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Unioni gay, Bersani: "Serve una legge, ma non si parli di matrimonio"

Men­tre all’este­ro l’aper­tu­ra nei con­fron­ti del ma­tri­mo­nio gay è con­di­vi­sa da espo­nen­ti po­li­ti­ci di va­rie im­po­sta­zio­ni, in Ita­lia il cen­tro-si­ni­stra ap­pa­re fin trop­po pa­vi­do, men­tre il cen­tro-de­stra osten­ta una spa­val­da omo­fo­bia. Com­pli­ce la net­ta op­po­si­zio­ne del­la Chie­sa cat­to­li­ca.

Ne­gli Usa il pre­si­den­te, il cri­stia­no li­be­ral Ba­rack Oba­ma, ha re­cen­te­men­te af­fer­ma­to che è a fa­vo­re del­le noz­ze omo­ses­sua­li. Il so­cia­li­sta François Hol­lan­de, che ha vin­to le ele­zio­ni pre­si­den­zia­li in Fran­cia, ha pro­mes­so nel suo pro­gram­ma elet­to­ra­le la le­ga­liz­za­zio­ne del ma­tri­mo­nio gay, in un pae­se dove già esi­sto­no i pacs. In­con­tran­do l’op­po­si­zio­ne de­gli in­te­gra­li­sti cat­to­li­ci. E per­si­no Da­vid Ca­me­ron in Gran Bre­ta­gna, no­no­stan­te gli stra­li del­la Chie­sa cat­to­li­ca, di quel­la an­gli­ca­na e del­le al­tre con­fes­sio­ni re­li­gio­se coa­liz­za­te, ap­pog­gia il ma­tri­mo­nio omo­ses­sua­le con que­sta idea: “Non so­sten­go il ma­tri­mo­nio gay no­no­stan­te sia con­ser­va­to­re, ma lo so­sten­go pro­prio per­ché sono un con­ser­va­to­re”.

In Ita­lia in­ve­ce il se­gre­ta­rio del­la prin­ci­pa­le for­za di cen­tro-de­stra, il pi­diel­li­no An­ge­li­no Al­fa­no, ha agi­ta­to lo spau­rac­chio del­lo “za­pa­te­ri­smo”. E il Pd era riu­sci­to a spac­car­si an­che su que­sto. A mar­zo, la sen­ten­za del­la Cas­sa­zio­ne che ha po­sto la que­stio­ne del­la tu­te­la del­le unio­ni gay e del di­rit­to che gli omo­ses­sua­li han­no ad una vita fa­mi­lia­re, ha ne­ces­sa­ria­men­te ria­per­to il di­bat­ti­to.

Il se­gre­ta­rio Pd, Pier­lui­gi Ber­sa­niau­spi­ca che il go­ver­no af­fron­ti la que­stio­ne per “una re­go­la­riz­za­zio­ne mo­der­na del­le con­vi­ven­ze sta­bi­li tra omo­ses­sua­li”. Ma con dei pa­let­ti: “Ter­rei fuo­ri dal di­bat­ti­to la pa­ro­la ma­tri­mo­nio, che da noi com­por­ta una di­scus­sio­ne di na­tu­ra co­sti­tu­zio­na­le, al con­tra­rio di al­tri pae­si”. E’ co­mun­que ne­ces­sa­rio “dare di­gnità e pre­si­dio giu­ri­di­co alle con­vi­ven­ze sta­bi­li tra omo­ses­sua­li per­ché il tema non può es­se­re la­scia­to al Far West”. In realtà nel­la Co­sti­tu­zio­ne, all’art. 29, non fa ri­fe­ri­men­to a uomo e don­na, bensì ai “co­niu­gi”, no­no­stan­te que­sto sia un ar­go­men­to mol­to in voga tra i cle­ri­ca­li che vo­glio­no dare una pa­ti­na ac­cet­ta­bi­le alle pro­prie cri­ti­che. Anna Pao­la Con­cia, de­pu­ta­to Pd e mi­li­tan­telgbt spo­sa­ta con la sua com­pa­gna in Ger­ma­nia, chie­de che il par­ti­to si im­pe­gni in tem­pi bre­vi per de­ci­de­re qua­le, tra le pro­po­ste ora in Com­mis­sio­ne Giu­sti­zia del­la Ca­me­ra, deb­ba es­se­re so­ste­nu­ta.

Per Ivan Scal­fa­rot­to, “se il pro­ble­ma è la pa­ro­la ma­tri­mo­nio la so­lu­zio­ne ce la dan­no Lon­dra e Ber­li­no”, con una leg­ge sul­le unio­ni ci­vi­li “di con­te­nu­to per­fet­ta­men­te iden­ti­co al ma­tri­mo­nio e poi del nome ri­par­lia­mo quan­do avre­mo ca­pi­to che il ma­tri­mo­nio gay è un pro­ble­ma solo sul­le due spon­de del Te­ve­re”. E non, ag­giun­ge, una so­lu­zio­ne li­mi­ta­ta come quel­la dei Dico.

Spe­ria­mo che fi­nal­men­te il Par­la­men­to ab­bia il co­rag­gio di pren­de­re una qual­che de­ci­sio­ne in me­ri­to. Come tan­te al­tre vol­te, an­che l’Uaar sarà in piaz­za per il ri­co­no­sci­men­to e la tu­te­la dei di­rit­ti de­gli omo­ses­sua­li con­tro gli osta­co­li po­sti da una clas­se po­li­ti­ca pro­na al Va­ti­ca­no e l’omo­fo­bia sot­til­men­te dif­fu­sa dal­le ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che. An­che il pros­si­mo 9 giu­gno a Bo­lo­gna, per il Gay Pri­de na­zio­na­le.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.189) 16 maggio 2012 12:07

    Ha perfettamente ragione Bersani ,con il quale credo di trovarmi d’accordo per la prima volta dopo ven’anni ,da noi la parola "matrimonio" identifica un oggetto costituzionale ben preciso , che attiene all’unione tra un uomo ed una donna .

    La si chiami pertanto semplicemente "unione " o " omounione " e gli si dia un riconoscimento dei diritti (e doveri ) equivalente a quello del matrimonio (civile o religioso) ,ad esclusione (questo è il mio parere ) dell’adozione dei figli perché non rientra nell’ordine naturale delle cose .

    Ogni cosa deve avere un limite .

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