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Commento di

su Riconosciuto innocente dopo 21 anni di carcere... erano gli anni delle trame nere


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24 febbraio 2012 10:22

 

Fabbricavano prove false: 11 carabinieri indagati.

Perquisizioni col trucco, anzi con sorpresa. Undici carabinieri sono finiti sotto inchiesta per aver aggiustato alcune perquisizioni facendo trovare, ad arte, fucili e pistole nell’auto o in casa di alcuni malcapitati. In questo modo, secondo il Pubblico Ministero Barbara Callari, sono riusciti a portare a termine con successo almeno quattro operazioni, con tanto di arresti, denunce e conferenze stampa finali. Ma dice l’accusa, hanno commesso un errore: hanno usato sempre le stesse armi, fucili e pistole con la matricola abrasa che entravano e uscivano dal deposito dei corpi di reato con estrema facilità. Ora dovranno rispondere delle accuse di falso ideologico e materiale, calunnia e violazione della legge sul controllo delle armi, davanti al GIP Mario Gentile.

La schifezza della ruota della giustizia va inquadrata anche nei solerti funzionari della Polizia Giudiziaria che pur di ottenere qualche promozione o apparire nelle cronache giudiziarie, magari in televisione, inducono, ingannano, seducono, speculano, imbrogliano, falsificano tutto quello che poi dovrebbe istruire un processo e quando, suo malgrado, il giudice dovrebbe assolvere una persona innocente, opta in difesa del Pubblico Ministero inficiato da quei lazzaroni che andrebbero puniti severamente e tolti dalla faccia della loro funzione perché macchiati da uno dei peggiori reati al mondo: far carcerare una persona con false prove.

Pochi sanno che la figura del Pubblico Ministero non dovrebbe essere più quella dello spauracchio inquirente di un tempo remoto che doveva, per dovere d’ufficio, chiedere la condanna dell’imputato. Questa figura è stata riformata da parecchi anni e mai attuata, se pur indirizzata nella sua riforma strutturale che obbliga il Pubblico Ministero con l’incarico di punta di diamante della città in cui opera, di adoperarsi in misura onesta nel chiedere e raccogliere anche elementi a favore della persona sottoposta a delle indagini operate della Polizia Giudiziaria, in virtù dell’articolo 358 del c.p.p. quasi mai attuato dalle varie Procure della Repubblica.

  “Il Pubblico Ministero ha l’obbligo di svolgere altresì sui fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini.” Recita la nostra giurisprudenza.

  Oggi la prova si forma al processo non più nell’istruttoria, dove si valutavano le prove nella sua interezza  dei fatti dall’allora Giudice Istruttore, una delle norme che non doveva essere abolita con l’emanazione del nuovo codice di procedura penale emanato nel 1989 che ha eliminato il vecchio Giudice Istruttore, sostituendolo con quello del GIP definendolo giudice terziale a garanzia dell’imputato. Una figura troppo debole che è sistematicamente sovrastata e terrorizzata dal potere del Pubblico ministero.

 Il caso del pentito Sacarantino non è un evento giuridico casuale, ma la punta di un iceberg che si squaglia come neve al sole, laddove la legge penale perde di coniugazione abbandona il diritto per abbracciare l’imperativo: giusto, onesto, innocente o colpevole che tu sia, se sei destinato al sacrificio, sarai colpevole a priori!

Non è un caso che anche questo pseudo pentito, sia stato manovrato, anch’esso minacciato da funzionari delle forze dell’ordine al punto di far arrestare 7 persone condannate all’ergastolo ingiustamente poi, i giudici decidenti e giudicanti, sono stati indotti a scarcerare questi accusati da un falso pentito costruito ad hoc da solerti funzionari di Stato.

Con questo, non intendo mettere sott’accusa tutti i Pubblici Ministeri, ci mancherebbe, tuttavia, a mio parere, il caso di Giuseppe Gulotta, non va inquadrato nella responsabilità dei magistrati decidenti o giudicanti, ma dal magistrato inquirente che ha “abboccato” alle false prove procurate dai suoi collaboratori e, nel caso specifico, non si è curato minimamente di valutare attentamente, come sono state procurate e questo è grave da parte di un P.M..

Sono perfettamente d’accordo con l’idea della separazione delle carriere, meno sulla responsabilità dei giudici, atteso che, non venga in via definitiva, modificato il potere del P.M.    


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