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Terremoto. Il bisogno delle polemiche

Proprio quando i giornali e i politici invitano a non fare polemiche e ad essere solidali, allora bisogna attaccare veementemente. Non polemiche politiche, quelle sì inutili e dannose. Ma che partano dal basso, dai cittadini, e che portino davvero a qualcosa di costruttivo. Perchè una volta che sarà finito l’interesse mediatico sulla tragedia in Abruzzo, tutto ritornerà come prima.

Quante belle parole piene di speranza per il futuro si leggono sui giornali e si ascoltano in televisione. D’un tratto sembra quasi che i giornalisti siano le vere vittime del terremoto in Abruzzo e non le comunità locali. Per esempio sull’E Polis del 8 Aprile, a pag. 6 si legge: serve ora un grande patto nazionale che metta al centro il territorio, una nuova edilizia sicura, la difesa e il consolidamento dei centri storici. Cose che certamente non avverranno mai, ma l’importante è la retorica.

Maggioranza e opposizione fanno finta di partecipare al dolore degli Abruzzesi, mentre Silvio Berlusconi continua imperterrito a dire idiozie e a trasformare la sua presenza tra gli sfollati in una commedia grottesca: "Andate al mare, negli alberghi della costa, là c’è tanto posto" oppure "“Hanno tutte le attenzioni del caso, cure mediche, pasti caldi. Lo dovrebbero prendere come un week end di campeggio”.


I politici imperversano su tutte le trasmissioni televisive dedicate al sisma del 6 aprile, preoccupati di tenere l’etere sotto controllo e l’opinione pubblica, inferocita con Bertolaso e con l’intera classe dirigente che non ha mai fatto nulla per costruire case antisismiche e per ostacolare l’abusivismo edilizio. Infine la beffa è arrivata con l’annuncio di ieri del ministro Brunetta: il piano casa obbligherà le persone che vorranno ampliare i propri caseggiati a rispettare una serie di norme per prevenire i danni prodotti dai terremoti. Ci sono insomma voluti i morti, i feriti e gli sfollati perchè il governo decidesse di inserire delle pur sempre blande regole all’interno del decreto legge. Ovviamente non saranno assolutamente rispettate, questo lo sappiamo tutti; si continuerà a costruire in barba ad ogni vincolo paesaggistico e a rischio e pericolo di chi vive negli edifici più recenti. Bisognerebbe mostrare a quei politici che quotidianamente promettono senza mantenere, i grafici del livello di corruzione presente in Italia e del gigantesco fatturato della mafia prodotto ogni anno. In questa situazione non può proprio cambiare niente, inutile aspettarsi interventi del governo volti a risanare il mercato edilizio.
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Ma ora bisogna essere solidali, dimentichiamo le polemiche. E’ questo lo slogan più gettonato, dove si ribadisce anche che gli Italiani sanno reagire alle catastrofi naturali e ai momenti di grande difficoltà. Invece no, le polemiche devono essere feroci! Basta tacere, basta continuare a dire che le cose vanno da sempre così e che non si può fare nulla. Bisogna farne e di pesanti, ma che non siano di certo quelle fatte dai politici nei salotti televisivi e nelle fosche aule del Parlamento. Deve scaturire necessariamente qualcosa di nuovo altrimenti non sarà affatto vero che gli Italiani sono un popolo in grado di reagire. Sappiamo sopportare all’inverosimile le ingiustizie e sappiamo anche mobilitarci quando una parte della Nazione è stata colpita da una catastrofe naturale. Ma questa virtù non deve trasformarsi in un difetto. Che vi siano dunque roventi polemiche da parte dei cittadini, che attacchino tanto l’intera classe dirigente quanto il sistema mediatico italiano, quest’ultimo interessato solo ai dati dell’auditel e a mantenere in vita lo status quo attuale instaurato da un potere corrotto. Se nulla verrà detto prima che si spengano i riflettori sull’immane tragedia, allora sarà stato tutto inutile: i morti saranno stati sacrificati per nulla.

Lo sciacallaggio vero è quello che stanno preparando le imprese e le ditte edilizie, pronte a piombare su L’Aquila e su tutti i paesi rasi al suolo dal terremoto. Berlusconi ha infatti annunciato la realizzazione di cento cantieri in Abruzzo e sono già stati stanziati i primi trenta milioni di euro. In tempo di crisi, come affermato anche da Roberto Saviano il giorno prima del terremoto del 6 aprile, le uniche aziende in grado di cavarsela sono soprattutto quelle edili ed in particolar modo quelle legate alle organizzazioni criminali, in grado di competere in momenti di difficoltà e in grado anche di acquistarsi il favore di imprenditori rovinati dal crollo finanziario. Pioveranno miliardi di euro e si ricomincerà a costruire dissenatamente.

Raccontino questo i giornali e le televisioni, non l’audience riscossa per le dirette in Abruzzo.

Commenti all'articolo

  • Di Elisa (---.---.---.100) 10 aprile 2009 11:49

    C’è tanta rabbia ed è giusto che ce ne sia. E si dovrebbe dare più voce alla rabbia, non mettere in prima pagina lo zoom sulle persone stravolte dal terremoto, frutto di uno sciacallaggio da talk-show.
    Qualche giorno fa ho visto una parte di "Festa italiana" su RaiUno in cui si parlava dell’Abruzzo. Una signora collegata telefonicamente allo studio ha espresso tutta la sua rabbia per la disorganizzazione e il non-è-niente delle autorità davanti alle ripetute scosse delle settimane precedenti. Ebbene, Caterina Balivo ha risposto "Ma signora, è un evento naturale!", come a metter silenzio sulla rabbia dell’abruzzese.
    Un ragionamento molto deterministico, come a dire "doveva succedere". Eh, no, mi spiace. Il TERREMOTO doveva succedere, non il CROLLO di abitazioni MODERNE costruite con materiali scadenti e ignorando volutamente ogni tipo di misura antisismica. Per il risparmio, si sono pagate vite umane. E le tasche di chi costruisce? Gonfie, come saranno anche in futuro. Ancora di più.

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.10) 12 aprile 2009 23:10
     
    Complimenti, finalmente un articolo che descrive le vicende del disastro senza cercare le “lacrime” del lettore, senza esagerare con le parole, senza scavare nella psiche per estrarre le solite manifestazioni di circostanza.
    C’è tanto vuoto intorno a noi e molti cercano di riempirlo con considerazioni prive di vera umanità dove l’ipocrisia sommerge tutto e tutti.
    Il giornalista idiota fa le domande più banali, il politico di “rango” passa in rassegna le truppe per sentirsi dire che il rancio è ottimo e abbondante, ma già calcola i minuti, le ore di presenza sugli schermi amici. E la gente comune, quella che si è salvata si chiede se tutto questo servirà a voltare pagina o si continuerà a scrivere in un linguaggio ormai compreso dai pochi eletti, che lo tradurranno nel loro personale incremento di beni materiali.
    Ma è sufficiente un solo lettore concordante per farti comprendere l’utilità del tuo messaggio, e avrai raggiunto lo scopo.
    E’ un peccato che questo articolo sia passato nelle pagine interne, ma come insegna Maurizio Carena, è un l’algoritmo a decidere la vostra collocazione. 
    Un saluto
    Mauro
     
  • Di cassandra (---.---.---.28) 14 aprile 2009 00:27

    lacrime da coccodrillo...........
    lacrime da coccodrilo
    lacrime da coccodrillo
    buttano sabbia ovunque e non solo negli occhi
    Italiani svegliatevi !!!
    l ’ospedale dell Aquila è durato nove anni costato nove volte tanto..
    Bertolaso da un anno sta alla Maddalena a preparare la gloria di silvio
    il governo chiude gli ospedali in tutta Italia con il silenzio della stampa
    e nel Lazio con la manovalanza della sinistra Marrazzo , Montino
    grandi opere Impregilo Grandi guadagni
    lacrime da coccodrillo
    lacrime da coccodrillo

  • Di Dino Brancia (---.---.---.83) 13 giugno 2009 19:14
    Dino Brancia

    Complimenti, è il sentimento degli Italiani che hanno vissuto altri drammi e catastrofi come questo.

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