Usiamo il referendum per smantellare gli impianti sotto costa
E' importante capire quale davvero sia la posta in gioco, perché ci sono tanto silenzio e tanta disinformazione. Perché questo grande interesse a far fallire il referendum facendo mancare il quorum?
Il vero interesse è quello di permettere ai petrolieri di estrarre gratis petrolio e gas e di lasciar marcire i loro impianti sottocosta senza mai effettuare le costose smantellazioni e bonifiche ambientali. A tutelare questi interessi è sempre la cricca di Trivellopoli.
I referendum sono le uniche forme di democrazia diretta previste dalla nostra Costituzione; però sono stati normati successivamente, dai parlamenti. Come risultato, i referendum propositivi sono perfettamenrte inutili: propongono leggi che poi i parlamenti neanche discutono; i referendum abrogativi sono stati truffaldinamente normati in modo tale che le astensioni contino come voti contrari. Malgrado ciò, in diverse occasioni gli Italiani sono riusciti ad affermare la loro volontà, anche se poi spesso è stata tradita con la complicità di Presidenti della Repubblica che successivamente hanno firmato leggi contrarie, come nei casi del finanziamento ai partiti o dell'acqua pubblica.
Tuttavia, questo referendum ha già dimostrato l'efficacia della democrazia: il governo pur di evitarlo ha accolto, nelle leggi che lui impone al parlamento, tutte le sei richieste referendarie. E allora perché domenica 17 Aprile si vota? Perchè il governo, con la legge di stabilità che ha imposto al parlamento a colpi di fiducia, si è poi rimangiato uno dei sei punti richiesti.
Motivazione? Sarebbe inutile, dannoso per la nostra autosufficienza energetica e per la nostra economia; sarebbe perfino dannoso per l'ambiente, perché è meglio chiudere i pozzi di petrolio e gas quando il giacimento è esaurito e quindi ci si dovrebbe astenere e far fallire il referendum. Ma, guarda caso, si tace sempre quale sia l'argomento del referendum, oppure lo si distorce: una vera truffa per disinformare gli elettori. Anche i sostenitori del SI, come Greenpeace e Legambiente, aiutano la confusione citando problemi ambientali reali e importantissimi, ma poco connessi con il referendum in questione.
Inoltre, proprio in questi giorni la magistratura ha scoperto gravi e pesantissime manovre di corruzione nel governo per favorire petrolieri a danno dell'economia italiana, della salute degli italiani e dell'ambiente in cui sono state illegalmente sversate tonnellate di rifiuti petroliferi non trattati.
TRIVELLOPOLI sembra essere ancor peggio di Tangentopoli: sono fatti gravi e inquietanti, dimostrano che siamo in pessime mani, ma non hanno collegamento con il referendum, se non per il fatto che, guarda caso, sono proprio quei soggetti corrotti e cinicamente truffaldini che ci predicano l'astensione al referendum.
Allora è importante capire quale davvero sia la posta in gioco, perché tanto silenzio e tanta disinformazione, perché questo grande interesse a far fallire il referendum facendo mancare il quorum.
Il quesito referendario, nella sua formulazione burocratica, è poco esplicativo:
"Si vota per l'abrogazione del comma 17, terzo periodo, dell'articolo 6 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come sostituito dal comma 239 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale“.
Perciò opinionisti e mass media, favorevoli e contrari, hanno pensato bene di riformularlo, facendone diverse traduzioni, tutte sostanzialmente sbagliate, perché non chiariscono quali siano i veri interessi in gioco: "Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?“ oppure: "Il 17 aprile si voterà per abrogare una norma contenuta nel decreto cosiddetto Sblocca Italia che consente l’estrazione «per la durata di vita utile del giacimento». Secondo il provvedimento del governo, cioè, sarà possibile estrarre petrolio o gas naturale dai giacimenti, fino all’ultima goccia di combustibile. Mentre se il referendum raggiungesse il quorum e prevalessero i Sì, le ricerche si fermerebbero al momento della scadenza delle concessioni date. "
Per capire quale sia invece il vero interesse in gioco bisognerebbe guardare ai contratti con cui si danno le concessioni di estrazione. I giacimenti di petrolio e gas sono di proprietà dell'Italia; lo stato italiano li concede a imprese in cambio di obblighi contrattuali: pagare delle royalties e smantellare correttamente piattaforme e pozzi a fine concessione. Normalmente le royalties oscillano fra il 30% e il 50% del valore dell'estratto, ma non Italia, dove invece per l'estrazione in mare SI PAGA SOLTANTO IL 4%, più un 3% da destinare ad un fondo. Infatti una società petrolifera canadese, la Cygam Energy, nel 2010 raccomandava ai suoi di investire in Italia perché “la struttura italiana delle royalty è una delle migliori al mondo”. Migliore per i petrolieri! e per chi da loro incassa tangenti.
Ma non basta; nella bella Italia le imprese concessionarie possono anche estrarre totalmente gratis, perché sono previste ABBONDANTISSIME FRANCHIGE: 50.000 tonnellate di petrolio oppure 80 Milioni di mc di gas annui, se estratti in mare.
Ecco quindi il primo dei due interessi forti del referendum: se le concessioni durassero all'infinito, IL CONCESSIONARIO POTRÀ ESTRARRE GRATIS QUANTO VUOLE: BASTA CHE OGNI ANNO NON SUPERI LA FRANCHIGIA, ANZI: BASTA CHE AUTOCERTIFICHI DI NON SUPERARLA. Lo stato italiano non incasserà niente, e non è una ipotesi: è ciò che sta già accadendo per diversi impianti. I politici corrotti e i giornalisti venduti avranno invece i loro tornaconti.
Ma c'è un altro interesse, ancora più importante: IL MANCATO SMANTELLAMENTO E IL MANCATO RISANAMENTO. Sono cose che a farle davvero costerebbero, e non poco; i contratti di concessione comportano per il concessionario l'obbligo di fare i lavori di bonifica e di smantellare l'impianto, ma SOLTANTO A FINE CONCESSIONE.
Ricordiamoci le centrali nucleari: nel mondo pochissime centrali sono state davvero smantellate come previsto, perché costa molto. In Italia, nessuna.
SE IL REFERENDUM VA FALLITO, CON L'ATTUALE LEGGE DI STABILITÀ LE IMPRESE CONCESSIONARIE NON SMANTELLERANNO MAI NIENTE. Ne avranno legalmente il diritto: basterà la loro dichiarazione che le riserve di petrolio o gas non sono esaurite e per contratto, se sono entro le dodici miglia, potranno lasciare lì in eterno piattaforme e pozzi a deteriorasi pericolosamente.
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