William Daniels, il reporter scampato alle bombe siriane racconta l’incubo della fuga

Francia. Il reporter e fotografo William Daniels, rientrato in Francia il 2 marzo racconta l'incubo della fuga e afferma: "Non ho mai visto forze francesi durante questa operazione. Siamo stati sempre con dei ribelli Siriani. Dobbiamo quest'operazione soltanto ai gruppi ribelli." Il fotografo, rientrato in Francia dal Libano con la sua collega Edith Bouvier ferita ad una gamba, ha raccontato lunedì a France Info e France Inter il loro tentativo fallimentare di lasciare Homs, in Siria, percorrendo un tunnel, e l'esperienza del rimpatrio.
Il racconto del giornalista è molto concitato; racconta l'accaduto come se stesse rivivendo la scena. C'era stato un primo tentativo di fuga attraverso un tunnel, "un'operazione abbastanza semplice", non però per Edith, ferita ad una gamba.
"Bisogna prepararla, la piazziamo su una barella e la leghiamo stretta. Dobbiamo trasportarla attraverso un buco e poi portarla lungo il tunnel che misura poco più di un 1 metro e 50 di altezza" dunque non si tratta esattamente di un gioco da ragazzi per chi porta una barella e deve stare "piegato in due", specifica Daniels.
"Ci avremmo messo più o meno tre ore e mentre trasportavamo Edith a fatica eravamo talmente lenti che venivamo sorpassati da parecchie persone, civili che scappavano, bambini, donne che fuggivano attraverso il tunnel".
Il via vai durato parecchie ore ha creato gran confusione all'uscita "ragion per cui l'esercito è finito con l'intervenire".
Il giornalista descrive la paura delle persone che fuggivano e dei Siriani che portavano la barella sulla quale era stesa la sua collega: "L'ultimo siriano che era con noi ci ha dato il suo kalashnikov e ci ha detto: ''Tornerò, tornerò non temete, state attenti, proteggetevi il naso' - perché aveva paura dei gas chimici - poi se n'è andato".
L'incubo sembrava non aver mai fine: "Non sapevamo come uscirne, eravamo soli", ha aggiunto il giornalista. Attraverso le sue parole la scena appare nitida davanti ai nostri occhi. La soluzione arriva da un ribelle: "Era venuto a tentare di recuperare dei feriti con una vecchia moto. Ci sono delle moto lungo i tunnel e se ne servono per trasportare le persone. Ce ne sono tre su questa moto, c'è del fango e si scivola. La moto non riesce a proseguire diritto, Edith va a sbattere e le si apre una ferita in testa, sanguina", allora si torna a Baba Amr (quartiere di Homs), verso l'ospedale.
A proposito del rimpatrio William Daniels ha speigato che lui ed Edith erano stati separati per qualche minuto, lui su di una moto e lei sopra un camion. I due giornalisti erano stati affidati a dei Siriani e accolti "in case dove le persone erano fantastiche, riconoscevano Edith e la chiamavano per nome".
Ancora: "Possiamo mangiare e soprattutto non abbiamo più bombe che ci piombano addosso, ci sentiamo un po' meglio, anche se siamo molto angosciati,[...] non sappiamo cosa accadrà, se le persone che ci aiutanto riusciranno a passare e noi con loro. E' tutto molto angosciante ma almeno non rischiamo di venir colpiti da altre bombe e ci allontaniamo da Baba Amr".
"Durante tutto il tragitto non possiamo contattare nessuno perché non possiamo collegarci ad internet, le linee telefoniche sono bloccate ", ha proseguito Daniels. "Anche se avessimo un telefono satellitare, non potremmo utilizzarlo perché possono localizzarci molto facilmente". E questa era una delle loro paure più grandi: "Ci dicevamo che erano diversi giorni che le nostre famiglie e le autorità non ricevevano nostre notizie''.
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