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Teheran attacca: "Morte a Berlusconi"

Il giorno in cui l’Iran ha iniziato l’arricchimento dell’uranio al 20% scatenando nuovi contrasti nella comunità internazionale, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, annuncia durante un’audizione al Senato che oggi, a Teheran, è stata attaccata la nostra ambasciata. "A morte l’Italia, a morte Berlusconi", queste le parole usate da decine di basij (la milizia paramilitare iraniana) travestiti da civili mentre lanciavano pietre alla nostra ambasciata.

Teheran attacca: "Morte a Berlusconi"

Alcune fonti diplomatiche hanno precisato che è stata una “manifestazione ostile” ma non un tentato assalto. Qualunque cosa sia, l’unica certezza evidente è che questo assalto è collegato alla visita di Silvio Berlusconi in Israele, quando il premier italiano aveva affermato che il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ricorda “personaggi nefasti del passato” facendo un riferimento più che esplicito ad Adolf Hitler.
 
La frase non era per nulla piaciuta a Teheran che proprio sulle parole di Berlusconi aveva diffuso una nota sulla tv di Stato iraniana in cui parlava di “servigi resi ai padroni israeliani”.
In questo quadro generale l’attacco alla nostra ambasciata e soprattutto gli slogan usati si riferiscono chiaramente a quanto successo negli ultimi giorni. Il nostro ministro degli Esteri, però, cerca di ridimensionare la questione ricordando che “Teheran ha rapporti purtroppo complicati e problematici con l’intera comunità internazionale, non solo con l’Italia”.
Visti i rapporti tesi con chi potrebbe avere in mano la bomba atomica, Angela Merkel o Barack Obama non si sognerebbero mai di paragonare Ahmadinejad a Hitler durante una conferenza stampa in seguito ad un vertice con Israele. Anche perché Berlusconi, secondo il quotidiano Haaretz, aveva anche aggiunto: “Dobbiamo vigilare, abbiamo già avuto un pazzo simile nella storia”.
Così il ministro degli Esteri iraniano era stato quasi obbligato a convocare per domenica l’ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, per trasmettergli una protesta ufficiale per le parole pronunciate dal premier italiano, così come fonti locali attendibili hanno riferito oggi all’Ansa

Nel frattempo, però, il nostro ambasciatore (come ha annunciato il ministro Frattini) diserterà la manifestazione per l’anniversario della rivoluzione iraniana che si svolgerà l’11 febbraio. In quella data si celebrerà il 31° anniversario della Repubblica islamica e sono in preparazione grandi festeggiamenti. Il nostro ambasciatore, però, potrebbe non presentarsi, anche se fino a questo momento gli stati europei non hanno ancora ufficialmente deciso cosa fare.
 
Le relazioni con Teheran si stanno decisamente complicando e non solo perché, come ha detto Frattini, “la palla è nel campo di Teheran e non europeo o americano”. Si stanno complicando perché il nostro premier, che in passato aveva detto al deputato tedesco al parlamento europeo, Martin Shulz, di essere perfetto per la parte di kapò in un film sui campi di concentramento nazisti, a volte sembra dimenticare di non essere più alla tastiera di un pianoforte su una nave da crociera. Ma di essere un presidente del Consiglio totalmente incapace di amministrare il Paese.
 
I basiji hanno gridato “Se non cambierete, questo è solo l’inizio”. Analizzando gli ultimi 16 anni (dalla sua discesa in politica) di esternazioni berlusconiane, sembra difficile credere che almeno per l’Italia questo sarà solo l’inizio.

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