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Terremoto dell’Aquila: dopo la tragedia, la beffa

Lunedì 6 Aprile 2009 alle 3.32, un terremoto di inaudita violenza ha devastato la città dell’Aquila e decine di borghi della fascia pedemontana meridionale del Gran Sasso d’Italia, ha ucciso 300 persone, ne ha ferito 1.500 e per oltre 65.000 ha reso necessario il ricorso a alloggi di fortuna. Il Terremoto dell’Aquila, che fin dal 13 Dicembre è stato preceduto da centinaia di scosse minori, ha causato la più vasta e radicale distruzione di un’importante città antica dopo quella del Terremoto di Lisbona risalente al 1755.

Sono questi i termini in cui la notizia avrebbe dovuto fare correttamente il giro del mondo, affinché la tragedia verificatasi potesse trovare un’appropriata rappresentazione nonché il presupposto per un suo adeguato risarcimento materiale. Le cose, invece, sono andate diversamente e il terrificante colpo inferto il 6 Aprile da Madre Terra è diventato quasi niente rispetto alle catastrofi successivamente provocate da inettitudine, incompetenza, cinismo e cupidigia di pubblici reggitori, mass-media e registi del più spregiudicato affarismo.
 

La prima catastrofe, sotto l’apparenza di una stupida sottigliezza, scaturisce da un dirompente sovvertimento della realtà. “Terremoto dell’Abruzzo” si è messo a credere, invece di “Terremoto de L’Aquila”: un flusso di disinformazione miope e irresponsabile che, mirando ai vantaggi ricavabili da una futura gestione clientelare a pioggia dei fondi per la ricostruzione, ha minimizzato la portata degli atroci danni subiti dall’Aquila e ha duramente danneggiato le migliaia di imprenditori e lavoratori di quell’industria turistica che costituisce la spina dorsale dell’intera economia abruzzese.
 
Vaste distruzioni e tante vittime nelle frazioni e nei comuni intorno a L’Aquila: le vite perdute e le sofferenze passate presenti e future sono irreparabili, ma case, stalle, opifici e botteghe si possono rifare. Quella subita dal centro storico de L’Aquila, invece, è un’irreparabile ferita mortale. A L’Aquila, quanto non è crollato il 6 Aprile seguita a rovinare a terra per effetto delle forti scosse che ogni giorno ancora vanno susseguendosi, quel che non è ridotto in macerie appare lesionato e squarciato senza speranza di risanamento, tutte le attività istituzionali, economiche, culturali e di semplice vita quotidiana sono estinte. Nessuno può più abitare e lavorare lì, dove ogni muro che sta in piedi minaccia di afflosciarsi da un momento all’altro, dove regna il funebre silenzio dell’immobilità, dove stagna il fetore asfissiante emanato dalle derrate marcescenti sepolte sotto quelli che furono ristoranti, bar, pubs, pizzerie, trattorie, pasticcerie, panetterie, macellerie, pescherie, drogherie, vinerie, salsamenterie, caffetterie e case.
 
Trecento ettari di città antica, uno dei più pregiati e più vivacemente vissuti centri storici d’Europa, fatto di straordinari pezzi unici (come le mura urbiche fortificate, le chiese, i palazzi, le torri e le fontane) nonché di un lussureggiante campionario di architetture minori medioevali, rinascimentali, barocche e neoclassiche, tutto questo è adesso un immenso cimitero, disabitato, muto, polveroso, reso inaccessibile dalla vigilanza che l’Esercito prudentemente assicura 24 ore su 24 presso ogni via d’accesso.
 
Non c’è un solo precedente nella storia d’Italia della necessità di sigillare un’intera città. Non era accaduto a Messina nel 1908, tanto meno dopo i più recenti disastri del Friuli, dell’Irpinia, delle Marche e dell’Umbria. Invece, all’Aquila accade dal 6 Aprile.
 
Ho parlato con molti ufficiali dell’impareggiabile corpo dei Vigili del Fuoco provenienti da diverse parti d’Italia: tutti, dicono di non essersi mai trovati in mezzo a una catastrofe altrettanto raccapricciante, né in Friuli, né in Umbria, né altrove.
 
Col chiamarlo “dell’Abruzzo”, non solo si è predisposto il terreno per le prossime manovre clientelari ma si è voluto minimizzare l’entità del “Terremoto dell’Aquila” e edulcorarne la gravità: un sisma distribuito su un’area vasta suscita minori apprensioni e facilita lo Stato nel far beneficenza piuttosto che giustizia. Ma, non bastava. Le informazioni sulle rilevazioni dei sismografi sono state fin da subito manipolate per accreditare una magnitudo inferiore a quella effettiva. Nel sito internet del Geological Survey del governo degli Stati Uniti, chiunque può leggere che il terremoto del 6 Aprile è stimato in gradi 6.3 della Scala Richter e che la fonte dell’informazione è l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Quest’ultimo, invece, nel suo sito indica la magnitudo in 5.8.
 
Nasce così la cinica opera architettata contro gli aquilani e contro gli altri abruzzesi, perché un sisma di grado inferiore al 6 viene considerato al di sotto dei livelli di notevole gravità e dunque aiuterebbe l’erario a sottrarsi al dovere di finanziare integralmente la ricostruzione degli edifici pubblici come di quelli privati, il che è invece puntualmente avvenuto per il Friuli e per l’Umbria.

Per rafforzare questa cinica azione, è stata colta come cacio sui maccheroni l’opportunità di far passare per lazzaroni tutti gli aquilani, bollandoli come edificatori di una “città di carta”. Ottimi pretesti sono stati quelli offerti dai crolli della Casa dello Studente e dell’Ospedale San Salvatore, edifici nei quali s’è effettivamente dispiegata alla grande l’arte criminale di imprenditori, tecnici e collaudatori. Tuttavia, pur in presenza di numerosi altri casi di non dissimile sostanza delinquenziale, la generalizzazione è inammissibile, quanto lo è il sostenere che tutti i siciliani sono mafiosi. In realtà, non c’è niente di disonesto nella gran parte delle migliaia di edifici costruiti all’Aquila nell’arco di quasi otto secoli. In realtà, è il terremoto del 6 Aprile che ha agito con inaudita violenza, sebbene questa verità venga nascosta e negata affinché tutti i Ponzio Pilato di turno possano allegramente lavarsi le mani nell’abbandonare L’Aquila e gli aquilani al loro destino di morte.

Casi-simbolo dell’effettivo stato delle cose avrebbero dovuto essere quelli che invece sono stati accuratamente oscurati: il Forte Spagnolo e l’Hotel Duca degli Abruzzi. La fortezza era una macchina architettonica di rara perfezione, massiccia come una montagna, che per mezzo millennio aveva resistito indenne a qualsiasi aggressione, umana e naturale, ivi compreso il terremoto dal quale la città era stata distrutta nel 1703. L’albergo era stato costruito al di sopra d’ogni sospetto di ladrocinio: fatto negli anni Settanta non su commissione di terzi ma quale duraturo investimento in proprio da parte di una dinastia di costruttori d’inviolata reputazione internazionale. Orribilmente sconquassato il primo, sventrato come un pollastro il secondo. Bisognava documentare e documentarsi, bisognava porsi domande e cercare risposte, di fronte a questi casi che solo un’inusitata violenza sismica può spiegare.

Invece, è stato assai più comodo versare e indurre lacrime rassicuranti facendo folklore dei poveri morti sepolti sotto le macerie e della dignitosa sofferenza dei sopravvissuti. Molto comodo: compiangere i morti, predicare solidarietà, invocare coraggio, auspicare rinascita, promettere di tutto e di più, spandere baci e abbracci e poi procedere serenamente verso il prossimo party all’ambasciata di Chissadove.
 
Dopo il disastro del 1703, i reggitori del Comune alzarono baracche davanti il municipio distrutto e lì seguitarono a lavorare tra e per i concittadini, respinsero senza se e senza ma la pretesa del governo centrale (che allora abitava a Napoli) di trasferire baracca e burattini in una “new town” e avviarono immediatamente la ricostruzione, chiamando fior di architetti e capimastri da Roma e da Napoli per restaurare il salvabile e fare ex novo, senza stravolgere la struttura urbana antica, tutto ciò che non riusciva a stare in piedi.
 
Oggi, ormai a quasi due mesi da quella tragica notte, tutto tace. 35.000 persone sopravvivono nelle tendopoli senza la minima idea di dove approderanno al prossimo profilarsi del gelido inverno aquilano. 30.000 persone coltivano l’illusione di un’eterna vacanza negli alberghi della riviera che stanno per metterle alla porta. Ovunque, il cibo e il vestiario messi a disposizione incessantemente e con estrema larghezza spandono la suggestione di un’affettuosa e sempiterna sollecitudine governativa.
 
Ci sono tanti edifici scolastici perfettamente agibili, ma bambini e ragazzi vengono obbligati all’alienante solitudine offerta da tendopoli e alberghi. Giganteschi complessi del tutto sicuri, come la Scuola della Guardia di Finanza, la Scuola Reiss Romoli, la Caserma Rossi, la Caserma Pasquali, etc., potrebbero accogliere le strutture universitarie e ospedaliere che sono l’unica certezza di futuro e che invece vengono smembrate e dirottate verso città da cui mai faranno ritorno.
 
Il governo partorisce il decreto-legge n. 39 che racconta un’incomprensibile favola di aiuti, provvidenze, benefici, esenzioni e quant’altro, concessi non si sa a chi, finanziati non si sa con cosa, acquisibili non si sa come. Uniche certezze: i quattro soldi messi veramente in campo verranno spremuti dai bilanci dello Stato col contagocce, da qui fino al 2032 e verranno manovrati dalle banche e da fantomatiche spa gravitanti intorno al Ministero del Tesoro. Insomma, i terremotati verranno spinti a indebitarsi per ricostruire le case e, una volta impossibilitati a pagare i mutui, perderanno le proprietà. Nel frattempo, la città sarà diventata una nuova attrazione turistica: gli spot della tv diranno “Visitate la più grande città morta del mondo”.
 
Hanno costretto i Vigili del Fuoco a uno spettacolare salvataggio di quattro barattoli d’ottone spacciati per “Tesoro della Cattedrale”, ma nessuno ha mosso un dito per tirar fuori dalle macerie le centinaia di migliaia di libri e documenti che nella Biblioteca Provinciale e nell’Archivio di Stato assicuravano la memoria, l’identità e la civica dignità della città che non c’è più.
 
Fosse stato il “Terremoto de L’Aquila”, le tv e gli inviati piovuti da ogni dove nei primi giorni del terremoto avrebbero impressionato il mondo intero e probabilmente avrebbero fatto affluire quegli enormi aiuti necessari per rifare una città come L’Aquila. Nel prossimo futuro, forse un po’ di chiese e palazzi verranno restaurati: solitari, essi si staglieranno come fantasmi tra le rovine di una città che non c’è più.
 

Commenti all'articolo

  • Di Tiziano Dal Corso (---.---.---.161) 15 giugno 2009 11:28

    sono un ingegnere che per conto della protezione civile, assieme ad altri due colleghi ed un ingegnere dei VV. FF., ha visitato l’Aquila dal I all’otto giugno per dare l’agibilità o la non agibilità agli edifici della zona rossa della città. Conosco bene il problema degli edifici della zona rossa, di via XX settembre e di via Roma. Ho toccato con mano i problemi organizzativi della protezione civile poichè ero il caposquadra della mia unità. Quello che doveva essere controllato il giono dopo lo si sapeva il giorno prima via telefonino. L’organizzazione però funzionava bene. Non conosco Errico Centofanti ma il suo articolo lo definirei sciaccallaggio informatico.

    ing. Tiziano Dal Corso

    • Di errico centofanti (---.---.---.102) 15 giugno 2009 13:49
      A proposito di quanto scrive l’ing. Dal Corso a commento del mio articolo sul terremoto dell’Aquila. Sono un giornalista, uno di quelli all’antica, cioè di quelli educati a raccontare ai lettori quanto visto e ascoltato con i propri occhi e le proprie orecchie. Se dell’ing. Dal Corso devo presumere inappuntabile la professionalità, visto che egli è stato scelto per svolgere le delicate funzioni inerenti la verifica d’agibilità degli edifici del centro storico dell’Aquila, di lui devo invece constatare una disastrosa dipendenza dalla maleducazione inoculata negli italiani dalle televisioni commerciali. Nell’accennare a questioni del tutto estranee a quelle da me affrontate, infatti, egli mi indirizza contumelie disancorate da qualsiasi supporto argomentativo.
      Errico Centofanti
    • Di francesca (---.---.---.155) 15 giugno 2009 16:25

      caro ingegnere, cosa c’entra quanto da Lei affermato, rispetto al contenuto dell’articolo? mi sembra fuori tema nel raccontarci che "l’organizzazione però funzionava bene". Inoltre, e solo per mero gusto di precisione, quello che lei apprendeva il giorno prima per telefonino spesso i proprietari delle case lo sapevano appena un paio di giorni prima, e non sempre è possibile organizzarsi tra la famiglia, il lavoro e lo spostamento obbligatorio: l’organizzazione delle squadre di sopralluogo funzionava bene? Vorrei anche vedere che non fosse stato così. Quanto per esempio a Via roma a me risulta che la zona da viale Giovanni XXIII verso la Piazza Palazzo sarà oggetto di controllo i prossimi 16 / 17 e 18 giugno, come da elenco diffuso in data 12 giugno u.s. dal dicomac, funzione 1, (zone ZRV, ZRT, ZRU).
      Vorrei ribadire che la sostanza delle affermazioni dell’articolista Centofanti non sono confutate nè smentite dalle sua dichiarazioni:
      1) il terremoto è stato "allargato", "sminuito" (e magari si arriverà a negarlo) dai principali organi di informazione nazionali, non solo mistificandone la potenza distruttrice, ma anche operando ad arte campagne di informazione subdole e false relativamente alla "qualità" delle costruzioni, persino nel corso di iniziative di solidarietà e raccolta fondi (vedi concerto di Bocelli in TV);
      2) i soldi sbandierati dal Governo fino al 10 / 15 aprile, le iniziative a sostegno delle imprese e delle famiglie non esistono e dal testo del decreto sembra che non esisteranno mai: allora, signori giornalisti, la verità la vogliamo dire? chi è che ha passato l’ordine di scuderia di tacere sul terremoto? evidentemente siamo stati "usati" esclusivamente per fini elettorali;
      3) il danno culturale e sociale alla città dell’Aquila è enorme, ma abnorme è lo sciacallaggio di chi specula sulle disgrazie altrui per farsi bello. A L’Aquila adesso c’è un lavoro da fare, nessuno pensa che il terremoto sia "colpa" di qualcuno. Ma questo lavoro si può fare bene o male. e allora bisogna entrare nella sostanza del discorso, al di là della facciata. Finora nulla è stato fatto: se ne lamenta anche il corpo dei vigili del fuoco, paragonando l’immobilismo di Bertolaso ai lavori rapidamente portati aventi in casi analoghi. Dal 6 aprile ad oggi (2 mesi!!!!!) la situazione degli immobili del centro è ulteriormente e gravemente peggiorata, e noi non avremmo potuto fare niente neanche volendo: la città è blindata e sotto sequestro della Protezione Civile.
      4) le aziende che hanno riaperto non hanno voce nè spazio fra i fornitori della Protezione Civile. Nei campi vige quasi la legge marziale. I sopralluoghi, caro ingegnere, sono gestiti direttamente dalla Protezione Civile e noi non conosciamo i parametri su cui si basano, nè sappiamo a che servono (stima della pericolosità? stima del danno?). Insomma: fissano la data del rientro a casa o i soldi che ci vogliono per aggiustare? la pericolosità futura dell’immobile, o la quantificazione del rimborso che andremo a prendere? lo sa che queste notizie non ce le dà nessuno? Lei accetterebbe di restare all’oscuro per quanto riguarda casa sua? E gli ingegneri del posto sono stati coinvolti nei lavori di sopralluogo, o abbiamo voluto ingegneri di fuori perchè sono più bravi?

      Caro Ingegnere, quante domande senza risposta.
      Le ha viste veramente le case di Via Roma? Lo sa che io sono uscita per miracolo insieme alle mie 2 figlie? E lo sa che sotto quelle case qualcuno ci è morto?
      Rilegga con attenzione l’articolo di Centofanti, e cerchi di mettersi nei nostri panni. Immagini che quella che è venuta giù sia casa sua, e quei morti suoi amici o parenti. Pensi a cosa succede ad una città "blindata" per mesi. Pensi che ne è di un tessuto sociale smembrato, di una economia annichilita da leggi, ordinanze e furbetti (di quelli che vantano amicizie altolocate direttamente con la Protezione Civile, e che per questo vengono a lavorare al posto nostro).
      E dopo pensi come è facile, dal di fuori, venire 8 giorni e esprimere giudizi.

    • Di francesca (---.---.---.155) 15 giugno 2009 16:44

      mi scusi, ho dimenticato di allegare un link: ci sono foto di Via Roma


      http://www.laquilanuova.org/?page_id=2&nggpage=2

    • Di dabate (---.---.---.186) 20 giugno 2009 15:21

      Sono uno studente dell’Università de L’Aquila.
      D’accordissimo con ciò che lei ha scritto...meno d’accordo con ciò che l’ingegnere ha detto.
      Inoltre voglio dire che bisogna cercare di spingere i media a trattare meglio i mille problemi che L’Aquila e paesi limitrofi stanno avendo. Adesso e ancora di più dopo il G8 ( evento che il governo poteva evitare...questo è un argomento a parte) gli organi di sampa non devono far dimenticare ciò che è stato e ciò che sarà di questi posti.
      Oggi (20-06-09) ho visto il tg3 Abruzzo e ha parlato del terremoto solo per poco più di un minuto. In questo breve lasso di tempo l’unico tema che ha trattato è stato il G8, ha parlato solo un po’ delle 2 scosse e nulla di più. Non ha minimamente accennato di come va la ricostruzione, della situazione delle persone all’interno delle tendopoli, di come la gente che ha perso il lavoro sta cercando di tirare avnti, non si parla più dell’Università...
      Non vorrei che si cerca di far DIMENTICARE oltre che a tutta l’Italia anche a noi abruzzesi non colpiti dal tragico evento?

    • Di Francesco (---.---.---.69) 23 giugno 2009 13:43

      Forse sarà anche Ingegnere ma sicuramente non è in grado nè di leggere un articolo di giornale nè, nel caso in cui l’abbia letto, di commentarlo. Tra l’altro è molto facile giudicare una situazione in cui viene per 8 giorni, viene pagato molto lautamente sia in termini economici che di carriera e gode di tutti i vantaggi del turista e di nessuno degli svantaggi dei residenti. Complimenti caro ingegnere!!!

    • Di Antonio (---.---.---.69) 23 giugno 2009 13:50

      ing. Tziano Dal Corso sei un coglione. Facciamo volentieri a meno di gentaccia come te qui a L’Aquila.

    • Di enricoaq (---.---.---.12) 27 giugno 2009 11:22

      povero ingegnere..che stolto che sei!servo del padrone e miope come una talpa!vaghi giallo e visibile quando sai di essere uno dei migliaia di fanti, tutti gialli come te, il cui giudizio vale poco, che cerchi di fare la scalatina interna alla protezione civilie!immagino il tuo ego che parla:"oddio!!sono al DICOMAC!! sono al DICOMAC!!quanto sono bravo!!" invece non vali un cazzo bugiardo infame!menti a te stesso, ai tuoi figli, a noi!auguro a te ciò che è accaduto a me..con tutto il cuore.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.73) 15 giugno 2009 21:17
    Paolo Praolini

    Purtroppo mi sembra che dopo il primo soccorso prestato ai cittadini aquilani tutto si è fermato.
    I cittadini non vengono informati sulle prospettive imminenti, la riconsegna delle case e le informazioni che necessitano alla ristrutturazione/ricostruzione (tempi, costi, risarcimenti, danni, adeguamenti normativi, etc.).
    Illusorio il promettere la consegna ad ottobre delle abitazioni definitive, ma è ora indispensabile interessarsi di questa gente dando loro tutte le informazioni di cui necessitano.
    Diamone diffusione.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.73) 15 giugno 2009 21:25
    Paolo Praolini

    Vorrei che Agoravox diventasse la voce degli aquilani, allora se avete da dire la vostra fatelo qui.
    Solo così potremo portare all’esterno la realtà che si stà vivendo in quei posti (le difficoltà ed i drammi).
    Facciamo come Errico centofanti, testimoniamo giorno per giorno quello che sta avvenendo mostrando lo stato di avanzamento progressivo dell’attività di ricostruzione della città!
    E’ una sfida importante, cogliamola!

  • Di Granchi Federico (---.---.---.81) 16 giugno 2009 00:12

    Dopo il terremoto, tutto ciò che poteva essere fatto per ricostruire, è stato bloccato per la campagna elettorale permanente del nostro presidente del consiglio.
    Tutto bloccato, paralizzato per ospitare il g8; sempre per la sua campagna elettorale.
    Vedrete che due giorni prima del g8, inaugurerà un mattone, un muro o un cantiere che sarà rifermato il giorno dopo. E’ sempre così; come per tutti i cantieri delle infrastrutture da lui inaugurati: un cappellino da operaio, un nastro da tagliare, una bottiglia di spumante e domani ci dimenticheremo di tutto un’altra volta.

    • Di Paolo06 (---.---.---.203) 16 giugno 2009 09:33

      A me sorge spontanea una domanda: perchè così tanti però hanno votato per il nano?
      E’ vero che molti non sono proprio andati a votare... non si tratterà mica dei soliti brogli alla berlusconi!
      Avete un vostro conterraneo che perlomeno sta facendo il suo compito egregiamente e voi andate ancora a votare il tappo...

  • Di francesca (---.---.---.155) 17 giugno 2009 15:27

    non ci saranno "case definitive" per ora.
    Le notizie:
    1) il cronogramma delle "casette" prevede i collaudi entro dicembre ....... teoricamente, come risulta dagli atti di gara;
    2) le "casette" non sono case in bioedilizia, confortevoli etc, ma, come risulta dagli atti di gara, case prefabbricate in cemento armato di 50/120 mq cd. unità, fino a 8 posti letto ("per i nonni"): mica saranno queste quelle definitive, vero?!?!?;
    3) non sono arrivati nè i soldi delle casse integrazioni straordinarie "in deroga" (max 800 euro / mese ogni lavoratore), nè i soldi per l’"autonoma sistemazione" (100 euro /mese a persona con un tetto di 400 euro), nè i soldi per i lavoratori autonomi e professionisti (800 euro / mese), che tra l’altro mi sia consentito dire sono poco meno che elemosina, dato che abitare, pagare un fitto, mangiare, ricomprare tutti i vestiti, la biancheria, qualche mobile, le scarpe, borse, il borsellino stesso in cui tenere i soldi, viaggiare da un capo all’altro della regione e della città visto che gli uffici sono dislocati su un territorio di chilometri, quindi avere una macchina, spesarla, mettere la benzina, pagare le autostrade se fuori tratte gratuite, farla aggiustare, perchè i chilometri sono aumentati a dismisura, ecc. ecc. con quelle cifre vorrei vedere chi lo potrebbe fare. provate ad immedesimarvi un po’), nè, pare, i soldi per gli albergatori. quindi qui a L’Aquila non gira una lira;
    4) il Comune non ha più soldi, un mese di stipendi appena, dato il blocco dei tributi dei cittadini aquilani; le azinde ex municipalizzate, non ricevendo la quota parte del comune, devono licenziare o mettere in cassa integrazione: quindi non ci saranno presto neanche i trasporti, propio in un momento in cui lo sforzo dell’AMA SPA deve moltiplicarsi per soddisfare l’utenza nella nuova geografia del territorio che si va a delineare con i 24 insediamenti e le scuole sparse per ogni dove: la normalità sarebbe che i tributi mancanti vengano sostituiti e reintegrati dai soldi a disposizione di Bertolaso: dobbiamo chiederglieli noi, o ci pensa lui a darceli?
    5) il G8 ha fruttato alla città uno zero assoluto: non hanno speso un soldo in città per prepararlo, non saranno ospitati in alberghi locali, non mangeranno presso ristoranti locali, non faranno dei catering durante le riunioni con ditte locali, non useranno i nostri mezzi di trasporto, i nostri web master per la comunicazione, le nostre tipografie per stampare i programmi nè i menù dei pranzi e delle cene, non avremo neanche la possibilità di "vederli" o "toccarli".
    E stavolta non ci ha fruttato nè una strada nuova, nè un nuovo stadio, nè una moderna struttura polivalente che poi useremo per auditorium della musica. L’areoporto (indispensabile!!!! vero?) è stato fatto con fondi e stanziamenti già previsti prima del terremoto.
    Si dice in giro che abbiamo smontato il Mammut dal Castello Cinquecentesco per rimontarlo nella caserma della Guardia di Finanza: così non c’è neanche il rischio che ci vedano per andare a vedere il mammut.

    Sì, c’è chi lo vota e sono tanti, ma tutti gli altri hanno dimenticato una grande lezione: la verità è rivoluzionaria.
    Diciamo la verità, diffondiamo la verità, con tutti i mezzi possibili e immaginabili.

    La nostra battaglia più grande non è contro il Governo di Berlusconi: è e deve essere contro l’informazione succube, imbavagliata, contro la manipolazione, contro il potere delle televisioni.

    Ricordiamocene ora per la memoria dei morti oltraggiati del terremoto, ricordiamocene quando qualcun altro al governo fa finta di dimenticare una leggina contro il conflitto di interessi.

  • Di cicerin (---.---.---.1) 18 giugno 2009 12:37

    Caro ingegnere,il primo soccorso della protezione civile è stato efficiente e veloce.
    Nessuno stà facendo sciacallaggio,ma chi vive la realtà del terremoto pone e si pone dei problemi come fà Centofanti nel suo articolo.
    Le sembra logico ed umano lasciare la gente sotto le tende per sette,otto mesi e forse più.
    Venga lei con la sua famiglia a provarci.
    E dopo, le cosidette casette (autentici mostri) saranno abitazioni permanenti trasformando definitivamente il nostro territorio, la nostra città e la nostra vita.
    Il presidente Berlusconi lanciò immediatamente l’idea di una nuova città costruita in altra parte, idea subito (fintamente) accantonata per l’unanime opposizione. Ma di fatto i venti nuovi insediamenti (permanenti) non sono la realizzazione di quella idea.
    Ingegnere, permetta a noi di occuparci del nostro futuro e se necessario anche di criticare le scelte che non condividiamo senze accusarci, solo per questo, di sciacallaggio.

  • Di Francesco (---.---.---.96) 23 giugno 2009 00:28

    Scusa, ma in base a quale informazioni dici che "un sisma di grado inferiore al 6 viene considerato al di sotto dei livelli di notevole gravità e dunque aiuterebbe l’erario a sottrarsi al dovere di finanziare integralmente la ricostruzione degli edifici pubblici come di quelli privati"?

    • Di (---.---.---.69) 23 giugno 2009 10:01

      IL problema è che la vera informazione passa solo da canali ufficiosi e non dai canali ufficiali.........

    • Di gerardo (---.---.---.69) 23 giugno 2009 10:02

      scusate non mi sono firmato...

    • Di Francesco (---.---.---.69) 23 giugno 2009 13:49

      Credo si faccia confusione tra scala Richter e scala Mercalli, che è l’unica scala in base alla quale viene individuato il "cratere sismico".

    • Di Catia Bucci (---.---.---.241) 26 giugno 2009 10:55

      Per favore, prima di ripetere come un pappagallo quello che si dice tra gente male informata che non fa che lamentarsi, mi vedo costretta a precisare qui che l’informazione di questi famosi 6 gradi si basa su il decreto del Commissario delegato n.3 del 16 aprile 2009 (http://www.protezionecivile.it/cms/...) nel quale si individuano i comuni danneggiati dal terremoto che hanno risentito un intensità MCS pari o superiore al sesto grado. MCS vuol dire SCALA MERCALLI, quindi tutte queste chiacchiere che si basano sulla scala Richter non servono a nulla, tranne a parlare a vanvera come si dice! A L’Aquila si è risentito una scossa compresa tra 8 e 9 Mercalli, penso che si è molto lontani dal 6, che come ripeto l’INGV usa la scala Richter nei suoi comunicati, perché a livello mondiale è quella che si utilizza di più.
      Grazie

    • Di Alessandro Scotti (---.---.---.102) 29 giugno 2009 10:31

      Grazie per la precisazione. Oltre a quello che hai detto volevo aggiungere che la scala Mercalli stima i DANNI riportati dagli edifici, quindi è relativa alla zona colpita, mentre quelle Richter e derivate stimano l’ENEREGIA sviluppata dal sisma, e quindi sono assolute. Ad esempio, se nel deserto si ha un terremoto di intensità 10 Richter, sulla scala Mercalli l’intensità sarà pari a 0, perché non ci saranno danni.
      Secondo me in Italia si dovrebbe abbandonare la magnitudo Richter Ml e passare a quella momento Mw, più precisa per i forti terremoti, ed allinearci al resto del mondo. Perché dobbiamo essere sempre gli ultimi a fare le cose?

  • Di Franco T. (---.---.---.26) 23 giugno 2009 10:05

    Il quadro presentato dal giornalista è crudo ma conoscendo i fatti, il sospetto che sia tutto vero diventa grande.
    Sulla magnitudo si può avere ragione e torto ma che dire di una "collaudata" costruzione antisismica rovinata e che lo Stato non risarcirà mai.
    A cosa è servito spendere 3 volte, pagando tasse ecc..3 volte di più, non essere abusivi 3 volte di più ?
    Sulla Protezione Civile e sulle infrastrutture militari certo un dubbio ci viene! Con una Brigata così importante dovevamo far intervenire i ragazzi di Brescia? E adesso dopo 2 mesi, è normale che un capoluogo di Regione sia ancora "in tenda"?
    E poi la cosa più grande "Il Laboratorio". Non una parola, non una foto, nulla.
    Possibile che con il sisma (anche ieri notte) sotto la sedia di Zichichi, la Scienza non abbia nulla da dire.
    Mi pare che si voglia far passare l’Aquila come un mucchietto di sassi vecchi.
    E invece dall’America, dalla Russia e dalla Cina si viene spesso all’Aquila a "prendere il caffé".
    Chi vuol capire capisca.
    Franco T.

  • Di (---.---.---.78) 23 giugno 2009 16:20

    Comunicato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sul terremoto del 6 aprile 2009 ore 6:50



    La Rete Sismica Nazionale dell’INGV ha registrato un terremoto di Magnitudo 5.8 (Magnitudo Richter) (6.2 Mw=magnitudo momento) nella zona dell’Aquilano, il 6 Aprile 2009 alle 3:32 (ora italiana). Le coordinate epicentrali risultano: Lat. 42.33N e Long. 13.33E. La profondità dell’ipocentro è pari a 8.8 km. Il terremoto è caratterizzato da un meccanismo di tipo estensionale, con piani di faglia orientati NW-SE e direzione di estensione NE-SW (anti-appenninica).

    La scossa è stata seguita da decine di repliche, la più forte delle quali è avvenuta alle 4:37 italiane con magnitudo pari a 4.6. Tutte queste scosse sono avvenute a profondità crostali (entro i 10-12 km), tipiche dei terremoti dell’Appennino. Questa circostanza determina un forte risentimento dello scuotimento in area epicentrale.

    Tutte le stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’INGV hanno rilevato chiaramente le onde sismiche generate dalla scossa principale.

    Sul sito dell’INGV(alla voce Terremoti Recenti) vengono riportate tutte le informazioni sull’evento sismico e sul suo inquadramento nel contesto della sismicità precedente e della classificazione sismica del territorio.

    La zona è stata oggetto di una sismicità frequente con caratteristiche di sciame sismico a partire dal mese di gennaio 2009, con centinaia di scosse tutte di modesta entità, fino all’evento di magnitudo 4.0 avvenuto il 30 marzo scorso.

    Si sottolinea la circostanza secondo la quale, allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile realizzare una previsione deterministica dei terremoti (previsione della localizzazione, dell’istante e della forza dell’evento). Ciò è vero anche in presenza di fenomeni quali sequenze o sciami sismici che nella maggior parte dei casi si verificano senza portare al verificarsi di un forte evento. Una scossa quale quella che si è manifestata oggi viene normalmente seguita da numerose repliche, alcune delle quali probabilmente assai sensibili.

    La zona in oggetto è stata sede in passato di forti terremoti. In particolare, l’attività di questi giorni si colloca tra la terminazione meridionale della faglia che si è attivata nel terremoto del 1703 (Int. MCS del X grado MCS, pari a Magnitudo circa 6.7) e i limiti settentrionali della faglia associata nei cataloghi al terremoto del 1349 e di quella denominata “Ovindoli-Piani di Pezza”.

    Si ricorda che i comuni interessati ricadono tra la prima e la seconda categoria della classificazione sismica del territorio nazionale. Negli ultimi anni la zona non è stata interessata da forti terremoti.

    Subito dopo il manifestarsi dell’evento l’Istituto si è mobilitato inviando nell’area colpita le sue strutture di emergenza quali la rete mobile e altre squadre di rilevatori.

    Roma 6 Aprile 2009 ore 6:30

    Il Funzionario di turno

    Dr. Massimo Di Bona
     

  • Di (---.---.---.78) 23 giugno 2009 16:24

    Nota sulla magnitudo: la magnitudo usata di routine per stimare la grandezza di un terremoto è la cosiddetta Magnitudo Richter o Magnitudo Locale (Ml), che viene calcolata sull’ampiezza massima della registrazione sismica di un sismografo standard (a corto periodo). Viceversa la Magnitudo Momento (Mw) viene elaborata attraverso un trattamento numerico dell’intero segnale sismico su tutte le frequenze evidenziate dalla registrazione. Per terremoti forti la Mw viene ritenuta una stima più accurata della severità dell’evento.

    • Di (---.---.---.78) 23 giugno 2009 16:30


      Centre Sismologique Euro-Méditerranéen
      European-Mediterranean Seismological Centre



      Magnitude Mw 6.3 Region CENTRAL ITALY   Abrutian Apennine Date time 2009-04-06 at 01:32:41.4 UTC Location 42.38 N ; 13.32 E Depth 2 km Distances 59 km E Terni (pop 110,412 ; local time 03:32 2009-04-06)
      7 km NW L’aquila (pop 72,279 ; local time 03:32 2009-04-06)
      6 km S Pizzoli (pop 3,378 ; local time 03:32 2009-04-06)  
      magnitudo MI ed MW non sono la stessa cosa!!!!!!!!!!!!
    • Di (---.---.---.78) 23 giugno 2009 16:42
      EMSC relocation in GSE format BEGIN GSE2.0 MSG_TYPE DATA MSG_ID 090406013241 EMSC DATA_TYPE BULLETIN GSE2.0 EVENT 20090406013241 Date Time Latitude Longitude Depth Ndef Nsta Gap Mag1 N Mag2 N Mag3 N Author ID rms OT_Error Smajor Sminor Az Err mdist Mdist Err Err Err Quality 2009/04/06 01:32:41.4 42.3769 13.3229 2.0 741 669 9 Mw 6.3 CSEM GMSS2 1.46 +- 0.06 2.1 1.5 25 0.06 94.67 +-0.4 +-0.1 a i uk CENTRAL ITALY Sta Dist EvAz Phase Date Time TRes Azim AzRes Slow SRes Def SNR Amp Per Mag1 Mag2 ID AQU 0.06 111.4 m P 2009/04/06 01:32:41.5 -1.5 T GFZ AQU 0.06 111.4 m Pg 2009/04/06 01:32:42.4 -0.5 T NEIR
  • Di Ghilardi Stefano (---.---.---.78) 23 giugno 2009 16:54

    soryy ho dimenticato il nome

  • Di (---.---.---.64) 8 novembre 2009 06:10

    Avevo trascurato la questione, ma vedo che recentemente l’ing. T. Dal Corso ha rivolto precisa - e sacrosanta - richiesta "alla redazione di AGORAVOX di eliminare i commenti offensivi". Giustissimo. Immagino che nel frattempo abbia chiesto scusa ad Errico Centofanti (che non conosco).

    Infatti, tutto nasce dal fatto che l’ing. T. Dal Corso, forte dell’aver operato per 8 (otto) giorni nella terremotatissima zona rossa dell’Aquila (immagino che abbia inserito quest’ultimo titolo sul biglietto da visita) inveisce contro Errico Centofanti con una non leggera accusa di "sciacallaggio informatico", facendogli carico, con quel sostantivo, del comportamento altamente incivile di chi vigliaccamente approfitta della debolezza altrui per trarne profitto.

    A questo punto bisognerebbe sapere di quale vigliaccata si tratta. Bisognerebbe sapere di quale debolezza si tratta. Ed a danno di quale povero essere malconcio ed indifeso. Per quale profitto. Senza questi elementi, quel sostantivo sarebbe usato indebitamente. Sarebbe quello che Centofanti, signorilmente ed eufemisticamente, definisce contumelia. Peggio : sarebbe, anzi è, inutile, privo di un qualsiasi significato. Inutile ed arbitrario.

    Senza contare che proprio i sopravvissuti al terremoto si trovano, invece, nella fragile, molto fragile, condizione di poter incappare nel comportamento scorretto di chi è naturalmente portato ad approfittare, da vigliacco, della debolezza altrui! Se avessimo voglia di scherzare potremmo ricordare l’atavica storiella del bue che dà del cornuto all’asino…

    Torniamo allo sciacallaggio. Questo sostantivo, di per sé spregiativo, denigratorio e squalificante, è di seguito qualificato con l’aggettivo "informatico" : e che c’entra l’informatica?

    Il dott. ing. Tiziano Dal Corso confonde forse "informatica" (scienza a carattere interdisciplinare che riguarda tutti gli aspetti di acquisizione, conservazione e trattamento di dati ed informazioni mediante elaboratori elettronici equipaggiati con specifici programmi) con "informazione"?

    Confonde forse l’informatica con l’importantissima ma più semplice informazione; coll’informare, che altro non è che doverosa attività di ragguaglio, di notificazione, di messa in luce di fatti ed avvenimenti; il tutto mediante il semplice trasferimento di un messaggio da qualcuno che trasmette verso qualcuno che - se vuole e se può - riceve?

    Dobbiamo pensare che lo stress comprensibilmente patito a "l’Aquila dal I all’otto giugno" in mezzo alla catastrofe della zona rossa (a proposito, non avrà confuso ‘zona rossa’ con ‘covo di comunisti’?) abbia lasciato segni confusionali sul dott. Dal Corso? In questo caso, si potrebbe spiegare, e fraternamente perdonare, tutto.

    Volendo poi entrare nel merito di quanto scritto da Centofanti sul sisma aquilano, a due mesi dallo stesso, generando l’inconsulta reazione del dott. Dal Corso, potremmo trovarne un congruo corollario in quanto affermato dagli schermi della televisione di Stato, Raiuno, oggi 7 Novembre 2009 da un Ingegnere della Protezione Civile (a sette mesi da quell’evento, dopo duecentoquattordici notti e duecentoquindici giorni, dopo che la primavera e l’estate sono passate e mentre le montagne aquilane sono ormai imbiancate di neve) :

      • C’è ancora gente nelle tende (il numero non conta : sarebbe altrettanto grave se ci fosse una sola famiglia) e "si spera" di sistemarla entro la fine di novembre
      • le case consegnate bastano per 4.000 (quattromila) persone
      • 22.000 (ventiduemila) sfollati sono ancora sparsi negli alberghi fin sulla costa.

      Chi scaglierà la prima pietra contro quest’altro sciacallo, targato Protezione Civile?

      E non ha detto, quest’altro sciacallo, che, fra un’ordinanza e l’altra, in pratica non è ancora (vergognosamente) consentita la riparazione delle abitazioni classificate inagibili B! E molte, ad essere pignoli, hanno bisogno solo di qualche stuccatura…

      Porta la data di oggi 6-11-2009 il verbale di una conferenza di servizio fra tutte le autorità competenti (Prefettura, Protezione Civile, Comune, ordini professionali assortiti) che riporta come si sia "tenuto conto della necessità di avviare nel più breve tempo possibile i lavori di riparazione degli immobili classificati con esito di agibilità B e C".

      Come ruggisce uno sciacallo?

      A questo punto devo precisare che tutto quello che precede ha senso solo se ho ben compreso il pensiero dell’Ingegner Dal Corso. In effetti egli non scrive sciacallaggio, bensì "sciaccallaggio" : io mi sono permesso di pensare ad un errore di battitura (battere comporta sempre rischi). Se invece avesse voluto significare altro, che non ho capito, chiedo scusa.

      Approfitto infine per dare un amichevole consiglio al Dott. Dal Corso : "poiché" si scrive così (con l’accento acuto). Però di questo non è proprio il caso di amareggiarsi : capita perfino agli Italiani di sbagliare gli accenti. E poi per questi problemi basta affidarsi esattamente alla tecnologia informatica, perché qualsiasi programma di scrittura suggerisce automaticamente di porre riparo a queste sbadataggini che una vita frenetica impone.

      pino mastrorilli

    L’Aquila 6-11-2009

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