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Una legge per la rete

Costruire una legge per la rete attraverso un wiki. Chiamare a raccolta il popolo della rete per proporre una legge che sia frutto dell’intelligenza collettiva. Questa è l’interessante proposta di Vincenzo Vita e Luigi Vimercati cui tutti possono e debbono partecipare

In tutt’Europa si è acceso il dibattito sulla rete

Meglio ancora: divampa il conflitto.

Francia, Spagna, Inghilterra, Svezia sono alle prese con il problema di disciplinare le procedure di accesso e utilizzo della rete.

Paradossalmente, mentre negli Usa, da dove veniva la minaccia contro la neutralità di internet, si è placato il furore di chi voleva privatizzare gli accessi alla rete, proprio in Europa, la patria del welfare, si sono allertati gli appetiti di burocrazie statali e gruppi editoriali per mettere sotto chiave il web. Anche in Italia si intravedono avvisaglie di lucchetti al web. L’on Carlucci, brandendo l’ormai logora bandiera della caccia al pedofilo, avanza proposte di blindatura della rete. Il ministero delle attività produttive spinge per soluzioni anti downloading, schierandosi accanto ai content providers. E’ all’ordine del giorno il tema di dare una risposta politico giuridica al problema.


Due parlamentari del partito democratico, i senatori Vincenzo Vita e Luigi Vimercati, entrambi sottosegretari alle telecomunicazioni nei precedenti governi Prodi, hanno elaborato una proposta di legge. Un testo intitolato ambiziosamente Per la Rete libera e per il software libero. Ma invece di presentarlo in Senato hanno deciso di esporlo al giudizio della rete. Prima con una consultazioni di opinion leader e comunità digitali, poi con la pubblicazione di un wiki on line dove ognuno, ma proprio ognuno, può intervenire direttamente sul testo avanzando emendamenti, modifiche, integrazioni. 

I promotori hanno già annunciato che intendono estendere l’iniziativa anche ad altri parlamentari di altre forze politiche, compresi i partiti della maggioranza. L’obbiettivo è quello di un progetto condiviso, che trovi un punto di equilibrio su una proposta del sistema paese sulla rete. 

Metodologicamente mi sembra comunque una proposta davvero interessante. Diciamo che è la cosa che in Italia si avvicina di più al metodo Obama: non usare la rete per parlare meglio con i propri elettori ma per far parlare gli elettori fra loro. Credo sia importante che dalla rete venga una risposta di alto profilo, sia quantitativamente che qualitativamente. L’occasione è ghiotta: si tratta di riuscire a far arrivare in parlamento un’idea diversa della rete. Dobbiamo metterci, noi stessi, alla prova: dopo mille mugugni e borbottii dobbiamo cogliere l’opportunità di diventare propositivi.

La comunità di AgoraVox deve esprimersi: cosa vogliamo che diventi la rete, come vogliamo che sia usata in Italia, che deve fare la pubblica amministrazione per facilitarne l’accesso, come abbattere barriere e ostacoli?

Sono questi i punti da trasformare in proposte concrete: il popolo di internet deve entrare in campo: 10,100,1000 proposte per dare un volto umano alla rete e permettere che anche internet sia un pezzo del made in Italy. L’idea è quella di tenere il dibattito aperto fino al 15 luglio e poi tirare le fila e presentare come proposta di legge il testo finale. Proviamoci e partecipiamo: chi ha cose da dire parli ora o taccia per sempre.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.148) 14 maggio 2009 19:10

    Ormai da diverso tempo la rete ha dimostrato la capacità di influenzare la politica. Fenomeni come Beppe Grillo o Agoravox non esisterebbero senza la rete. Da qui la grande voglia dei politici di imbavagliare la rete.
    Neutralità è una parola ambigua in mancanza di un approccio politico. O si difende la rete per le sue potenzialità democratiche oppure implicitamente si appoggia il più forte.
    La proposta di legge ad una prima lettura scarta tutti i problemi della rete per puntare ad un business. Insomma essa è neutrale di facciata, dalla parte del potere in sostanza ed in più vuole fare guadagni sugli utenti della rete.

    Alcuni problemi reali:
    1) Perchè un sito web amatoriale che cerca di fare informazione alternativa deve avere un direttore responsabile? La legge che vuole un giornalista a dirigere un sito web è una legge di censura.
    2) Il copyright è un furto effettuato dalle grandi aziende di distribuzione alle spalle delle popolazioni. Dei contenuti che potrebbero essere disponibili a tutti vengono resi disponibili solo per i ricchi, con un impoverimento generale. Si insiste a chiamare pirateria ciò che è una copia di qualcosa di immateriale, che non leva niente al proprietario. Inversamente il furto che la major fanno nei confronti degli utenti viene tollerato.
    3) I grandi portali delle amministrazioni finora sono stati solo un modo per buttare soldi pubblici.
    E molto altro ci sarebbe da dire.
    In definitiva potrebbe essere utile avere delle regole, ma finora quasi tutti i tentativi di regolamentazione hanno peggiorato la situazione. I politici meno fanno e meno provocano danni.
    Ciò che servirebbe oggi sarebbe una deregulation della rete, non nuove normative.

    • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 15 maggio 2009 12:00

       sono d’accordo anch’io che legiferare sulla rete quando va bene così com’è non ha molto senso. Tuttavia poichè il parlamento sta per metterci le mani noi che amiamo Internet così com’è oggi abbiamo il dovere di partecipare a qualsiasi tentativo di chiarire le idee tra rete e legislazione. Diversamnte potremmoi svegliuarci, come i francesi, un bel giorno ed accorgerci che ci hanno sfilato di mano anche questo grande spazio di libertà.

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