Arrestato Biram Dah Abeid, leader del Movimento abolizionista contro la schiavitù in Mauritania
Mauritania - sabato 28 aprile verso le 22 è stato arrestato a Nouakchott Biram Dah Abeid, Presidente dell'IRA (Initiative de Resurgence du mouvement Abolitionniste de Mauritanie) un'organizzazione che da anni si batte contro la schiavitù che, pur essendo stata abolita nel 1981 e penalizzata nel 2007 viene di fatto ancora praticata ai danni del popolo haratin. Con lui arrestati anche gli attivisti Abidine Maatalla et Diarra Jacoub.
Il fatto. Venerdì scorso il leader haratin aveva boicottato la moschea di Nouakcott in segno di protesta contro il rito malikita largamente praticato in alcune zone della Mauritania e che, secondo Dah Abeid legittima la pratica della schiavitù. Per queste ragioni i militanti abolizionisti hanno simbolicamente dato fuoco ad alcuni libri di riferimento per la giurisprudenza islamica: "Mi assumo tutte le conseguenza di questo gesto" - aveva dichiarato Dah Abeid in un'intervista per La Tribune rilasciata poche ore prima l'arresto: "Questi libri non sono un riferimento per l'Islam – ha spiegato il leader per giustificare il suo gesto - "ma piuttosto un riferimento per una letteratura negriera alla quale i gruppi dominanti hanno impresso il marchio dell'islamismo nel corso degli ultimi secoli. L'Islam non ha niente a che fare con queste pratiche schiaviste inumane e ignobili alle quali gli schiavi e i neri sono stati sommessi".
Una strumentalizzazione dunque perpetrata dai gruppi dominanti per mantenere le loro posizioni di benessere e i loro privilegi. Secondo Dah Abeid "se la schiavitù è proibita dal parlamento mauritano, questo vuol dire che il parlamento mauritano deve proibire questi libri che fanno apologia dello schiavismo, quella stessa apologia che è stata condannata dalle leggi che i deputati in persona hanno votato. Questa è ipocrisia".
Le fonti ufficiali mauritane hanno fermamente condannato il gesto bollandolo come atto sacrilego; l'Imam ach-Châfi'i ha dichiarato: "Queste erano le opere più autentiche dopo il libro di Dio e il Mouwatta de Mâlik", mentre una dozzina di manifestanti si è riunita davanti il palazzo presidenziale per esigere una punizione esemplare per i ribelli. Il presidente mauritano Mohamed Ould Abdel Aziz ha promesso loro di fare il necessario.
Ma qual è il paradosso di questa situazione? Si chiede una punizione esemplare (all'interno del movimento si teme per la pena di morte) per Biram Dah Abeid ed i suoi compagni attivisti per aver incendiato suddetti libri ma nel frattempo si continuano a perpetrare crimini ben più gravi, lesivi della dignità dell'uomo e dei più essenziali diritti umani.
Cerchiamo quindi di spiegare la situazione che oggi sussiste in Mauritania.
La Mauritania ottenne l'indipendenza dallo stato francese nel 1960; a quell'epoca le élite arabo berbere andarano a capo dello stato e continuarono a praticare segretamente la schiavitù, nonostante la ratifica di molte convenzioni. La schiavitù venne poi abolita nel 1981 senza che però venisse di fatto sanzionata o criminalizzata.
Biram dah Abeid, lui stesso ex schiavo e oggi a capo dell'IRA, l'organizzazione che si batte per lo sradicamento della cultura dello schiavismo in Mauritania, aveva commentato così la legge di abolizione del 1981: "L’art. 2 di questa legge di abolizione (il cui decreto applicativo non è stato mai varato) recita: “Lo Stato risarcirà gli aventi diritto”, aventi diritto che altri non sono se non i padroni degli schiavi, ai quali si è promesso una contropartita per l’abolizione. Dunque questa abolizione paradossalmente è stata un riconoscimento de facto e de iure della legittimità e della sacralità della schiavitù in Mauritania. Così i padroni hanno continuato bellamente a tenere sequestrata una numerosa popolazione servile, reclamando crediti verso lo Stato, alla luce di questa abolizione che si è trasformata in ordinanza di sequestro degli schiavi".
Quando nel 2007 fu eletto per la prima volta democraticamente un presidente venne promulgata una legge che finalmente criminalizzava la schiavitù e le pratiche schiaviste ma, a seguito del colpo di stato militare del 6 agosto 2008, vissuto dai membri del movimento abolizionista come una reazione del gruppo dominante arabo-berbero, la situazione si è nuovamente complicata.
Ad oggi di fatto la schiavitù esiste ancora in Mauritania e il ruolo importante di Biram Dah Abeid e del suo movimento è da anni quello di combattere questo fenomeno, di portarlo all'attenzione dei media, delle ONG e della Comunità internazionale tutta.
La complessa realtà sociale dello stato mauritano: esiste un gruppo minoritario di etnia arabo berbera che detiene le redini del potere politico, economico e militare ed una folta schiera di cittadini, considerati di seconda categoria, di etnia nera (Pulaar, Soninke, Wolof) nonché una percentuale maggioritaria di persone appartenenti al gruppo degli haratin, relegati ad un livello infimo della scala sociale e oggi tutti schiavi o ex schiavi.
Nel corso della sua strenua lotta contro la schiavitù, Biram Dah Abeid è riuscito ad ottenere la liberazione di decine di schiavi che continuavano a subire le pene ancestrali legate alle pratiche schiaviste: lavoro non remunerato, analfabetismo, pene corporali, violenze sessuali, espropriazioni terriere.
L'impegno di Dah Abeid è stato intenso anche al di là dei confini territoriali mauritani: il leader ha cercato l'appoggio dei paesi limitrofi e della comunità internazionale occidentale e, in particolare, negli ultimi due anni ha intrapreso numerosi viaggi dilpomatici in Europa alla coraggiosa ricerca di appoggi e di aiuti per il suo popolo.
Anche l'Italia ha dimostrato più volte il suo impegno nella causa abolizionista: quando Dah Abeid fu arrestato nel dicembre del 2010 a seguito di una manifestazione antischiavista e condannato in primo grado ad un anno di carcere e sei mesi senza la condizionale, una delegazione del Partito Radicale guidata da Marco Pannella in persona si recò in Africa per chiedere la grazia, che fortunatamente fu concessa nel febbraio 2011.
Nel novembre 2011 si è inoltre costituita a Napoli l'associazione di promozione sociale IRA Mauritania – Ufficio Italia con lo scopo di promuovere e appoggiare l'impegno di Biram e del suo movimento abolizionista. Il gruppo fondatore si era recato nel marzo 2012 nel paese africano per un primo sopralluogo sul territorio: "Io sono stata in Missione di pace e solidarietà in Mauritania con il gruppo IRA Italia costituitosi lo scorso novembre. Siamo stati tra la capitale Nouakchott e il sud Regione di Rosso dal 4 all'11 marzo di quest'anno – dichiara Ivana Dama, una giovane attivista della sezione italiana dell'IRA -
"Ho visto, vissuto e respirato solo giustizia intrattenendomi con il gruppo pacifico dell'IRA Mauritania, capitanato dall'amico e compagno Biram Abeid. Un gruppo quello dell'IRA fatto da gente semplice, povera ma unica perché pura ed esausta di vedersi violare in ogni fondamentale diritto umano. Pronta davvero a tutto pur di cambiare e vivere il cambiamento nel paese violato. Ho scoperto un mondo nuovo, delicato, capace ancora di sognare la libertà nel rispetto di tutti e di ogni regola di convivenza civile. E' questo che fa evidentemente così paura al potere forte della Mauritania, un Governo fatto di militari senza scrupoli che ogni giorno violentano il 60% di una popolazione, la propria gente per continuare la politica di discriminazione e di razzismo che evidentemente fa molto comodo a chi forte lo è già e non solo economicamente".
L'attivista napoletana, da anni al fianco di Dah Abeid nella sua lotta libertaria, ha inoltre dichiarato di aver ricevuto nelle ultime ore numerose minacce di morte e gravi insulti alla sua persona: "La libertà non è cosa semplice - dice Ivana - ma noi ci crediamo e sappiamo che presto diverrà così anche per i nostri cari amici in Mauritania che ne stanno pagando il salato prezzo in queste ore".
La sezione europea dell'IRA ha recentemente diramato un comunicato che diffondiamo, nel quale l'Ufficio esecutivo:
• Considera il Sign.r Biram Ould Dah Ould Abeid ed i suoi compagni attivisti Jacoub Diarra e Abidine Maatalla dei prigionieri di opinione ed esige la loro immediata liberazione senza condizioni ;
• Esprime sgomento rispetto all’uso sconsiderato della forza da parte della polizia nei confronti dell’Organizzazione rispetto ai suoi dirigenti e reitera il suo impegno all’uso pacifico della protesta per la liberazione del suo Presidente ;
• Lancia un appello accorato a tutta la Comunità Internazionale, alle organizzazioni dei diritti dell’uomo affinché si faccia pressione sul regime razzista in Mauritania per la liberazione del Presidente Biram e dei suoi compagni;
• Invita i propri militanti a resistere e a mantenere la calma non cedendo alle provocazioni razziste che lo Stato dei Mori utilizza per sistemare definitivamente mettendo a tacere l’ IRA.
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