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maurizio carena

maurizio carena

 la forza di cambiare le cose che posso cambiare
la serenita’ di accettare quelle che non posso cambiare
la speranza di riuscire a distinguere tra di esse

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  • Primo articolo giovedì 12 Dicembre 2008
  • Moderatore da sabato 01 Gennaio 2009
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Ultimi commenti

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 13:49
    maurizio carena

     Scopro, con rammarico, che tu hai detto la cosa piu’ importante di tutte, quella che io purtroppo non sono riuscito ad evidenziare con sufficiente chiarezza nel mio pezzo.

     Mi hai ricordato le parole di uno dei miei "maestri", Claudio Fracassi, che, intervistato recentemente in occasione di un convegno a Campobasso, diceva testualmente che "il diritto all’informazione, nell’era della comunicazione, che e’ quella che stiamo vivendo, e’ coincidente col diritto alla democrazia. Coincidente perche’ e’ attraverso l’esercizio del diritto all’informazione che si forma la coscienza di cio’ che avviene intorno a noi. Per cui, forse, e’ il diritto fondante di qualsiasi democrazia". Io, nel mio piccolo, mi permetterei di togliere l’ultimo l’avverbio.
     Bisognera’ lottare per un nuovo diritto all’informazione, proprio, paradossalmnte contro chi ne usurpa il nome: i quotidiani e la tv, i moderni organi di lavaggio del cervello.
     E non sara’ altro che la vecchia eterna lotta per la liberta’, che ogni generazione deve combattere, se non vuole vivere in catene poiche’, come la storia insegna, i diritti non si trasmettono, non si tramandano, non si tengono in naftalina o in un museo: o li si difende ogni giorno, in una lotta continua, o li si perde, lentamente ma inesorabilmente. Cio’ che accade oggi in questo Paese vecchio, corrotto, allo sbando.
     Grazie per il tuo intervento.
     saluti.
    m.c.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 09:21
    maurizio carena

     grazie.
    m.c.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 09:21
    maurizio carena

     sono d’accordo con te sul fatto che quello partecipativo sia il vero giornalismo che, come ricordava Federico Orlando, deve sempre essere "parte civile contro il palazzo".
     Pero’ non credo che noi "reporter della nuova generazione "portiamo la conoscienza"; piuttosto credo che sia un processo di fluire infinito, quello della conoscenza.
     I media tradizionali, corrotti e asserviti alla pubblicita’, si sono trasformati nel loro contrario, ma la conoscenza penso sia qualcosa che fluisce, che circola, che si reinventa e non puo’ essere "portata" altrimenti torniamo allo schema top-down dei mainstream.
     Non credo si tratti di lana caprina ma di sostanza.
     
     Riguardo alle cifre i mainstream non solo ne sbagliano a profusione, nell’indifferenza bovina dei loro lettori/telespettatori, ma spesso nemmeno rettificano, a differenza del giornalismo on line dove una bufala, piu’ o meno volontaria, dura non + di 6 minuti.

     Non credo, ma questo e’ un parere personale, nemmeno nell’obiettivita’.
     Credo che non esista.
     Ogni racconto, analisi, impaginazione, ogni detto e ogni NON detto, equivalgano sempre ad una scelta, ilk contrario dell’obiettivita’. Come direbbe Sartre, ogni uomo ha la sua posizione nel mondo in cui viene "gettato" e non e’ possibile farne a meno. Nemmeno per i comunicatori.
     Credo che si debba solamente dichiararlo: dire da che parte si vuole stare, perche’ si sta sempre da una qualche parte.
     Ma se qualcuno fosse in grado di dirmi cos’e’ l’obiettivita’ gliene sarei grato. L’ho cercata per 44 anni della mia vita senza trovarla mai. Credo non esista. Di piu’, visto coloro che se ne fregiano e la millantano la disprezzo proprio: credo sia l’alibi dei vigliacchi.
     Sarebbe piu’ utile dire chiaramente quali interessi si difendono, cosa che i servi mainstream non fanno mai, con la possibile eccezione del Manifesto, che infatti non e’ un mainstream. Ma siccome la miglior propaganda e’ quella meglio dissimulata le nostre "Pravde" nostrane si autodefiniscono "organi d’informazione" ed e’ una menzogna vincente. Almeno sin’ora. Vedremo per quanto.
     grazie per il tuo commento.
     saluti
     m.c.



  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 6 marzo 2009 18:52
    maurizio carena

     Quando leggo cose come questa mi sento sempre piu’ straniero, anzi direi estraneo, a questo Paese.
     Almeno tu 6 sincero e non ti nascondi dietro le parole, come politici e giornalisti.
     Detto cio’, visto che sono in molti a pensarla, sotto sotto, come te, pur non avendo il coraggio di dirlo, credo che l’esperimento storico chiamato Italia volga al termine; non siamo diventati un popolo, restiamo un grumo di tribu’ egoiste e inconciliabili, aliene alla democrazia, ognuno a adorare e difendere il proprio totem, senza futuro, senza speranza. Finiremo come la Jugoslavia. O come il Cile di Pinochet, che sembra piacerti molto. Buon pro vi faccia.
     saluti.
    m.c.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 6 marzo 2009 12:30
    maurizio carena

    complimenti per l’apologo.
    tu dovresti scrivere articoli, non solo commenti.
    saluti.
    m.c.


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