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Trappole politiche

Con Silvio Berlusconi vale la regola del proverbio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
Basta rileggere la sua storia personale, le oscure vicende del passato, per capire che tipo di uomo politico e umano sia.
Solo chi ha interesse a votarlo o decide di pararsi gli occhi può far finta di non vedere.
Si può essere con lui o contro, non ci sono vie di mezzo percorribili, poichè qualsiasi dialogo o compromesso è sempre al ribasso ed a svantaggio del malcapitato interlocutore.
E’ la ferrea regola degli affari applicata alla politica, che dovrebbe essere gestione della vita pubblica dei cittadini, e non ovviamente dei propri interessi personali e aziendali.
Al contrario in questi giorni è evidente la "trappola" tesa dalla velenosa ragnatela degli intrecci padronali nei confronti degli "avversari", con la complicità dei media impegnati a dirottare consensi verso le scelte politiche del capo.
Il settimanale (di famiglia) Panorama pubblica a tutta pagina nuove "inquietanti" intercettazioni che coinvolgono l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi in un vorticoso giro di rapporti clientelari per ottenere fondi pubblici da destinare al consuocero Pier Maria Fornasari, primario dell’Istituto ortopedico "Rizzoli" di Bologna, o per finanziamenti e sponsorizzazioni del Partito Democratico in vista delle primarie del 14 ottobre.
Nessuno risulta ancora iscritto nel registro degli indagati ed i risultati delle inchieste sono tuttora in corso, eppure il settimanale ed il governo, che coincidenza, prendono la palla al balzo (lanciata da chi?) per rivendicare la legittimità della legge bavaglio sulle intercettazioni, che ostacolerà enormemente il lavoro della magistratura.


Solo gli ingenui o gli sprovveduti possono ignorare una strategia così ben congegnata.
Ha fatto benissimo Romano Prodi a respingere con molta eleganza la proposta della mantide berlusconiana, sottolineando che "tutto ciò che ha rilevanza penale dev’ essere pubblicato".
E’ il necessario compito dell’informazione, soprattutto quando nelle trascrizioni telefoniche sono coinvolti importanti esponenti del mondo della politica, della finanza, dell’imprenditoria.
Saranno le procure interessate a decidere la rilevanza penale di certe conversazioni pseudo-private, ed i giornali le pubblicheranno quando gli atti saranno depositati e disponibili alla difesa, quindi ai personaggi coinvolti.
Resta il fatto che per affrontare il problema della pubblicazione anzitempo delle intercettazioni telefoniche non si possono avallare leggi liberticide.
Ovviamente in mancanza di riscontri giudiziari, anche quelle vicende che potrebbero gettare "ombre" sulla condotta morale del soggetto, devono essere messe a conoscenza dell’opinione pubblica, nei limiti imposti dalla tutela della privacy e dal diritto di cronaca.
Non parliamo dei messaggini d’amore della Falchi, ma di tutto ciò che ruota attorno la conduzione degli affari e l’utilizzo improprio o "pilotato" dei fondi pubblici, insieme ai numerosi reati previsti dalla nostra giurisidizione.
La solidarietà a Romano Prodi è bene che arrivi a indagini concluse o al termine del processo nel caso di rinvio a giudizio.
Nel frattempo è importante non cadere nella trappola ed evitare con rigore e coerenza l’intromissione delle forze politiche negli strumenti propri di una magistratura indipendente e di una stampa che si auspica sempre libera e coraggiosa.

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