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A Lecce, il Comune tenuto in scacco da Naccarelli e nacchere...

 

… cioè a dire la brutta faccenda dei Palazzacci di via Brenta.
 
Si tratta di storia oscura e intricata, sicché, per renderne agevole la lettura ai più, sembra prioritariamente il caso di tracciare una sintesi breve e chiara, sia in merito all’oggetto, sia per ciò che riguarda i protagonisti e i comprimari.
 
Il cognome Naccarelli presente nel titolo è proprio di un giovane e rampante dirigente del Comune di Lecce, già responsabile dei servizi finanziari e ritenuto tecnico di fiducia dell’ex sindaco del capoluogo salentino, onorevole Adriana Poli Bortone.

Bocconiano emerito, distintosi, nell’ambito delle sue funzioni, anche per la messa a punto – fra i primi casi realizzatisi in Italia – del “bilancio sociale” della civica amministrazione locale, al punto da essere interpellato e sentito, in veste di esperto antesignano, da un gruppo di dottorandi del rinomato Ateneo milanese, intento ad effettuare una ricerca sull’argomento.
 
Assurto ancora maggiormente a fama qualche anno addietro (nella circostanza, nomea affatto positiva, giacché vi sono stati anche risvolti di natura giudiziaria), in occasione di un’operazione di provvista di fondi posta in atto dal Comune capoluogo sotto forma di emissione di Buoni del Tesoro, giustappunto, Comunali (BOC). L’interessato, quasi che svolgesse il ruolo non di dirigente già lautamente retribuito, bensì di intermediario bancario o finanziario esterno, si auto assegnò, o si fece riconoscere, un premio, una provvigione di ben 350.000 euro. Alla faccia!
Adesso, con riferimento agli edifici di Lecce – Via Brenta, costruiti dalla SOCOGE dei fratelli Guagnano e inizialmente presi in affitto dal Municipio allo scopo di destinarli a sedi di uffici giudiziari, con canone man mano rimborsato dal Ministero di Grazia e Giustizia, l’esperto dirigente avrebbe, come dire, massimizzato la messa a frutto delle proprie doti, realizzando la “trasformazione” di un contratto di locazione, in una ben diversa operazione di locazione finanziaria (leasing immobiliare), con l’intervento, a tal fine, della società SELMA del Gruppo Banca Popolare di Milano.
 
Sennonché, premesso che, in linea di principio e di merito, non si vede perché il Comune avrebbe avuto motivo di avvalersi di un leasing (vi ricorrono, in genere, operatori privati, i quali hanno il diritto di poter scaricare i relativi canoni come costi sul conto perdite e profitti e trarre così cospicui vantaggi fiscali, pagando cioè minori tasse), nel durante della conversione del contratto di affitto in contratto di leasing immobiliare, si è verificato un grosso inguacchio: rispetto al costo di costruzione degli immobili, circa 3 milioni di euro, sarebbe intervenuta, sia pure col suffragio di una perizia, una enorme sopravvalutazione degli edifici, al punto che si è poi arrivati a concludere un’operazione di leasing di ben 36 milioni d’euro.
Di conseguenza, il fornitore degli immobili - SOCOGE dei Fratelli Guagnano - avrebbe beneficiato di un madornale e ingiustificato introito, mentre il Comune di Lecce, subentrando alla Sogeco medesima nell’operazione di leasing, è stato chiamato a sostenere un canone ben più elevato di quello del semplice contratto di affitto, in mancanza dell’accollo della differenza da parte del Ministero. Un autentico salasso.
 
Questo è l’accaduto nella sua essenzialità, e però molti appaiono i punti di domanda e i nodi da sciogliere.

Il Naccarelli ha in principio sostenuto di aver fatto tutto da solo, in un secondo momento, nel corso dell’interrogatorio in carcere, ha detto che “sapevano” l’ex Sindaco Poli Bortone e il suo consulente giuridico.

 
Intanto, ben undici assessori della Giunta Poli Bortone, al governo cittadino all’epoca dell’operazione, hanno tenuto a dichiarare pubblicamente che non vi fu alcuna riunione di Giunta con all’ordine del giorno il progetto di acquisto degli edifici oggetto dell’inchiesta, né di essere mai stati informati delle condizioni del contratto di leasing e del prezzo pattuito.

Da parte loro, infine, l’ex Sindaco e l’ex Assessore alle Finanze, De Leo hanno affermato di attendere serenamente di essere sentiti dagli inquirenti.
Morale, qui si osserva la corsa, invero non originale, al “si salvi chi può”, sebbene prevalga in giro l’opinione che - per le mastodontiche dimensioni dell’affare, potenziale veicolo, addirittura, per un dissesto delle casse comunali – tutti gli amministratori in esercizio, della maggioranza e dell’opposizione, fossero a conoscenza della pratica, a prescindere da chi ha materialmente firmato carte ed atti. 
 

Ad ogni modo, oggettivamente, il problema non sta nella prevalenza delle aspettative per la salvaguardia di Tizio o di Caio, bensì nella necessità, anzi indispensabilità, di far chiarezza, totale chiarezza su basi concrete e reali: in virtù della anzidetta soprastima, si sono prodigiosamente materializzati straripanti torrenti di danaro, di danaro contante, di danaro sonante, a voler riecheggiare idealmente un oceanico concerto di nacchere (per ritornare al titolo di queste righe), danaro a milioni, se non addirittura a decine di milioni d’euro.
L’immensa fortuna è rimasta tutta nelle tasche dei costruttori, fornitori degli immobili? Ovvero, i predetti hanno dimostrato riconoscenza e gratitudine verso altri soggetti? E se così è stato, verso chi? Quali e quante sono state, diciamo, le regalie?

Non v’è alcun dubbio, la Magistratura e la Guardia di Finanza dispongono delle capacità e dei mezzi legittimi per rischiarare e rendere nitido lo scenario, e però, mai come in questo frangente, occorre che si proceda spediti e decisi, sino all’ultimo m millimetro del sentiero delle indagini.

Parallelamente, i giocatori della partita - imprenditori, politici, dirigenti amministrativi, dirigenti bancari - sono vivi e vegeti, molti tuttora in piena attività.
L’obiettivo è duplice, fare giustizia e cercare di porre rimedio al danno subito dal Comune di Lecce.

Può apparire retorica, ma basta con gli scandali, Lecce e il Salento hanno bisogno e diritto di ritornare ai meritati onori della cronaca, sulla scorta del proprio patrimonio di bellezze naturali e tesori storici e artistici e, ciò che più conta, della diffusa onestà degli abitanti.
 
 

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