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Le carte truccate della politica

In uno stato capitalista non vi può essere democrazia, in quanto la grande maggioranza dei mezzi di produzione, le terre migliori, i mezzi di informazione, le banche, gli studi professionali, i negozi, sono già in salde mani, hanno il loro sindacato unico (la Confindustria) e il loro partito (il PDL), godono dell’appoggio totale della Chiesa, mentre le classi sociali subalterne non possiedono niente, non hanno un partito che le rappresenti, sono ridicolmente divise in tanti sindacatini, e pur rappresentando almeno il 50% della popolazione, non hanno loro eletti in Parlamento.

La farsa elettorale è una impari corsa tra chi parte a cavallo e chi va a piedi, e chiamare ciò democrazia è da mascalzoni.

L’economia capitalista con i suoi profondi intrecci tra affari e politica, con la sua collusione con le mafie, con l’aiuto dei preti, non può essere sconfitta con il voto, in quanto buona parte degli italiani dipendono da essa. Il loro interesse è quello di conservare lo “status quo” e, in assenza di una credibile alternativa, gli operai votano per il padrone e fanno il tifo per lui. I poveri, i precari, i disoccupati, i diseredati, trovano sul territorio solo la chiesa a dargli una mano e una elemosina, a patto che si rassegnino alla loro condizione, tanto saranno premiati nella vita eterna.

Il blocco storico tra capitale, mafia, massoneria, Chiesa, è realtà da sempre, e oggi si è accentuato solo perché non c’è più una opposizione antagonista, né esiste più un partito che abbia la fiducia e il radicamento tra le masse.

Il gioco elettorale si vince controllando la formazione delle idee di quelle persone che non leggono libri né giornali, che si abbeverano alla Tv, che vivono i loro rapporti sociali al bar o allo stadio, e, visto che hanno subito nei loro quartieri l’assalto della immigrazione, al primo che gli fa un manifesto come quello della Lega con su scritto: PADRONI A CASA NOSTRA, gli danno il voto, dimenticando che proprio gli imprenditori del Nord sono responsabili di aver assunto milioni di immigrati in una economia che oggi non tira più.

Se sommiamo questa massa di ignoranti, comunque addomesticata dalle televisioni e dai preti, a coloro che invece hanno un interesse economico a mantenere la società come è strutturata oggi, ecco fatta la maggioranza elettorale.

Ho la netta percezione che le parole socialismo e comunismo, e nemmeno la più generica “sinistra” siano più spendibili per una opposizione al sistema di potere della destra, sputtanate dallo storia di fallimento, di complicità con la destra (vedi Craxi che consegna il monopolio TV a Berlusconi), di perdita di identità, di perdita di rapporto con il territorio e la gente, fino al fenomeno CINA, che passa dal comunismo al capitalismo trattando gli operai e l’ambiente come il peggiore dei padroni.

L’unico spazio politico, che si è aperto con le ultime elezioni europee, appare quello del 15% dei voti, in Francia, al movimento ambientalista animato da Cohn-Bendit, che propone il vero terreno su cui rifondare una opposizione al capitalismo, che è quello di costruire una nuova economia volta soprattutto a soddisfare i consumi interni, sostenibile dall’ecosistema, volta a tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, attraverso la priorità dell’autosufficienza alimentare e di quella energetica, da ottenere con le avanzate tecnologie rinnovabili, diffuse su tutto il territorio.

Solo una proposta complessiva e alternativa di questo tipo può incrinare il consenso verso una società capitalista in crisi sistemica, da bancarotta, che distrugge l’ambiente al punto che già scarseggiano alcune risorse che la natura non è in grado di riprodurre.

Contrapporre la sostenibilità al consumismo, il piccolo modo di produrre alla globalizzazione, la diminuzione delle nascite allo sviluppo infinito, le energie rinnovabili a quelle fossili (uranio compreso), la lotta biologica integrata al posto della chimica in agricoltura (cibi biologici per tutti), divieto di importazione per legnami provenienti da foreste equatoriali primarie, diminuzione dello sforzo di pesca industriale che sta desertificando i mari, riduzione drastica delle spese militari, sono tutti obiettivi giusti ed etici, che possono costruire una nuova identità politica da contrapporre all’arcaico e predatorio capitalismo.

Commenti all'articolo

  • Di Karim METREF (---.---.---.237) 12 giugno 2009 11:38
    Karim METREF

    Caro Paolo Degregorio, 
    Mi piace questo tuo pezzo. Su tante cose siamo sulla stessa linea. Nella mia riflessione sulla democrazia liberale (http://karim-metref.over-blog.org/a...) troverai tanti aspetti, da te citati qua in modo chiaro e conciso.
    L’unica cosa che mi vede un po’ perplesso è il modo in cui affronti il tema "Immigrazione". Sia in questo sia nel tuo precedente articolo sulle destre xenofobe, tu lo consideri come "il problema". Fin qua potrei anche essere d’accordo con te. Io stesso che sono immigrato, sono contro chi cerca di descrivere il fenomeno delle migrazioni come una cosa positiva. Non è positiva per niente. E questo lo vado ovunque a sputtare in faccia agli ipocriti del PD e altri "leccaculi" dei padroni che vanno in giro a raccontare che l’imigrazione è buona perchè è una risorsa per l’economia. "Vaffanculo! Non voglio essere una risorsa per la tua economia di merda. Voglio vivere in pace nel mio paese, tra i miei cari." Perchè una donna ukraina dovrebbe lasciare il suo figlio solo per accudire il figlio di una donna italiana che a suo turno non riesce ad acudire il suo perchè ha degli orari impossibili? Perchè un giovane che nasce a Dakar deve avere per unica speranza nella vita, quella di attraversare il deserto a piedi poi il mare su un barcone, per venire a vendere accendini a Borgo Che-ne-so-io? 
    Ma quando leggo i tuoi interventi se mi metto nella pelle dell’operaio italiano medio non arrivo al fondo del problema. Se leggo "lassalto della immigrazione", vedo l’immagine di un immigrato con il coltello tra i denti che assalta la nave del mio fragile benessere. L’immigrato non diventa compagno di disgrazia ma fonte del problema. 
    Non so se l’intento tuo era questo, ma è questo che ne traggo leggendo il modo in cui ti riferisce al fenomeno immigrazione. 

    Considerare chi arriva da te come un fenomeno di disturbo per il tuo piccolo benessere, una minaccia per la tua paga, la tua macchinina, le tue ferie pagate, il tuo appartamentino, il tuo televisore al plasma... è uno sguardo incompleto, miope ed egocentrico. 
    Il tuo piccolo benessere era frutto anche del mio malessere. Gli stessi padroni che qui ti davano una buona paga e le ferie pagate, stavano devastando il mio territorio per ormai tre secoli ininterrotti.Se oggi sono qua perché l’hanno voluto loro. A loro servo qua e non più là. Così come a te ti sposteranno ogni volta che ne avranno bisogno. L’unico modo di opporsi a questo uso strumentale degli esseri umani a questa devastazione di tutti i territori, non solo di quelli dei paesi ricchi, è di opporsi tutti insieme. E non di prendersi a botte tra poveri e più poveri.
    Siccome tu spieghi bene che le destre da una parte appoggiano i padroni che importano masse di mano d’opera a buon mercato e dall’altra parte usano questo fenomeno per rafforzarsi. Dovresti anche stare attento al tuo linguaggio. Perché è più semplice trovare un capro espiatorio debole che prendersela con i padroni del mondo. E le tue parole potrebbero rafforzare questa tendenza presso il lettore.
  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.8) 12 giugno 2009 13:57
    Damiano Mazzotti

    Vedete... Se la gente non venisse distratta dai vari cazzoni prezzolati, arriverebbero a capire che l’origine di tutti i mali e le guerre è il disequilibrio causato dall’aumento incontrollato della popolazione umana...
    basterebbe iniziare a controllare le nascite e smetterla di riprodurrsi come gli animali, che poi quando sono in eccesso muoiono di fame e di epidemie...

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