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maurizio carena

maurizio carena

 la forza di cambiare le cose che posso cambiare
la serenita’ di accettare quelle che non posso cambiare
la speranza di riuscire a distinguere tra di esse

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  • Primo articolo giovedì 12 Dicembre 2008
  • Moderatore da sabato 01 Gennaio 2009
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Ultimi commenti

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:39
    maurizio carena

     Cara Gloria, non hai trovato il mio pezzo tra gli articoli piu’ letti perche’ Agoravox mi ha censurato.

     Evidentemente il mio pezzo era scomodo. Non so se disturbava i banner o semplicemente non ricalcava l’ortodossia dei capi del sito. Ma, con eleganza e ipocrisia, lo hanno cancellato. Silenziosamente, coi metodi mafiosi del Corsera con Vulpio.

     Comunque cosa e’ veramente successo non lo sapremo mai poiche’ l’agenda setting del sito, il modo in cui vengono posizionati i pezzi e’ avvolta dal mistero. Figurati che non hanno nemmeno taggato il pezzo: di giornalismo questa settimana, secondo gli amministratori del sito, non si e’ parlato. Anche se un coglione qualunque (io) ci ha perso mezza giornata di lavoro.

     Gli ho persino inviato un messaggio nel forum. Mi hanno ignorato. Nemmeno il coraggio di dirmi: non ci piace cio’ che hai scritto (cosa che e’ nel loro diritto).

     Io non lavoro per chi non ha il coraggio delle proprie idee. Io non lavorero’ piu’ per agora’vox.

     Auguro a te una fortuna migliore, se vorrai continuare il cammino con questo sito e ti auguro di diventare una giornalista sempre piu’ in gamba. La stoffa mi pare che ce l’hai.
     saluti.
     m.c.
     
     

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:22
    maurizio carena

     Anch’io ho pensato dapprincipio ad una svista. Per questo ho scritto il messaggio a cui tu, cortesemente hai risposto; e notare che non era diretto a te.
     Purtroppo gli amministratori del sito e, per inciso, quello che l’ha letto, Francesco Raiola e il direttore, Francesco Piccinini, non hanno ritenuto di dovermi rispondere. Non l’hanno fatto in questa sede e poco male, visto che il mio pezzo non gli garbava. Gli basta censurarmi.
     Ma il giorno dopo (la mattina di oggi, domenica 8 c.m.) io ho inviato al forum del sito un breve esposto in cui ri-chiedevo lumi sul comportamento censorio di Agoravox. Silenzio. Ignorato da un silenzio assordante nella piu’ classica tradizione mainstream.

     Sono rimasto molto deluso dal comportamento in questione. Mi do’ dello stupido ora che ho capito in quale sito avevo riposto la mia fiducia: lavorare gratis, on line, per gente che ti censura. Questi devono andare a prendere lezioni da You tube e facebook, che alla censura di Agoravox gli ridono in faccia e, infatti, hanno molto piu’ seguito.

     Evidentemente gli amministratori di Agoravox sono piu’ interessati ai banner che all’onesta’ intellettuale.
     Nemmeno il coraggio di argomentare pubblicamente e/o rispondermi privatamente.
     Io credo che, dopo un tale atteggiamento censorio interrompero’ senz’alro l’impegno profuso fin’ora in tal sede.
     E mi attivero’ per divulgare la censura di Agora’vox, la sua miseriosa agenda setting che lascia ai suoi padroni il totale arbitrio sul lavoro dei reporter. Reporter che meriterebbero di essere trattati diversamente da come li sottometterebbe un mainstream. Anche perche’ lavorano gratis. I soldi dei banner vanno ai censori...da ridere!

     Addio Mabo e grazie di tutti i tuoi interventi. Confesso che fin quando non vedevo un tuo commento, mi sembrava che al pezzo mancasse qualcosa.
    m.c.


  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 18:46
    maurizio carena

     Quando vedo la sorte di articoli come questo resto perplesso.

    E’ stato proposto il 3 marzo, pubblicato ieri, venerdi’ sera, forse ultimo della giornata, inserito fuori dall’home page, nella rubrica specifica.
     Quindi, nonostante i numerosi voti e commenti raccolti in condizioni cosi’ (eufemisticamente) disagevoli, dopo la sua rimozione 24 ore dopo, e’ praticamente scomparso. L’articolo non compare ne’ tra i piu’ letti in generale, ne’ tra quelli (udite udite) della sua rubrica.
     Un articolo che puo’ magari non piacere, che sicuramente e’ poco ortodosso, scomodo, poco edificante per il giornalismo, ma che e’ costato ore di lavoro, che e’ argomentato, che prende, giusta o sbagliata, una posizione e stimola al dialogo ( o almeno tenta), ebbene tale articolo inspiegabilmente scompare da quello che dovrebbe essere un sito di giornalismo partecipativo.

     Certo, dovrei pensare che il pezzo non e’ interessato a nessuno, e cosi’ sara’, non pretendo di scrivere nulla di particolarmente interessante. 
     Cosi’ come si palesa l’incapacita’ di scrivere dell’autore; quasi certamente tale insuccesso e’ dovuto alla sua sintassi approssimata e alla sua grammatica abborracciata.

     Ma, al di la’ della mia mediocrita’, quando vedo nei piu’ letti di ieri pezzi sul calcio o su Microsoft di qualche decina di righe e pressoche’ senza commenti, senza contesto, senza pathos, mi resta la curiosita’ di sapere come funziona l’agenda setting di Agora’ vox, chi decide cosa, quando e, soprattutto, dove posizionare cosa.
     Non che ogni articolo debba essere un colto elzeviro, eppero’ non capisco la scala di valori.

     Ieri, se non ricordo male, lo spazio per il mio articolo nell’home page c’era, ma e’ rimasto vuoto. Chissa come mai?
     Oggi l’articolo scompare da ogni score. Non l’ha letto proprio nessuno? Mah...

     Purtroppo, e questa e’ una precisa critica che mi permetto di muovere, non c’e un disclaimer o un regolamento che permetta (a noi reporter) di comprendere in base a quali valori o valutazioni gli amministratori decidono l’agenda, ovvero l’ordine, dei pezzi.

     Cio’ oltre a permettere un evidente arbitrio, lascia nel dubbio non assicura pari visibilita’ ai pezzi. E’ come se ci fosse un caporedattore che decide cos’e’ e cosa NON e’ notiziabile: ma questo e’ il modus operandi dei mainstream.
     Mi piacerebbe riuscire a gettare uno sguardo in questi meccanismi esoterici che, pur legittimi, non mi sembrano eticamente accettabili.

     Scrivo queste considerazioni con rammarico e nella speranza di sbagliarmi.
     Diversamente dovrei pensare che la mia presenza in questi spazi e’ diventata scomoda e non gradita e siccome io non sono capace di scrivere pezzi su Bekham o Platinette, ne trarrei le conseguenze.

     Vedremo, se mai qualcuno mi vorra spiegare.
     E se anche nessuno lo facesse, sarebbe comunque una risposta. Eloquente. Come lo e’ sempre il silenzio.
     Ma spero di sbagliarmi.

     saluti.
    m.c.

     


  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 14:37
    maurizio carena

     Non avrei saputo dirlo meglio.
     Ancora grazie.
     saluti.
     m.c.

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 14:34
    maurizio carena

     Vedi Gloria, credo che tu faccia un errore di fondo, un enorme errore di fondo, anche se fa onore alla tua buona fede.
     Tu distingui, mi pare di capire, tra "giornalismo professionale" e "sistema", come se fossero due cose diverse. Ma oggi non c’e nulla di piu’ distante dalla realta’. Essi sono un unica cosa: IL SISTEMA DELLA PROPAGANDA, colonna portante del regime attuale, per mantenere la genter nell’ignoranza e nella disinformazione piu’ totali.

     Le cosiddette "democrazie", ovvero il capitalismo di stato nella versione occidentale dove si privatizzano gli utili e si socializzano le truffe e i default bancari, non potrebbero mai reggersi senza le pr dei mainstream.
     Tutto il sistema elettorale si basa sulla propaganda mainstream.
     Tutto il sistema politico - economico si basa sul lavaggio del cervello mainstream.
     Tutte le guerre di aggressione che i nostri criminali governanti fanno, stracciando l’art 11 della Costituzione, come per esempio in Afghanistan, non potrebbero esserci senza aver prima fomentato l’opinione pubblica con menzogne d’ogni tipo.
     
     Senza la cosiddetta "informazione" il regime italiano cadrebbe in pochi minuti. Immagina in prima serata Travaglio, Grillo, Di Pietro, la Guzzanti, Santoro, Bocca, Massimo Fini, Flores D’Arcais; tutte le sere, tutti i giorni, a dire la verita’. A reti unificate. Te l’immagini? Sarebbe la rivoluzione. Il regime non reggerebbe.

     Invece la gente come mia madre, che ha settant’anni, si imbeve di Fede e Riotta, ogni giorno, di ogni mese di ogni anno, me lo dici che idea puo’ farsi della realta? Io, purtroppo abito lontano e la vedo ogni tre mesi, ma mi sembra che parliamo di due pianeti diversi; poi smetto di discutere, le do un bacio e me ne vado, avvilito e senza speranza a domandarmi in che cazzo di Paese vivo. Ma e’ il Paese che vota le ronde e lo psiconano e in cui mi tocca vivere. sic.

     Questi media asserviti, questi giornalisti in ginocchio di fronte al potere: e’ questo il sistema. Questa "informazione" e’ il sistema.


     Quella Vanna Marchi al cubo che e’ il nano di Arcore, senza le sue tv, avrebbe gia’ fatto da un pezzo la fine del suo vergognoso mentore e sodale, Bettino Craxi. Questo e’ il punto, secondo me.
     Come nota acutamente Damiano Mazzotti, piu’ che un problema di informazione si tratta di un problema di democrazia. E senza informazione non c’e’, a mio avviso, democrazia. Parlo della democrazia sostanziale.

     Con la retorica della democrazia formale, invece, si riempiono la bocca e le pagine i mainstream, per continuare a prenderci per il culo. E pare che ci riescano, perche’ molti ancora non disprezzano i "giornalisti" mainstream come meriterebbero.

     Detto questo, oggi non ci sono piu’ editori puri, come sino a pochi decenni fa. Oggi ogni editore vuole usare il suo medium come una clava, per arricchirsi con qualunque menzogna o omissione.
     La stampa sarebbe un bel giornale, ma non leggerai mai una riga contro gli Agnelli.
     Corsera non parlera’ mai delle truffe della sua banca di riferimento.
     Il sole24 ore avra’ delle bellissime analisi macroeconomiche, ma le sue fonti saranno sempre e solo Confindustria e i suoi articoli marchette alle assicurazioni e alle banche (proprietarie).
     E lo stesso vale per Repubblica e per tutti gli altri.
     Servono solo i loro padroni. E il problema e’ che, siccome siamo sempre piu’ in monopolio, i padroni sono sempre meno. E parlo del quarto potere, perche’ in Italia la tv e’ a livelli di Corea del Nord.

     Perche’ tu puoi essere la piu’ grande delle redattrici, addirittura direttrice di un mainstream, ma se devi vedertela con un editore prono agli inserzionisti, e/o che non condivide il tuo impegno o i tuoi principi, non puoi fare proprio niente. Spero che tu non debba sperimentarlo.
     credi che mi sbagli?
     saluti.
     m.c.
     









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