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L’acqua è un diritto umano, non una merce

Sabato 20 marzo, a Roma, il Forum Nazionale dei Movimenti organizza una manifestazione in difesa dell’acqua pubblica.

L'acqua è un diritto umano, non una merce

Sono quasi un centinaio i movimenti e le associazioni che promuovono la manifestazione che avrà luogo sabato a Roma, per difendere il bene comune dall’ennesima aggressione neoliberista e promuovere il referendum contro la legge nazionale di privatizzazione.
 
Nella fattispecie il bene comune è l’acqua, da difendere dal famigerato Decreto Ronchi, (DL 135/09, convertito in legge, con la fiducia, il 19 novembre 2009). 
 
Tale decreto vorrebbe continuare ad ampliare il processo eufemisticamente chiamato dal regime "liberalizzazione dei servizi" ma che altro non è che una pura e semplice privatizzazione, che già da una quindicina d’anni, con la scusa di "migliorare i servizi", sta svendendo alla speculazione privata una quota sempre più ampia di beni di primaria rilevanza sociale.
 
Alex Zanotelli ci ricorda come prima del Decreto Ronchi fosse stato lo stesso ministro delle finanze, Tremonti, col Decreto Legge n 112 (art 23 bis), del 5 agosto 2008 a mettere nero su bianco che la gestione dei servizi idrici avrebbe dovuto essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica, senza tenere in alcun conto le quattrocentomila firme raccolte in difesa dell’acqua pubblica, nonché le estenuanti lotte di numerosi comuni italiani che si sono sempre rifiutati di trasformarsi in cda di multinazionali. Multinazionali interessate solo a sfruttare e a speculare su un bene come l’acqua, un bene che dovrebbe non essere vittima delle logiche capitalistiche e che la stessa ONU equipara a un diritto umano fondamentale.
 
Ma il linguaggio del ministro non deve trarre in inganno.
 
Gli spin doctors scelgono con cura le parole con cui imbrogliare la popolazione, i mainstream asserviti ripetono le menzogne orgniche a ciò che Jan Ziegler ha magistralmente definito l’attuale "privatizzazione del mondo" e spesso amministrazioni locali corrotte o conniventi creano un cortocircuito inesorabile, dove, al di là delle dichiarazioni ufficiali, l’unico obiettivo è l’arricchimento delle élite e la progressiva pauperizzazione della popolazione, l’erosione dei servizi pubblici, dei diritti, della stessa vita.
 
Ma in realtà si vuole solo fare soldi con quello che dovrebbe essere un diritto umano fondamentale. Di questo si tratta e null’altro.
 
E’ in tale cornice che si colloca l’attuale tentativo di affidare al capitale speculativo privato la gestione delle risorse idriche del Paese.
 
Il linguaggio di regime la chiama "liberalizzazione". Tradotto significa "privatizzazione". E’ bene che ciò sia chiaro.
 
I gazzettieri prezzolati dagli editori continuano a lavorare ai fianchi la consapevolezza di un’opinione pubblica frettolosa e distratta, quando non colpevolmente ignorante, vaniloquendo su presunti "sprechi" della gestione pubblica dell’acqua.
 
E’ solo un pretesto.
 
Lo sporco pretesto di chi è in malafede, di un sistema economico fondato sull’avidità e sulla forza, sulla speculazione e sulla finanza. Lo sporco pretesto di chi non dice alla popolazione che dovunque nel pianeta l’acqua sia caduta in mano al capitale privato essa è aumentata nel costo e peggiorata nel suo accesso.
 
Lo sporco pretesto di chi tace di come, per esempio, la Veolia, dopo essere entrata in possesso della rete idrica di Aprilia, abbia triplicato le bollette.
 
Lo sporco pretesto di chi tace di come persino Parigi, dopo decenni di gestione privatistica, sia tornata all’acqua pubblica, in compagnia di una cinquantina di altre importanti municipalità, consapevoli che una gestione diretta permette di risparmiare sui dividendi da versare agli azionisti (Marc Laimé, Le Monde Diplomatique, nov 2008).
 
In realtà la privatizzazione dell’acqua serve solo ad ingrassare la finanza, ad incentivare la speculazione, a pauperizzare il servizio.
 
In tutto il mondo, dietro lo slogan delle "liberalizzazioni dei servizi", (ciò che il WTO chiama "riforme strutturali"), i costi sono aumentati, il servizio è scaduto, il personale è stato licenziato e i dividendi dei ricchi che vivono parassitariamente staccando le cedole sono aumentati.
 
Poveri sempre più poveri. Ricchi sempre più ricchi. La foto del pianeta oggi. E il caso dell’acqua è assolutamente emblematico.
 
La trasformazione dell’acqua in merce è implicita in un sistema economico crudele che vorrebbe tutto il pianeta ridotto a merce. E non stupisce che il decreto che pretenderebbe di sancire la privatizzazione dell’acqua a livello nazionale venga avanzata dal governo più corrotto della storia di questo Paese. Tout se tient.
 
Riccardo Petrella afferma che la privatizzazione dell’acqua è uno scandalo. Dietro la privatizzazione del servizio c’è la privatizzazione del bene stesso, c’è la riduzione degli esseri umani a semplici consumatori, consumatori che se non pagano le bollette non esistono.
 
Beppe Grillo ha inserito l’acqua pubblica al primo punto del programma al quale devono ispirarsi le sue "liste a 5 stelle".
 
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Un miliardo di persone beve acqua non sicura.
 
5000 bambini muoiono ogni giorno per malattie trasmesse dall’acqua.
 
Un abitante su due di questo pianeta vive senza fognature.
 
Ogni italiano usa ogni giorno giorno più di 200 litri di acqua potabile, di cui circa un terzo per accompagnare il deflusso delle proprie deiezioni.
 
Una famiglia africana, in media, usa 20 litri d’acqua al giorno. (fonte)
 
Il riciclo dell’acqua in Italia è pari a zero.
 
Se invece che essere pervasi unicamente dal senso degli affari, ci fosse rimasto un minimo di umanità, allora non cercheremmo di privatizzare la nostra acqua pubblica ma, al contrario, incentiveremmo le risorse idriche dei Paesi meno sviluppati e meno ricchi.
 
Invece le criminali élite che occupano gli esecutivi dei Paesi più ricchi del mondo, non paghe di succhiare il sangue di tre continenti, tentano di "terzomondizzare" le stesse popolazioni occidentali.
 
E’ in questo contesto che si situa l’aggressione all’acqua pubblica del regime berlusconiano e del suo comitato d’affari che eufemisticamente si autodefinisce "governo". "Governo Spa" sarebbe più pertinente.
 
Persino Obama, il presidente del Paese più capitalista del mondo, cerca di introdurre una riforma in senso socialista della sanità USA.... A guardare l’Italia del XXI secolo c’è di che restare basiti! Altro che Caligola, che nominava senatore il suo cavallo... c’è da rimpiangerlo. Almeno gli antichi romani gli acquedotti li avevano e, fatte le debite proporzioni, funzionavano molto meglio di quelli di oggi.
 
Ci tornano in mente le bellissime parole di uno scrittore napoletano, Antonio Scurati, che, a proposito della privatizzazione dell’acqua, parla (riecheggiando Bauman) di "fine del sentimento di comunità": "Tutti gli individui assistono al grande talk show della vita privatizzata soli con i loro problemi e, quando lo spettacolo finisce, si ritrovano sprofondati nella loro solitudine, immersi nel buio di una stanza in subaffitto, davanti a un televisore sintonizzato su di un canale morto".
 
Questo regime e le sue tv sono "un televisore sintonizzato su un canale morto".
Ci stanno trasformando in alienati che hanno perduto ogni contatto con la madre Terra e i suoi elementi più fondamentali ed insostituibili.
 
Per 7000 anni l’uomo agricoltore ha considerato l’acqua con rispetto e venerazione, talvolta una divinità. Pochi decenni di neoliberismo la vorrebbero trasformare in una prostituta utile solo all’arricchimento di pochi. E poi lo chiamiamo "progresso".
 
E intanto, mentre distruggiamo il pianeta, prepariamo il terreno alle guerre per l’acqua prossime venture.
 
Noi amiamo la vita. Per questo saremo a Roma, sabato 20 marzo, per difendere l’acqua pubblica. Per difendere la nostra vita e quella delle generazioni future, nella speranza che possano mai perdonarci.

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