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 Home page > Tribuna Libera > Terremoti: la sconfitta dell’Uomo

Terremoti: la sconfitta dell’Uomo

La terra trema. L’Italia è zona sismica. Praticamente da Nord a Sud. Punto. Lo sappiamo tutti, bene o male. E speriamo tutti che a tremare non sia proprio la nostra, di terra, egoisticamente. Ma nulla e nessuno può dare mai certezze in questo senso. Specialmente, se ad aggravare le già pericolose tendenze sismiche del territorio, ci se mettono anche le incongruenze umane, le corruzioni, le mancanze strutturali ed uno Stato che c’è: ad intermittenza.

Tre anni possono essere pochi o tanti. Dipende dal contenuto. Tre anni fa il sisma in Abruzzo. Sono tanti tre anni se ancora oggi sono migliaia e migliaia le persone sfollate, le case crollate, le chiese impietosamente sfregiate, gli aiuti mai arrivati e la gente ormai sconfitta in casa propria, con nulla più da chiedere perché non si sa più nemmeno cosa chiedere ed a chi.

La terra ha tremato e continua a farlo. Il più recente sisma in Emilia, non fa che riprodurre le stesse identiche scene, in ogni senso. La terra esprime la sua forza, inondando di brividi il territorio che, incautamente costretto a sorreggere costruzioni mal costruite, dimenticanze normative e persino – è il caso di una frazione come quella di San Carlo di Sant’Agostino, paese in provincia di Ferrara, dove addirittura si sta verificando un rarissimo fenomeno: la – letteralmente – liquefazione del terreno, che sta ingoiando tutto, fabbricati e storia. Il motivo?

E' probabile che un tempo in quel posto, qualcuno abbia pensato bene di ricoprire un tratto di fiume. Per avere maggiore estensione su cui fabbricare. Follia.

Come ogni volta, si cercano le colpe e chi debba rimettere tutto a posto, o almeno provarci.

Le colpe albergano un po’ ovunque. Nello Stato che poco ha fatto e continua a fare per tutta la nazione se si tratta di mettere davvero in sicurezza la parte prettamente strutturale. Nella gente, che vive spesso seduta su una sorta di bomba ad orologeria facendo finta di nulla, forse sperando che il fato aiuti i più serafici, per poi gridare allo scempio per non doversi accollare una colpa troppo grande da contenere. Quella di aver lasciato al fato, appunto, la vita intera, senza sospettare che un giorno l’accadimento estremo poteva verificarsi.

Anche in questo caso, migliaia gli sfollati, seppur molti meno del sisma abruzzese. Si parla di 7.500 persone che già hanno capito tutto: aiuti, non se ne vedranno. Almeno non quelli che ci si aspetta – forse a torto – di vedersi arrivare da un elemento cui si chiede ormai tutto, lo Stato appunto, nel bene e nel male.

5.000 circa le imprese spazzate via d’un colpo. L’economia bislacca di questo Paese afflitto più dalle parole che dai fatti, si disintegra ancor più per una mossa terrena e naturale che non può essere controllata, gestita né curata.

E poi quella omissione, per non chiamarla bugia, di quel decreto 59/2012 approvato con un tempismo quasi magico e malefico, che titola “riforma della Protezione civile” ma che alla lettura del secondo articolo svela l’abbandono totale delle istituzioni a quell’assistenzialismo ormai sparito in ogni ambito della società civile. Soldi non ce ne sono. Nemmeno per ridare speranza a chi perde tutto di fronte alla natura che a volte, può diventare violenta.

Si ripete una storia. Si ripetono i danni. Stessi scenari, stesse tendopoli, stesse incongruenze che giungono da ogni parte, se si vuole analizzare con onestà gli accadimenti e ciò che poteva o doveva esser fatto in tempo utile da ognuno.

Dopo la conta di morti, sfollati, imprese distrutte, si contano i limiti estremi di un territorio ormai sconfitto da ogni cosa. Che non potrà trovare mai ricostruzione di alcun tipo, se fra i cittadini e lo Stato, non avverrà quella stretta di mano pacificatrice e risolutiva atta a ritrovare la forza e la volontà, di riunificare territorio ed esseri umani. Per ripartire da un progetto unico che non parli solo di ambizioni e dimenticanze. Perché i morti forse, li dimentichiamo noi giornalisti dopo un po’. Che ce ne sono troppi per ricordarli tutti. Ma loro restano, comunque, nella coscienza di tutti noi, Irremovibili, a comprovare le colpe di tutti. Malgrado tutto.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.89) 29 maggio 2012 12:11

    D’accordo Emilia ,i terremoti non si possono prevedere e lo Stato è latitante ,quando non completamente inandempiente e d’accordo pure sui cittadini di questo paese bislacco che sono disposti a risparmiare un euro sulla sicurezza ,magari taroccando o infischiandosene delle certificazioni ,per poi spenderseli nel salotto in noce massello piuttosto che nel mega tv 3D .

    Quindi come tu ben dici le colpe sono di tutti ,in primis però dei politici che sono il frutto di una peggiocrazia che non conosce limiti .Perché in molti casi basterebbe prevenire facendo rispettare in modo puntuale e severo le norme che già ci sono.

    Tanto per dirtene una ,non c’entra con il terremoto ma è attinente , l’altra sera su un canale che non ricordo , un giornalista riprendeva le immagini di un sito verdeggiante molto bello,lungo una strada di campagna di un paese che non ricordo ,bene i bordi della strada erano completamente invasi da detriti di manufatti d’amianto abbandonati li’ da anni (prove testimoniali e documentali) .Beceri coloro che ce li hanno scaricati ma beceri anche coloro che dovevano rimuoverli ,indagare ........ in un paesino del cactus non dovrebbe essere difficile sapere chi è stato e poi giù legnate (non solo in senso figurato).

    Quando il giornalista si è recato dal sindaco (con le immagini) questo ha cominciato a borbottare penose frasi di giustificazione ,semplicemente assurde per la loro improbabilità,in uno stato di evidentissimo imbarazzo , ma indovina un po? Proprio il giorno prima aveva dato incarico per la rimozione ,guarda te che combinazione !

    Questo è il nostro paese .

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.124) 29 maggio 2012 12:41
    Emilia Urso Anfuso

    Ben trovato Paolo, concordo

    Sappi ad esempio, che - appunto - l’Italia in cui viviamo è quella in cui, se si cittadino devi smaltire l’Eternit con costi che sappiamo. Ma se sei scuola pubblica puoi anche infischiartene, infatti il 60% degli edifici scolastici NON hanno mai smaltito nulla...

    Vado avanti? La tassa più evasa dagli ambienti istituzionali è il canone speciale RAI.

    Io dico solo una cosa: non si può seguire le regole in un Paese dove chi le crea è il primo a non seguirle. E’ come in Grecia. Esattamente la stessa identica situazione, sia per ciò che riguarda la situazione politica, sia per ciò che riguarda il grado di clientele e corruzione

    L’unica differenza è che forser la Grecia - beati loro - sta uscendo da questo orrore chiamato "euro" che ci ha imprigionati tutti non facendo più capire cosa sia davvero l’economia nazionale ed internazionale...

    A presto

    Emilia

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