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Viaggio in Sicilia nel pieno della crisi

E' il resoconto del mio viaggio estivo in Sicilia, abituale nella sua periodicità annuale, peculiare perché coincide con il culmine della crisi.

CRISI: la si è descritta in mille modi, esplorata per conoscerne l'andamento, sondata per stabilirne la durata. I suoi effetti sono chiarissimi, visto che agiscono sulle condizioni reali della popolazione, in ispecie delle categorie più deboli.

Tra gli effetti, univocamente confermato, l'aggravamento del divario nord-sud, con gli indici della forbice sempre più differenziati.

SICILIA: paradigma rivelatore del ritardo meridionale, dell'incidenza della crisi - resta celebre il movimento dei "forconi", protesta sotto l'insegna del "lazzaronismo", catalizzatrice delle varie aree del disagio sociale - delle velleità nell'intraprendere nuove esperienze ed aprire nuovi laboratori politici.

VIAGGIO: l'impronta potrebbe essere quella dei tour più celebri, che portarono al Sud tante celebrità, incantati dal paesaggio, meravigliati della felice simbiosi delle molteplici civiltà qui giunte.

Ma è viaggio che, molto prosaicamente, esperisce le chiavi di fondo di certi ritardi strutturali. L'interminabile Salerno-Reggio Calabria, per lunghezza chilometrica e per durata dei lavori, di là dal concludersi, la mano onnipresente e "onnipotente" della malavita, che inibisce legalità, ordine e senso dello Stato.

Non è un viaggio, che conduce alla scoperta della caleidoscopica varietà delle tradizioni, miniera inesauribile, né viaggio, che si sofferma a contemplare i gioielli della natura e dell'arte, potenzialità di un turismo sempre poco valorizzato.

E' un viaggio che svela uno spaccato, una sfaccettatura che potrebbe aiutare ad inquadrare dialetticamente il divenire e l'immobilismo di certa Sicilia.

Per dovere, debbo dire che il mio osservatorio, quest'anno, si è ristretto ad un angolo della Sicilia Orientale, da Catania alla provincia di Ragusa con l'enclave della provincia di Siracusa, ed include l'area fortunata toccata dal successo del personaggio Montalbano. 

Il divenire di quest'area lo si evince dal rapidissimo cambiamento del costume e della relazione di coppia, dall'emancipazione delle donne ed ha una "spia rivelatrice" negli spettacoli estivi, che allietano le serate nelle piazze. Spettacoli che hanno un comune denominatore, la TV portata in piazza, i format dei principali programmi televisivi (quiz, gare di danze, Corrida di marca Mediaset) riproposti con la partecipazione della gente di paese.

L'immobilismo è nell'abulica partecipazione politica e nello scarso senso civico. In tal senso, la responsabilità della difficoltà nello smaltimento dei rifiuti va divisa a metà, tra gli amministratori, che stentano ad immaginare sistemi più efficienti, senza nascondere il peso degli interessi mafiosi, ed i cittadini, che rifiutano di sottostare alle regole ferree della raccolta differenziata. E' nell'abitudine a servirsi prevalentemente dell'assistenzialismo, senza esperire i canali della democrazia partecipata.

Visto così è uno spaccato emblematico, sia della assuefazione al miraggio del protagonismo da "velina" o da "macho-ganzo", sia della posa comune da popolo-spettatore, soggetto passivo e succube. Esso può aiutare a spiegare il successo che il berlusconismo, qui, ha avuto, ma anche la fatica che costerà il rimuoverlo.

Il connubio di vecchio e nuovo, del vecchio atteggiamento, retaggio principalmente della dominazione spagnola, di genuflessione al "potente di turno", di ricerca di migliorare il proprio status attraverso la rete delle "amicizie che contano"; del nuovo arrivismo sbilanciato nel senso del consumismo e della frivolezza, ha creato una coagulazione davvero irremovibile.

Ne soffre principalmente la qualità della politica: sia quella dei politici di professione, chiusi agli impulsi innovatori ed esclusivamente attenti a conquistare posti di potere per sè e per gli accoliti; sia quella dei cittadini, lontani dal controllo vigile delle istituzioni, dalla partecipazione attiva, unicamente protesi a cercare prebende e favori concedendo consenso "in bianco" (voto di scambio).

Brillano, talvolta, barlumi di volontariato e di rivendicazione di legalità, come fuochi fatui, dispersi qua e là, senza essere in grado di divampare in una fiammata omogenea e duratura di democrazia dal basso. Nella fatuità, i partiti siciliani cercano un rinnovamento che porta soltanto divisioni e diatribe, alimentati da un vigoroso sentimento di superiorità senza fondamento.

E' così che si naviga nella crisi, "navigazione a vista", senza meta e senza ideali, sfruttando le ultime briciole di un assistenzialismo "accattone".

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