che per avviare la pratica occorre un referto medico che, udite, udite, deve essere rilasciato da un Pronto Soccorso; sfioro lo svenimento al solo pensiero, ma incasso il colpo, faccio chiamare mio figlio per verificare il suo stato, che mi appare ottimo anche se leggermente preoccupato, lo consolo, prendo il bicchiere con il dente e vado via.

Telefono a casa e parlo con mia moglie che, conoscendo l’atavico ritardo (per usare un eufemismo) nell’accettazione dei casi al Pronto Soccorso, decide di prelevare il pargolo e recarsi al Azienda Sanitaria “V.Cervello”, meglio noto come “al Cervello”; deciso ciò, torno in ufficio perché, non essendo lavoratore autonomo, qualcosina devo produrre pure io!

Ora di arrivo al Pronto Soccorso, da protocollo: 13:19; colore assegnato “Verde”; traduco: bassa priorità; turno: “solo” quattro persone, di cui due “gialli”, che non sono persone con fattezze orientali, ma casi con priorità superiore.

Dopo circa due ore, alle 15:30, mia moglie mi chiama e mi comunica che “Sono rimasti solo due casi “gialli” ed uno “verde”, il che fa ben sperare.

A questo punto telefono al dentista e fisso l’appuntamento per le ore 17:30, così cerchiamo di risparmiare tempo.

Dopo un’altra ora mi richiama mia moglie, demoralizzata: “Non ci sono novità”

Ed io “Resta lì, vengo a darti il cambio”… e sono passate già tre ore.

Arrivo al P.S. dove già mio figlio, dodicenne, dà segni di impazienza, mia moglie va via, e mi siedo per attendere pazientemente.

Ma ecco, il lampo di genio, per consolarmi, almeno, e per prima cosa domando al “Security-man” (che, detto tra noi, è un incrocio tra il nostro “pontoniere” ed il nostro “spicciafacienne”) quante persone sono a turno prima di me e lui, sorridente: “Soltanto tre!!!”

Tra i tre ci sono: una signora anziana che si tiene il braccio, probabile radiografia, ed una ragazza arrivata in ambulanza (e dico IN AMBULANZA!) con una caviglia gonfia come la sua coscia, che si lamenta, ma è solo un “codiceverdezittoedaspetta…”.

Prendo atto della “fortuna” che ho e mi appresto ad aspettare quando arriva un ragazzo con la mano fasciata e le bende di un colore rosso: a prima vista mi sembra sangue, faccio 2+2 (o, in questo caso 3+1…) e mi dico “Codice giallo, adesso sono 4…”.

Altra ora, i codici gialli sono diventati 5, con vecchietto “presunto-prossimo-a-infarto”, nonnina con ossigeno, ragazza in barella, più due ragazzi disgiunti, uno con schiena dolorante accompagnato dall’amico ed un altro con piede alzato senza scarpa; chiamo lo studio del dentista e, ad una segretaria esterrefatta, comunico l’impossibilità di rispettare l’appuntamento preso prima, spostandolo per Giovedì p.v.; spero che per tale giorno saremo usciti dal “Girone Pronto Soccorso” dell’ “Inferno-Cervello”.

N.B.: tengo a sottolineare che tutti i codici gialli arrivati sono anche loro “parcheggiati” nel corridoio in attesa di diventare “meno gialli”…..

Alle ore 19:30, dopo un conclave tra i “codici verdi” tra cui serpeggia aria di sommossa, e circa 25 telefonate con la moglie, le ultime tra l’isterico ed il suicida, chiedo gentilmente di conferire con il responsabile dell’Unità Operativa.

“Prego, si accomodi, terza stanza a sinistra dopo la porta a vetri, stanza medici”, mi dice il gentilissimo “Ponto-policeman”.

Riporto il colloquio con le parti salienti, per brevità e senza colorirlo con lo stato d’animo che mi ha pervaso prima, durante e dopo siffatto (triste) colloquio..

Io: Toc, toc… “Permesso ??”

Dott.: “Prego, mi dica" dice la dottoressa che suppongo sia la momentanea responsabile e che, quando io sono entrato, stava leggendo non so che cosa.

Io: “Guardi, io non voglio scavalcare nessuno” (magari, dopo 6 ore e mezza di attesa, a chiunque verrebbe questo sospetto, ma lei ancora non lo sa…) “ma vorrei capire, essendo un misero “codice verde”, quante ore di attesa “standard” mi toccano, perché se dovessi superare le 12 ore, almeno, mi faccio rifocillare…”

Dott.: “Guardi che oggi è una giornata un po’ particolare, c’è molto afflusso”. Ma va, non mi ero accorto!

Io: “Ma perché non vi organizzate meglio, allora, e chiamate altri dottori da altri reparti?”

Dott.: “Lei sta scherzando ?”

Io: “No, affatto, almeno fate qualcosa per velocizzare lo smaltimento, con due dottori come pensate di fare per evitare decessi in sala d’attesa?”

Dott.: “Intanto siamo quattro, ma io sono occupata in reparto, e comunque, lei a che ora è arrivato?”

Io: “Alle 13:20… sono 6 ore e mezza”, quasi mi vergogno, forse avrei dovuto aggiungere “ ... solo 6 ore e mezza… ”, ma non lo faccio, che impudente!

Dott.: “Ma non sono ancora 12 ore! Prego, si accomodi ed attenda il suo turno”.

L’alternativa era molto ma molto brutta quindi, educatamente, saluto con un gelido “Buonasera”, ed esco dalla sala medici nel corridoio, ed incrocio il “Ponto-policeman”.

“Ed allora ?”, mi chiede.

Racconto il colloquio, lui allarga le braccia,e con un finale da commedia all’italiana, raccolgo le “pezze”, che in questo caso è una, ossia mio figlio, da circa 7 ore su una seggiola che sta per smontare tutti i telefonini a sua disposizione per costruire un ordigno esplosivo “Anti Pronto Soccorso”, salgo sullo scooter e torno mestamente a casa, sperando di riuscire a scongelare mio figlio una volta arrivati (ci saranno 6°), con qualche conoscenza medica in più, so quante sono le piastrelle del Pronto Soccorso, e so che le cose non vanno.

Morale della storia: non fa schifo il Servizio Sanitario Nazionale, ma coloro che lo gestiscono e non controllano lo stato delle cose.

L’indomani ho cercato sul web il bellissimo sito dell’“Ospedale Cervello”: mi fa ridere, sembra che sia efficientissimo ed invece quello che dovrebbe essere il suo biglietto da visita, ossia il Pronto Soccorso, fa acqua da tutti i lati.

Commenti all'articolo

  • Di Adriano Caibis (---.---.---.200) 21 ottobre 2009 12:18

    Grandiosa la vignetta che avete aggiunto ! Grazie e complimenti a "Max 06".

  • Di Martina (---.---.---.103) 28 ottobre 2009 16:36

    Ho letto il suo racconto. Mi dispiace per suo figlio, ma spero si sia, anzi vi siate ripresi bene. Comnque, purtroppo, forse è un’usanza palermitana, negli ospedali si aspetta davvero per molto tempo. Una mia amica ha impiegato 9 ore in sala attesa prima di entrare dai medici e una volta per mio figlio, aveva allora 3 anni, che aveva sbattuto la testa (poi, gli diedero 2 punti), mi fecero aspettare più di 1 ora.... E’ pazzesco, purtroppo sono davvero inoddisfacenti i nostri ospedali, a meno che......... 

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