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Saviano: così lo uccidono

Fuori dal teatro Morlacchi di Perugia c’erano un migliaio di persone in coda dalle tre del pomeriggio. Una fila che alle sette ricordava più un accampamento, con la gente buttata per terra, le pizze, le bottiglie. Eravamo tutti lì, stanchi ma speranzosi, per vedere Saviano e Al Gore, strana coppia accomunata dall’impegno per la libertà di informazione.

Ragazzi delle scuole superiori, soprattutto, giovanissimi che vedono in Roberto Saviano una possibilità, uno strappo nella cappa grigia che opprime il loro futuro in Italia. Ho cercato di spiegarlo ad un amico straniero, per noi Saviano non rappresenta soltanto uno che denuncia la mafia, ma è il simbolo dell’opposizione alla corruzione e all’omertà che oggi dominano il nostro Paese, una mafia in senso allaragato a cui partecipano la politica, i media, i colossi economici. Guai a chi ce lo tocca.

Anche io ero emozionata all’idea di ascoltare dal vivo l’autore di Gomorra, e come gli altri mi sono alzata in piedi per applaudirlo, per rendere onore al suo coraggio. Ma all’uscita dal teatro ero delusa, un po’ arrabbiata.

Perché non valeva la pena di aspettare tutto quel tempo al freddo per uno spettacolo del genere, e perché anche se molti non se ne sono accorti, ci stanno portando via il nostro Saviano.

La camorra non può ucciderlo, non ora e non nel prossimo futuro: troppa polizia, troppo amore lo circondano. Ma purtroppo, anche troppi soldi.

Se ne sono accorti gli editori, se n’è accorta Current Tv, che ha fatto della sua faccia un brand di sicuro successo. Il discorso di Al Gore, ieri sera, non è stato altro che un lungo spot pubblicitario per la sua televisione, in Italia visibile solo su Sky Tv, che dal canto suo si è presa spazio comparendo diverse volte nelle parole del Premio Nobel come della moderatrice. Contenuti pochi e banali, che non vale neppure la pena ricordare. Notevole solo l’atteggiamento sul palco, così americano, quel suo aizzare le folle con frasi a effetto che ricordava un po’ quelle di certi predicatori televisivi. Gli perdoniamo di aver tirato in ballo con superficialità Milena Gabanelli ed Enzo Biagi, paragonando liberamente il loro lavoro a quello di Current; anche se nessuno ha creduto per un secondo che sapesse davvero di chi stava parlando, né che il pacato e sobrio Enzo avrebbe gradito un simile accostamento. Glielo perdoniamo perché nel suo fare artificioso c’era una scintilla di spontaneità che lo ha reso finanche simpatico.

Ma Saviano, non ce lo dovevano toccare. Non con quel brutto spot così cool, che pareva la sigla di CSI Miami, non con quell’immagine di una folla con un solo viso, il suo. Quella foto, tutti col viso di Saviano, ricordava un’altra immagine, la prima che uscì in suo sostegno, con la sua faccia composta da un puzzle di tanti volti diversi. L’effetto di senso, però, è ben altro: mentre nel primo caso i cittadini “ci mettevano la faccia”, mantenendo la propria identità e partecipando ad un ideale collettivo, stavolta sono solo corpi senza testa, che indossano una maschera. Non è più rappresentato il senso di responsabilità, e un corpo senza volto è anche senza cervello.

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