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Terremoti: cercando di capire

Dinanzi a calamità naturali come il sisma, che ha recentemente colpito l’Abruzzo, il cittadino si interroga e cerca di capire.

Sente dire che qualcuno il terremoto lo aveva previsto e, contemporaneamente, che non è possibile prevedere i terremoti; sente dire che le costruzioni possono essere realizzate adeguatamente nelle zone a rischio sismico e, nei reportage televisivi, vede costruzioni recenti in cemento armato non più agibili; e la gravità dell’evento viene misurata in valori numerici di scale di misura diverse ed incomprensibili.
 
Forse il vostro reporter può aiutarvi a capire un poco, e ciò per due ordini di motivi: fra i suoi studi universitari vi è stato il calcolo delle strutture in zona sismica ed inoltre, vivendo in una delle zone del Paese con il maggiore rischio sismico, di terremoti ne ha vissuti in prima persona più di uno.
 
Innanzitutto per esaminare il fenomeno è gioco forza abbracciare il più totale relativismo conoscitivo: allo stato delle cose, per una conoscenza analitico/matematica dei sisma è necessaria una mente ben più attrezzata di quella umana.
 
Oggi come oggi possiamo avere una conoscenza generale di tipo descrittivo ed una conoscenza matematica di tipo statistico.
 
Conosciamo le ragioni dell’instabilità della crosta terrestre: essa non è un unicum, bensì un insieme di grosse porzioni fra di loro staccate ed indipendenti ma a contatto, chiamate placche.
 
Le placche galleggiamo sugli strati più interni del nostro pianeta, che sono allo stato fluido, e, nel tempo, si spostano con un fenomeno scientificamente chiamato deriva dei continenti.

In questo incessante movimento una placca può spingerne un’altra accavallandovisi di sopra; può strisciarci sopra per traverso; può allontanarsi lasciando una voragine; come in un magnifico videogioco, che, nel corso di lunghe ere geologiche, ha fatto formare i continenti come oggi sono.
Si chiamano faglie le superfici di contatto fra due placche.
 
E’ così che sono nate le montagne del nostro pianeta, con una placca che ne ha sollevato un’altra confinante; ed anche i vulcani, quando rocce della crosta, a causa della pressione creatasi fra due placche, si sono fuse, formando grandi serbatoi di lava, che è poi riuscita a fuoriuscire; ed anche i terremoti, sostanzialmente dovuti ai fenomeni di attrito fra due placche in reciproco movimento.
 
In sostanza le forze di attrito ostacolano il movimento reciproco fra due placche contigue in corrispondenza della loro faglia; dal punto di vista energetico accumulano energia di tipo elastico come in una molla compressa.
 
Quando questa energia supera un dato valore, è come una molla che si libera istantaneamente; e, come nel caso di una molla, la crosta terrestre oscilla sia in orizzontale sia in verticale.
 
Ecco il terremoto: le oscillazioni della crosta terrestre si traducono in forze agenti sulle strutture create dall’uomo, dette forze sismiche, e possono danneggiarle.
Tutto questo dà ragione del fatto che alcune zone del pianeta sono particolarmente colpite dai terremoti ed altre no: le zone colpite sono nei pressi delle faglie.
Basta guardare su un atlante geografico dove sono le montagne ed i vulcani per individuare le zone più colpite da terremoti; ed il nostro Paese rientra a pieno titolo fra queste ultime.
 
Pensate alle Alpi ed agli Appennini; provate a congiungere l’Etna, lo Stromboli ed il Vesuvio, e li vedrete perfettamente allineati; giocate un poco sulla carta geografica del nostro Paese e capirete subito perché i terremoti da noi sono così frequenti e perché dobbiamo imparare a conoscerli ed a convivere con essi.
 
Anche dal punto della realizzazione di strutture anti-sismiche sicure non possiamo non mantenere un certo grado di relativismo, restando la statistica l’unica forma di conoscenza scientifico/matematica a nostra disposizione per affrontare il fenomeno.
 
Innanzitutto il rischio sismico di una determinato territorio, poiché è dovuto ai fenomeni sopradescritti, dal punto di vista matematico si traduce in valori significativi di tipo statistico: il fenomeno può essere valutato solamente mediante l’analisi storica dei terremoti che in esso si sono già verificati.
Solo così operando il problema è ben affrontato.
 
Quanto alla valutazione delle sollecitazioni che un sisma può causare su una struttura, anche per questo le cose non sono affatto semplici.
 
Per ben comprendere il lettore deve tenete presente come è facile far fare ampie oscillazioni ad una altalena se solo la si spinge al momento giusto, ossia con la dovuta frequenza.
 
Sono due le frequenze da tenete in conto nello studio delle sollecitazioni di origine sismica, e precisamente quella propria della struttura e quella della scossa sismica.
 
Se le due frequenze sono eguali si verifica il fenomeno dell’altalena e scientificamente si dice che le due strutture entrano in risonanza.
Questo può spiegare i gravi danni su strutture recenti in cemento armato.
Nulla da fare, dunque, dinanzi ai terremoti?
 
Assolutamente no! E ve lo dice uno che di terremoti se ne intende perché la sua città un secolo fa è stata rasa al suolo da un sisma e poi è stata ricostruita con criteri anti-sismici, grazie ai quali oggi i terremoti non sono certamente in grado di colpirla come è successo all’Abruzzo.
 
Bisogna assolutamente eseguire le nuove costruzioni nel rispetto della normativa tecnica antisismica; anche se, spesso e volentieri, professionisti ed uffici del Genio Civile si attivano al meglio solamente dopo gravi eventi sismici.
 
Purtroppo non sempre si trova lo stesso rigore, che vi trova in un’area come quella dello stretto, interessata dal catastrofico del sisma del 1908.
 
Quanto all’esistente, il problema è più difficile da affrontare: rendere antisismiche tutte le strutture esistenti è praticamente impossibile.
 
Rinunziare ad agire, è, però, sommamente errato.
 
Occorrerebbero interventi mirati, affidati a strutturisti e ad architetti di grande esperienza e capacità (quelle usuali necessarie per una nuova costruzione, ad avviso del vostro reporter, non sono sufficienti) e tanto, tanto denaro.
 
L’idea del premier di utilizzare fondi esteri per tutelare dai fenomeni sismici l’immenso patrimonio architettonico italiano è una via giusta; e l’opposizione non dovrebbe perdere l’occasione di trovarsi, semel in anno, in totale e pieno accordo.

Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.119) 9 aprile 2009 16:59

    Finalmente un articolo che al fascino e alla suggestione della spiegazione unisce la razionalità e la competenza. Grazie, sarebbe opportuno che in futuro quando si scateneranno le polemiche sulla predittività di un terremoto, anche il nostro reporter venisse invitato a parlare. Auguri! Intanto pensiamo all’immediato... 

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