Fabbricavano
prove false: 11 carabinieri indagati.
Perquisizioni
col trucco, anzi con sorpresa. Undici carabinieri sono finiti sotto inchiesta
per aver aggiustato alcune perquisizioni facendo trovare, ad arte, fucili e
pistole nell’auto o in casa di alcuni malcapitati. In questo modo, secondo il
Pubblico Ministero Barbara Callari, sono riusciti a portare a termine con
successo almeno quattro operazioni, con tanto di arresti, denunce e conferenze
stampa finali. Ma dice l’accusa, hanno commesso un errore: hanno usato sempre
le stesse armi, fucili e pistole con la matricola abrasa che entravano e
uscivano dal deposito dei corpi di reato con estrema facilità. Ora dovranno
rispondere delle accuse di falso ideologico e materiale, calunnia e violazione
della legge sul controllo delle armi, davanti al GIP Mario Gentile.
La schifezza della ruota della giustizia
va inquadrata anche nei solerti funzionari della Polizia Giudiziaria che pur di
ottenere qualche promozione o apparire nelle cronache giudiziarie, magari in
televisione, inducono, ingannano, seducono, speculano, imbrogliano, falsificano
tutto quello che poi dovrebbe istruire un processo e quando, suo malgrado, il
giudice dovrebbe assolvere una persona innocente, opta in difesa del Pubblico Ministero
inficiato da quei lazzaroni che andrebbero puniti severamente e tolti dalla
faccia della loro funzione perché macchiati da uno dei peggiori reati al mondo:
far carcerare una persona con false prove.
Pochi sanno che la figura del Pubblico
Ministero non dovrebbe essere più quella dello spauracchio inquirente di un
tempo remoto che doveva, per dovere d’ufficio, chiedere la condanna
dell’imputato. Questa figura è stata riformata da parecchi anni e mai attuata,
se pur indirizzata nella sua riforma strutturale che obbliga il Pubblico
Ministero con l’incarico di punta di diamante della città in cui opera, di
adoperarsi in misura onesta nel chiedere e raccogliere anche elementi a favore
della persona sottoposta a delle indagini operate della Polizia Giudiziaria, in
virtù dell’articolo 358 del c.p.p. quasi mai attuato dalle varie Procure della
Repubblica.
“Il Pubblico Ministero ha l’obbligo di svolgere altresì sui fatti e
circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini.” Recita la nostra
giurisprudenza.
Oggi la prova si forma al processo non più nell’istruttoria, dove si
valutavano le prove nella sua interezza dei
fatti dall’allora Giudice Istruttore, una delle norme che non doveva essere
abolita con l’emanazione del nuovo codice di procedura penale emanato nel 1989
che ha eliminato il vecchio Giudice Istruttore, sostituendolo con quello del
GIP definendolo giudice terziale a garanzia dell’imputato. Una figura troppo
debole che è sistematicamente sovrastata e terrorizzata dal potere del Pubblico
ministero.
Il
caso del pentito Sacarantino non è un evento giuridico casuale, ma la punta di
un iceberg che si squaglia come neve al sole, laddove la legge penale perde di
coniugazione abbandona il diritto per abbracciare l’imperativo: giusto, onesto,
innocente o colpevole che tu sia, se sei destinato al sacrificio, sarai
colpevole a priori!
Non è un caso che anche questo pseudo
pentito, sia stato manovrato, anch’esso minacciato da funzionari delle forze
dell’ordine al punto di far arrestare 7 persone condannate all’ergastolo
ingiustamente poi, i giudici decidenti e giudicanti, sono stati indotti a
scarcerare questi accusati da un falso pentito costruito ad hoc da solerti funzionari di Stato.
Con questo, non intendo mettere sott’accusa
tutti i Pubblici Ministeri, ci mancherebbe, tuttavia, a mio parere, il caso di Giuseppe
Gulotta, non va inquadrato nella responsabilità dei magistrati decidenti o
giudicanti, ma dal magistrato inquirente che ha “abboccato” alle false prove
procurate dai suoi collaboratori e, nel caso specifico, non si è curato
minimamente di valutare attentamente, come sono state procurate e questo è
grave da parte di un P.M..
Sono perfettamente d’accordo con l’idea
della separazione delle carriere, meno sulla responsabilità dei giudici, atteso
che, non venga in via definitiva, modificato il potere del P.M.