• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Vogue Fashion Night Out: Vogue celebra la moda a Milano

Vogue Fashion Night Out: Vogue celebra la moda a Milano

Il 10 settembre dalle ore 19.00 le vie principali della moda milanese si sono trasformate in un gigantesco tappeto rosso, che per una volta veniva attraversato anche dalla gente comune.

Già dal viaggio che ho intrapreso in treno ho potuto constatare che molti torinesi hanno avuto la mia stessa idea, ovvero passare una serata diversa e unica nel suo genere spostandosi di qualche chilometro. Appena il tempo di raggiungere via Manzoni dalla stazione centrale e il popolo della moda aveva già affollato Armani e l’Armani Cafè transennato per l’occasione. Dentro il negozio abiti da sera, sfondi neri, telecamere e celebrità la facevano da padrone attirando i curiosi grazie anche ad un aperitivo frizzante studiato per l’occasione. Solo il tempo di un giro veloce e già si faticava ad uscire dal negozio, ma con somma fame di conoscenza e tessuto siamo giunte da Patrizia Pepe. Qui l’atmosfera era decisamente più colorata, alcuni proiettori illuminavano a giorno lo store, mentre la gente affollava l’angolo bar dedicato al Cointreau Cosmopolitan. Il profumo intenso di arancia avrebbe dovuto insospettirci, con difficoltà raggiungiamo gli appendiabiti commentando le gonne drappeggiate rosa e i pantaloncini ricoperti di paillettes, le t shirt estive con fruttini stampati e il rosso dominante del nuovo autunno inverno proposto dalla stilista. Se si vuole vedere di più però non c’è tempo per soffermarsi troppo in nessun posto e allora via, verso via Montenapoleone affollata più che mai (e non è un modo di dire).

Entrando da Dior, lo store maschile, graziosi camerieri offrivano bicchieri di champagne che qualcuno bypassava per poter raggiungere i sacchettini griffati con campioncini vari. Il secondo piano del negozio somiglia molto ad un locale concettuale, con tanto di divano bianco e specchi, la musica in sottofondo crea l’atmosfera da vero night club cittadino. Bicchiere posato (che ovviamente noi abbiamo accettato con gioia) e subito un breve salto da Alberta Ferretti e Philosophy, da Dior (che però aveva messo a disposizione un truccatore solo per le clienti con invito) e infine da Valentino. La classe della maison è indiscussa, si crea addirittura una specie di timore reverenziale che ti fa pensare che forse partire di casa con i jeans non è stata un’ottima idea. Però il vestito in vetrina era il preludio ad un’affascinante presentazione di abiti su manichini luminosi, lavorati con minuzia "incrostati" di pizzo Chantilly, tulle, piume e trasparenze tutto rigorosamente nero. Il primo piano rivelava poi un susseguirsi di abiti da sera, dal classico rosso Valentino al più commerciale lilla, di scollature drappeggiate e curiosi vestiti lunghi di perline.

La maggior parte della serata l’abbiamo però passata allo showroom di Antonio Marras in via S. Spirito. Dalla vetrina si capisce che si è nel posto giusto, curiosamente non ha insegne il locale a differenza di molte altre griffe, uno stuolo di pecorelle di lana fa da contorno a gonne, pantaloni, cappelli e tuniche tipiche della tradizione sarda. Una volta entrati si rimane stupiti che l’arredamento invece sia a metà tra il surrealismo di Dalì e un salotto veneziano, con vetri colorati e specchi multipli appesi in singola parete. Un altro grazioso cameriere si avvicina offrendo del mirto, mentre Marras è impegnato a personalizzare le shopping bag realizzate apposta per la serata dalla maison una settimana prima delle sfilate a Milano, tengo a precisarlo. La cordialità e il senso di pace che ci avvolge, ci convince a rimanere un po’, curiosando qua e là e osservando le persone entrare.


Non ho potuto proprio resistere e una borsa l’ho comprata anch’io, la vedete qui di fianco, il ricavato in beneficenza e l’estrema gentilezza dello stilista, che disegnava e firmava qualsiasi cosa anche le brochure di carta, mi hanno convinto a volere un ricordo (e poi le donne lo sanno, non capita tutti i giorni di trovare una borsa personalizzata apposta da uno stilista che si è fatto da sé e con le sneakers ai piedi).

Il tempo di un bagno di folla in via della Spiga, che alle undici era inaffrontabile quanto una discesa con il tacco 12, addobbata a festa e strapiena di starlette della tv e poi di ritorno verso piazza del Duomo, passando davanti a catene di negozi conosciute, sbirciando da PennyBlack dove Sergio Muniz posava per le foto con ragazzine felicissime ma con dubbio gusto nel vestire. Milano è un po’ così, sei investito dalla moda che ti piomba addosso anche quando cammini per strada, ma la regola vale per tutti “stasera mi metto la prima cosa” tanto mica pensi di dover posare con Muniz. E invece...

Una serata davvero riuscita comunque, più di una “notte bianca” un nuovo concetto di moda a misura di cittadino che si scrolla di dosso l’aria boriosa e si avvicina, grazie a dio, a chi fa girare l’immenso carrozzone del fashion nel mondo. I clienti.

La sottoscritta ringrazia Livia Laurentini, l’unica ad avere l’ombrello a Milano che si è rilevato utile anche solo per cinque minuti, per l’assistenza e la compagnia.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.113) 14 settembre 2009 23:00
    Paolo Praolini

    Grande Ambra,
    già con la lettura di qualche minuto ho vissuto qualche attimo di quella realtà irreale e annegata nei lustrini, da sempre sinonimo di spregiudicatezza e divertimento.
    Continua a tenerci informati su questo mondo frivolo ed irreale.

    • Di Ambra (---.---.---.129) 14 settembre 2009 23:35

      Ti ringrazio per la partecipazione morale, però non lo definirei "frivolo" sicuramente lo è per qualcuno, anche per chi ne vive senza una ragione precisa, ma sicuramente c’è gente che lavora anche a livello "terreno" in questi ambiti, si chiama "industria" della moda per un motivo credo...
      Certo non è realtà per tutti economicamente parlando (se parliamo di griffe), ma questa serata in particolare è stata un po’ anche l’occasione per dissacrare qualcosa che viene da sempre elevato ai massimi livelli quando invece potrebbe essere tenuto a portata di ognuno. Dissacrare dall’interno aggiungerei.
      Di sicuro non uscirò mai da Gucci con due o tre borsoni, ma stare nel salotto di Dior a bere un bicchiere di vino è stato un modo divertente di vedere la cosa, sotto un’altra prospettiva... la patina che costruiscono c’era meno te l’assicuro :) Alla fine è pur sempre un negozio, no?

    • Di Paolo Praolini (---.---.---.113) 14 settembre 2009 23:45
      Paolo Praolini

      Parlo di irreale perchè certamente è un mondo non alla nostra portata.
      Una serata da Dior è un sogno, un’intera vita è una realta’, non per noi.

  • Di Virginia Visani (---.---.---.53) 15 settembre 2009 10:40
    Virginia Visani

    Grazie Ambra per il frizzante articolo che ha riportato un po’ di sogno in una realtà così deludente.
    Vedi Ambra, il grandissimo pregio di tutto il fashion system è proprio questo: trasformare la piatta realtà in sogno. E mi sembra anche di capire dalle tue parole che anche quelli con la puzza sotto il naso, come ne ho conosciuto molti che appartenevano al circo Barnum di questo sistema, o sono scomparsi o hanno imparato che tenere lontani e snobbare i comuni mortali, non paga in nessun modo.
    Questo è forse l’unico risvolto positivo della crisi.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares