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Una tale in casa Cupiello

Il capitone della vigilia si è buttato dalla finestra per lasciare spazio sulla tavola, al salmone affumicato di Norvegia e agli scampi alla catalana.

La mattina cenerina del ventitre dicembre, il vecchio bambino sgranava gli occhi addosso al mondo, provando stupore per le renne, non per i pacchetti infiocchettati di Babbo Natale. Si abbandonò, leggero, alla suggestione e alle confusioni della gioia natalizia, rimettendo insieme i resti di un presepe da rileggere fra i lampi della memoria, che gli scuotevano l’anima.

Al buio del dubbio, se la colla si era squagliata al freddo della stanza da letto, avvertì stretto nel cuore il carico d’essere più buono. “Un sorso ve lo dovete prendere, se no come vi sostenete”, disse una tale in casa Cupiello.

Il caffè bollente va servito doppio a chi sfoglia il giornale e non riesce a mandar giù il mondo così com'è. L’inconsistenza di un gruppo inutile di studenti. Cronache di violenza fra i banchi di scuola.

Piccere’, pigliateve nu poco ‘e cafè”, e qui sì che ce ne vuole un altro! Un bullo malmena il compagno più debole, un imbecille riprende tutta la scena con il telefonino, il cretino di turno spedisce il filmato su Youtube. Le istituzioni, severe e a prescindere, alzano il dito contro la rete. Infatti, chi riceve una lettera minatoria la prima cosa che fa è quella di correre a denunciare le Poste per favoreggiamento e istigazione a delinquere.

“‘A tazza ‘e cafè ‘a matina, ‘a colazione, ‘o pranzo, ‘a cena”. La donna che ha sollevato il cielo dal mondo accarezza il suo bambino accanto allo sposo, in una mangiatoia illuminata da lampadine intermittenti. Ogni anno se ne fulmina almeno una e qualcuno, di nascosto, va a racimolarne di quelle buone fra gli addobbi dell’albero. Il simbolo di una luce straordinaria. La festa del sole.

Il capitone della vigilia si è buttato dalla finestra per fare spazio a tavola, al salmone affumicato di Norvegia, agli scampi alla catalana. Prima dell’abbuffata, i regali da scambiarsi in fretta. Santa Claus tarda anche quest’anno a bussare alla porta che quasi quasi si sviene dalla fame.

Un ragazzino taciturno s’accorge che ad appannare i vetri delle finestre non è più il tepore di una volta, dei parenti riuniti, ma il fiato corto di chi è solo sulla via, di chi una famiglia non l’ha mai avuta.

Ma ‘o ccafè non è cosa per te”. La rappresentazione della Natività è la riconciliazione celeste; un castello di sabbia d’inverno, dove la sera di Natale, secondo un rito struggente e irrazionale, devoti e scettici si ritrovano rimanendo nell’attesa di un improbabile prodigio.

Il vecchio bambino non si accorge di ciò che gli accade intorno. A mezzanotte, stropicciandosi la barba, scivola via a letto, persuaso ancora una volta di aver restituito la meraviglia di un presepe incollato. Una fantasia che stava cadendo a pezzi.

Tommasi’, te piace’ ‘o Presebbio?”

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