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Lampedusa: inizia il cammino della Chiesa di Francesco

La velocità dell'informazione oggi è tale che ci fa apparire invecchiata la notizia passata qualche ora prima. Ciò nonostante, è acume del buon giornalismo saper archiviare le notizie per compiere le dovute connessioni.

Per questa ragione è assurda la rimozione di quanto era intrinseco alle dimissioni di Papa Benedetto XVI di alcuni mesi fa, relativamente allo stato di salute incerto della Chiesa romana. Dall'elezione di Papa Francesco è subito venuto un capovolgimento dello stile papale che, in fedeltà alla dottrina del frate di Assisi, si è riconosciuto nell'abbandono di tutti gli orpelli di "signoria e di sfarzo" - cioé dei segni tipici dell' "ecclesia triumphans" - eleggendo il fare umile e ritrovando la vocazione dell'assistenza ai più bisognosi.

Nel conflitto delle opinioni, soprattutto nel groviglio degli schieramenti precostituiti o ideologicamente tarati, si è distinta la voce di chi prende partito per la tradizione, indicando in Benedetto XVI, Papa teologo, l'insuperabile testimone della modernità, inscritta nel legame tra ragione e fede, che egli aveva costantemente perseguito (vedi l'opinione ripetuta di recente da Giuliano Ferrara).

Ben diverso, anzi opposto, il parere di Barbara Spinelli, che da laica riconosce la pregnanza del linguaggio, volutamente non teologico, sgorgante dal "cuore", di Papa Francesco. Esso rivela abbandono dell'ipocrisia e scelta degli "ultimi".

Si ripresenta la divaricazione tra il costone di filosofia della religione, che da Ansemo d'Aosta a Tommaso d'Aquino programma gli argomenti e la metodica per dimostrare l'esistenza di Dio confidando nella ragione, e quel costone che in Pascal ha il suo rappresentante più famoso, che affida alla ragione solo la facoltà di "scommettitrice" e che, viceversa, riconosce nel cuore l'esprit de finesse. È latente nella filosofia di Pascal e in quella affine di Kierkegaard il concetto di "Deus absconditus", che mette in luce la tragicità dell'esistenza sganciata da una sovranità divina permanente, e comunque salvifica.

Accenna la Spinelli alle lagrime, invocate a Lampedusa dal Papa, comparandole con le lagrime del capitano Achab di Moby Dick. Le lagrime, testimonianza di una sensibilità che apre alla compassione nel significato più sostanziale (spirituale) - anche qui sono visibili aperture ecumeniche ad altre religioni, quali il buddismo - sono frutto di una reazione attiva alla "globalizzazione (disumana e disumanizzante) dell'indifferenza".

La lagrima del capitano Achab di Moby Dick è indice di umanità dentro un personaggio riconosciuto come emblema "dell'ossessione del male" ( vedi B. Spinelli, Moby Dick e l'ossessione del male, Morcelliana).

La breve visita a Lampedusa, compiuta nella veste della testimonianza, distingue e privilegia la figura di Papa Francesco, suggella la coerenza e la severità di ogni scelta del cerimoniale enello stesso tempo, mette a nudo la distanza che la separa dallo "spirito dominatore" dell'economia dello sfruttamento, che mobilita una certa globalizzazione, e dalla "disposizione mercenaria" di certi politici, sia europei sia nostrani.

Alle autorità europee, infatti, va ascritta la responsabilità di non aver saputo chiudere il capitolo del colonialismo, di non aver saputo riflettere sulla possibilità della "fusione governata" dei popoli mediterranei, studiando la modalità di sviluppo dell'intera area in direzione del continente africano. Ai politici italiani - riconosciuta una gerarchia di responsabilità ben definita - va imputata la dimenticanza della nostra storia di popolo migrante assieme all'istigazione dei peggiori istinti (paura ed odio verso le diversità) sconfinanti nel razzismo.

Nemmeno l'esempio di Bergoglio, per giunta, distoglie certi politici, che insistono nel ribadire la differenza tra "il predicare e il governare". Né si può vedere nell'esclamazione di Fabrizio Cicchitto una difesa dello statuto laico della politica - sulla scia di Machiavelli che sosteneva che "lo stato non si governa con il pater nostrum" - perché essa discende dalla norma dell'individualismo edonista in cui si riconosce il partito in cui egli milita.

Suggerisco piuttosto la chiave di lettura usata da C. Petrini, che risale all'esperienza personale del Papa, membro di una famiglia emigrante, per poter esplorare i retroscena dell'emigrazione italiana, dove spicca la contrapposizione tra i duri provvedimenti dell'autorità straniere e le spinte, intonate alla speranza, dell'umanesimo socialista.

 

Foto: Carlo Alfredo Clerici/Flickr

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