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Vicino Iran

L’Iran non è così lontano da noi come pensiamo. Si possono trovare inquietanti somiglianze con l’Italia di oggi. Una parte rilevante della popolazione non ne può più di veder rieleggere un capo del governo che non considera per niente il rappresentante della nazione, ma anzi una vergogna agli occhi del mondo

Una parte della popolazione non ne può più di televisioni nazionali che raccontano solo la verità del governo e nascondono quella dell’opposizione, mentre la controinformazione circola in rete nonostante i tentativi di censura. Una parte della popolazione non ne può più di un governo succube del potere religioso che reprime i diritti civili dei cittadini e mantiene il paese in una specie di medioevo.

Una parte della popolazione non vuole il nucleare, con tutti i costi che comporterebbe. Una parte della popolazione non ne può più della propaganda contro lo straniero utilizzata per distrarre i cittadini da una grave crisi economica interna aggravata da problemi strutturali mai risolti. Una parte rilevante del paese che quando scende in piazza per protestare rischia pestaggi da parte della polizia e viene pure accusata dal governo di essere sovversiva. Chi era a Genova nel 2001 riconosce molte immagini di allora in quello che si vede adesso in Iran. E intanto i rispettivi supremi leader dicono che contro di loro c’è un complotto internazionale e l’opposizione è manovrata dall’estero. Ma in realtà né l’opposione iraniana né quella italiana sperano in un intervento americano, e nemmeno lo desiderano. Desiderano solo un paese normale.

Certo, ci sono rilevanti differenze. Ahmadinejad pare che sia casto come un monaco, mentre Berlusconi non sembra proprio che lo sia. Le donne in Italia hanno teoricamente diritti pari agli uomini , ma l’immagine della donna che esce dalle vicende del premier non è certamente una conquista del femminismo. Mousavi è un vero leader dell’opposizione, mentre l’Italia ne sta cercando uno da 20 anni. Il livello di repressione politica e religiosa è sicuramente molto più grave in Iran, ma anche qui stanno facendo del loro peggio per portarci a quel livello. Loro hanno i basji, noi fra poco avremo le ronde


Il problema di fondo è lo stesso per entrambi i paesi. E’ difficile capire se la parte della popolazione che sostiene un leader antidemocratico e pericoloso per la libertà sia davvero la maggioranza del paese. Perchè alla fine sia l’Italia che l’Iran sono democrazie di facciata ma non di sostanza. Certo, ci sono le elezioni, ma in Iran gran parte del potere rimane comunque nelle mani dei religiosi, mentre in Italia il controllo dell’informazione da parte di Berlusconi pregiudica in maniera grave la democrazia reale. Quando un gruppo politico controlla la quasi totalità dell’informazione è molto facile manipolare l’opinione pubblica e quindi anche le elezioni. Ovviamente si presume che Berlusconi abbia sempre vinto le elezioni regolarmente, ma ha senso usare la parola "regolarmente" quando un politico appare sulle televisioni nazionali molto più degli altri e le sue televisioni nascondono qualsiasi informazione che potrebbe dispiacergli? Berlusconi avrebbe vinto tre elezioni se gli italiani avessero saputo tutta la verità su di lui? Avrebbe vinto se avesse avuto uno spazio televisivo paragonabile a quello degli altri invece della strabordante propaganda delle sue reti? 

Ora sia Ahmadinejad che Berlusconi sono in pericolo, uno per i dubbi sulla regolarità del voto e per la feroce repressione contro i dimostranti, l’altro per i suoi scandali privati. Rischiano seriamente che il potere religioso li abbandoni, o almeno i religiosi dotati di coscienza. Ma cadranno? E’ difficile dirlo. Le manifestazioni di piazza, che ora in Iran sono forti e in Italia invece quasi nulle, non bastano per far cadere un governo che controlla completamente l’informazione e la polizia e gode ancora del sostegno di molti. Un governo cade quando perde consenso tra coloro che lo hanno appoggiato. Quindi bisogna chiedersi se in Iran i ragazzi ammazzati per le strade senza ragione e senza giustizia saranno sufficienti per colpire la coscienza del clero islamico e degli elettori di Ahmadinejad. Bisogna chiedersi se in Italia lo spettacolo desolante di festini privati e censure sistematiche sarà sufficiente a colpire la coscienza della maggioranza parlamentare e degli elettori di Berlusconi. 

Ma il timore è che certi leader siano riusciti con la propaganda a portare i loro sostenitori a un tale livello di fede cieca che nessun crimine o scandalo riuscirà mai a incrinarla. 

Revolutionary Road, il blog da Teheran

Commenti all'articolo

  • Di cometa (---.---.---.226) 25 giugno 2009 11:01

    Assolutamente d’accordo con te. L’ho scritto anch’io nei giorni scorsi, anche se è una posizione che ti fa passare per sostenitore del regime degli ayatollah.
    E’ la sorte di chi vuole vederci chiaro: sei di volta in volta antieuropeista, antisemita, antiamericano, anti....
    Ciao, cometa

  • Di Ahmy (---.---.---.92) 25 giugno 2009 13:22

    Ma in realtà né l’opposione iraniana né quella italiana sperano in un intervento americano, e nemmeno lo desiderano. Desiderano solo un paese normale.-----

    Come argomenti questa "realtà"? Non ti sembra un po’ partigiano imputare la normalità alle opposizioni di turno? E poi cosa vuol dire "paese normale"?
    Se posso dire la mia, può essere che cittadini iraniani in rivolta che scrivono i cartelli delle loro proteste in inglese vogliano comunicare qualcosa all’occidente. in fondo le televisioni ci hanno riempiti dello stesso uomo che imbracciava il suo bel "where is my vote?", il suo bel perché ci può anche essere, in "realtà".

    • Di Francesco (---.---.---.189) 25 giugno 2009 13:42

       La partigianeria non c’entra niente. Un paese normale sarebbe l’Italia se avesse un presidente del consiglio senza il monopolio totale dell’informazione. Potrebbero essere Fini o Bossi o chiunque altro, basta che rispondano davanti all’opinione pubblica di quello che fanno senza avere tv amiche che nascondono le notizie. 
      Sugli iraniani penso che i cartelli fossero in inglese semplicemente perché in Farsi non li avrebbe capiti nessuno all’estero, ma questo non significa che vogliano l’intervento americano..

    • Di Ahmy (---.---.---.92) 25 giugno 2009 14:11

      Sugli iraniani penso che i cartelli fossero in inglese semplicemente perché in Farsi non li avrebbe capiti nessuno all’estero, ma questo non significa che vogliano l’intervento americano..----

      Ma perché questa necessità di farsi capire all’estero? Magari per propaganda? Beh, io non mi fido più della propaganda, voglio i fatti documentati. Senza fatti arriverà qualcuno che mi dirà che Ahmadinejad è sceso in piazza e ha fatto fuori 10’000 persone a colpi di mitra. Come facciamo in una situazione del genere a discernere il vero dalla montatura? E specialmente, come ci permettiamo di schierarci?
      A chi sostiene che la colpa sia stato della cacciata dei giornalisti rispondo che è da ciecati non accorgersi che l’informazione occidentale nei confronti del leader iraniano è palesemente schierata contro, da anni e senza ritegno alcuno, a costo di mettergli in bocca frasi che egli non ha mai detto. ("Voglio produrre la bomba atomica", "distruggerò Israele").

      In merito a Berlusconi, è così padrone monopolista dell’informazione che è l’informazione che lo sta affossando(speriamo), sotto gli occhi di tutti.

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 25 giugno 2009 13:35

    Ci sono anche altre somiglianze.
    Sia in Italia che in Iran si vedono spesso bandiere verdi e camicie verdi.

    Tendo a pensare che la fabbrica di camicie arancioni, usate prima in Ucraina nelle rivoluzioni arancioni, poi a Guantanamo ed Abu Ghraib per gli ospiti coatti, abbia deciso di cambiare il colore della produzione.

  • Di cometa (---.---.---.226) 26 giugno 2009 09:14
    cometa

    @ Ahmy: le opposizioni, detto in forma molto generale, perseguono la "normalità" democratica perché è l’unica possibilità che hanno di giungere, oggi o nel futuro, a governare, e talvolta anche di sopravvivere.

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