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Vecchi amici, vecchie panchine, vecchie canzoni (video)

"Come è terribilmente strano avere settant’anni. Vecchi amici, la memoria sfiora gli stessi anni e divide silenziosamente le stesse paure"

A mio nonno Neno (in verità il suo nome era Natale) piaceva sedersi in panchina ma solo se accompagnava ai giardinetti le mie sorelle, che allora erano due bambinette, gemelle... altrimenti aveva un certo pudore e diceva di sentirsi in imbarazzo, da solo, su quella panchina, con le signore sedute insieme, vicine. Quando venni nel 2003 a Capranica, non avevo il cellulare e neanche un computer e allora tutte le mattine, anche d'inverno, andavo ai giardinetti e mi leggevo il giornale, perché allora lo compravo, e non mi bastava ascoltare le notizie per radio o in tv... poi mi stufai, del giardinetto, del giornale che pure era una bella spesa al mese, e di stare in panchina.

Giorni fa ho scoperto a Marsiglia, dove vado una volta al mese, un giardinetto alla stazione della Blancarde, e ci sono andata con il nipotino Elio che ha compiuto 8 mesi, e poi spero di portarci la piccolina che ne ha 3 di mesi e così faccio la nonna che sosta e invidia un pò lì dappresso le persone giovani e anziane che giocano a bocce: in francese vengono chiamate pétanque. Anche a mio nonno Neno piaceva giocare a bocce, ma andato in pensione non abitava nella sua Abbadia in Toscana, aveva lasciato il portierato di Piazza Colonna a Roma e l'enorme terrazza con piccola casa dove aveva decine di piante e l'orto... era venuto ad abitare vicino a noi in periferia e il campetto da bocce lo fece al mare dove avevamo una casetta proprio davanti, tanto che si vedevano le maree che gli facevano paura e ci si andava a settembre con nonna e nonno e giocavo a bocce con loro, aveva fatto anche le panche per mangiare sotto a un portico con assi di legno e foglie secche di palma per tetto. Poi mi ritorna alla mente anche una foto dei nonni materni, Linda e Umberto, in panchina a Cannes, a Nizza, a Salsomaggiore, loro amavano la vita con le belle cose attorno, nei giardini delle terme, nei viali delle città dove l'estate è radiosa e si passeggia. Tutte e due le coppie dei nonni, avevano superato la guerra, i primi toscani, facendo sacrifici e coltivando piante e forse anche due galline in terrazza... gli altri profughi dall' Africa dove erano nati e dove non tornarono mai più. Mi sento un po' anche io una senza radici se non quelle profonde che scavano la terra ... sono i miei ricordi, il credere nella magia della parola, delle favole che mi hanno raccontato quando sedevamo in panchina, degli articoli che mi illuminavano il presente quando leggevo i giornali, o quando mi baciavo con il mio ragazzo, in panchina, e non andai mai più a scuola guida in prima serata e non presi più la patente... tanto avevo la bicicletta e poi il motorino e la fantasia per correre lontano e poi riposarmi, magari in una panchina. Oggi non mi ci siedo più ai giardinetti, aspetto di rivedere i piccoli e portarli ai giardinetti o al mare di Marsiglia, come l'ultima volta che ci sono stata. Eppure peccato, e solo a ricordare Old Friends, provo un'emozione grande, chissà se vi arriva qualcosa, almeno in musica...

Doriana Goracci

“Vecchi amici, vecchi amici
seduti sulle loro panchine
nel parco come fermalibri
un giornale svolazzava sull’erba
e cadeva sulla punta rotonda


delle scarpe alte dei vecchi amici Vecchi amici, compagni dell’inverno
i vecchi persi nei loro cappotti
in attesa del sole
i rumori della città filtravano tra le piante
e si posavano come polvere
sulle spalle dei vecchi amici Riesci a immaginare noi tra anni e anni
che dividiamo una panchina serenamente?
Come è terribilmente strano avere settant’anni.Vecchi amici, la memoria sfiora gli stessi anni
e divide silenziosamente le stesse paure”.Simon & Garfunkel

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