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Ugo Di Girolamo

http://mafiepolitica.blogspot.it/ Autore di "Mafie, politica, pubblica amministrazione".
 

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  • Primo articolo mercoledì 11 Novembre 2011
  • Moderatore da martedì 02 Febbraio 2012
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Ultimi commenti

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.162) 2 settembre 2012 10:51

    Non ho letto il libro e pertanto entro nel merito solo del contenuto dell’articolo e di quanto esso lascia intendere sia la tesi sostenuta nel saggio.

    Un positivo esempio di riuscita lotta al racket viene proposto come possibile soluzione della questione mafiosa. Detto tra parentesi, mi piacerebbe capire cosa significa quel "praticamente sgominati".

    E’ appena il caso di ricordare che le estorsioni sono solo una parte, e neanche maggioritaria, delle attività delle organizzazioni criminali di tipo mafioso. La camorra, come cosa nostra, ’ndrangheta e altre minori, tendenzialmente esercitano nei loro territori il monopolio su ogni forma di attività criminale nonché tendono a penetrare nell’economia legale.

    Ma l’identificazione tra racket e fenomeno mafioso è solo il primo di errori suscettibili di provocare reazioni negative in quanti avversano le mafie.

    La replicabilità dell’esperimento (pur positivo) di Ercolano da la sensazione di colpevolezza nella sopravvivenza del fenomeno dei cittadini e degli estorti. In fondo, sembra dire l’articolista Lorenzo Fattori, come i cittadini di Ercolano ci sono riusciti altrettanto possono fare in tutte le città d’Italia infestate, il risultato sarebbe quel "praticamente sgominati". Quindi le responsabilità di un fenomeno bisecolare, che fino all’inizio degli anni settanta del novecento è rimasto confinato quasi esclusivamente in tre aree del sud Italia (piano campano, provincia di Reggio C. e Sicilia occidentale) per poi debordare sull’intero territorio nazionale, sarebbe in primo luogo delle vittime, che non si ribellano.

    Ne consegue, inoltre, che un ceto politico che per 150 anni (almeno) ha consentito la sopravvivenza di una forma di criminalità organizzata peculiare solo dell’Italia in Europa occidentale, ne esce praticamente indenne.

    Nell’articolo poi si ripropone un altro vecchio errore - da tempo superato, ma quì riproposto - delle mafie viste come "antistato", "contro istituzioni" è il termine usato. Anche quì è appena il caso di ricordare che mai le mafie si sono sognate di sostituire lo Stato, ma sempre hanno perseguito l’obiettivo di penetrare e condizionare a proprio uso e consumo le istituzioni.

    Per chi fosse interessato a conoscere una strategia - diversa - di lotta risolutiva del fenomeno mafioso suggerisco la lettura di questo articolo e dei relativi testi: http://mafiepolitica.blogspot.it/2012/02/nuovi-orientamenti-nella-lotta-alle.html.

     

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.4) 24 febbraio 2012 11:30

    E’ ora che gli operatori sociali che si occupano di lotta alla corruzione si rendano conto di un aspetto drammatico del fenomeno in questione: la corruzione rappresenta la porta d’ingresso dei mafiosi nello Stato, è sul terreno della corruzione che avviene l’osmosi tra politici e clan. Il rapporto di scambio voti contro favori (appalti, concessioni, assunzioni clientelari, ecc. ...) che avviene tra il politico e il mafioso (da Palermo a Milano) è fondato su atti corruttivi che il politico si impegna a fare per consentire ai clan di penetrare nell’economia legale e per succhiare soldi dalla spesa pubblica.

    Questo aspetto solitamente ignorato da quanti si occupano di corruzione rappresenta l’effetto più deleterio del fenomeno corruttivo, superiore per le conseguenze che esso ha sullo Stato a qualsiasi altro effetto sulla vita economica e sociale italiana,

    Per quanto riguarda la lotta alla corruzione, questa storia dei giovani è diventata stucchevole !

    ma quand’è che capite che il giovane, al quale è stato trasmesso dalla scuola il senso della legalità, appena esce fuori e impatta con il mondo del lavoro capisce subito che se vuole sopravvivere deve dimenticare gli ideali appresi a scuola e adeguarsi alla nuova realtà ?!?!

    Patti, protocolli, giuramenti, ecc. ... servono a nulla. "chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non li impegna"

    Occorrono buone leggi, strutture e organismi in grado di scovare i corrotti e reprimerli

    Poiché i politici sono i primi a non volere questo, è necessario dare vita a un movimento antimafia e anticorruzione che porti a votare politici disponibili a questa lotta.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.94) 21 febbraio 2012 14:26

    Il nome che ti sei dato è quanto mai appropriato. A leggere il tuo articolo scritto in anglo - italico ci vuole una buona dose di pazienza. Cerca di capire che non stai scrivendo su una rivista specializzata e puoi consentirti di fare sfoggio della tua sicuramente grande cultura, ma stai scrivendo su agoravox sito frequentato anche da ignoranti come me che provano l’orticaria a leggere scritti farciti come il tuo.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.74) 31 dicembre 2011 15:59

    Iperbole amara, corrosiva, ma che da il senso del degrado cui siamo giunti.

  • Di Ugo Di Girolamo (---.---.---.95) 31 dicembre 2011 11:15

    Bene auguri, non ti resta che cominciare a riscrivere tutti i manuali di storia contemporanea.

    P.S.: quando Silone abbia cominciato a fare la spia dell’OVRA non è chiaro. In ogni caso non nel 21 o 22 semplicemente perché la stessa ancora non esisteva.

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