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Sull’esperienza

Fino a un passato piuttosto recente, inoltrando le istanze lavorative, acquisivano priorità le pregresse esperienze maturate negli ambiti specifici. Ora sembra che questo non abbia più valore. Che non abbia più senso.

Questa fenomenologia consegue alla ipertrofia tecnologica appartenente alla ideologia neoliberista propugnata dal glebalismo finanziario, il quale contempla la perdita dell'importanza del ricordare, della pazienza dell'apprendistato, della quotidiana stratificazione delle esperienze modulanti il carattere della persona e, di conseguenza, capaci di far diventare sé stesso ciascun individuo, piuttosto che renderlo un anonimo come tanti; anzi, come troppi.

Naturalmente, tale situazione non concerne soltanto il ristretto comparto lavorativo, ma si riverbera su ogni aspetto della vita sociale. Non a caso, l'ideologia neoliberista dominante sta erodendo lentamente e ineluttabilmente il senso e il valore dell'esperienza, rendendo conto della preponderanza tecnologica e dell'artificiale sul naturale, del virtuale sul reale, della simulazione sul vissuto.

Non ha più senso ormai l'importanza dell'esperienza diretta, perché a essa si antepone la riproduzione o l'interpretazione fatta da altri. Quasi che il mondo virtuale incuta meno paura di quello incontrato uscendo di casa. Quando invece accettare la realtà vuol dire accettare le sfide e i relativi rischi dell'esistenza: significa, in sostanza, tentare, provare, sperimentare, cimentarsi con esperienze sempre più nuove. Ed è sicuramente proprio per questo che venga privilegiato il mondo dell'astratto rispetto a quello reale, il quale, in fondo, appare più rassicurante, a differenza dell'esperienza diretta, concreta e vissuta.

L'esperienza si propone pertanto come una sorta di soglia, oltre la quale si offre la realtà. Anche per questo, la società odierna sta gradatamente avvicendando l'esperienza diretta con la sua narrazione. Atteso che, grazie all'esperienza, da una parte si sperimenti il tentare e l'agire, e dall'altra il subire e il sottostare con le relative conseguenze. Perciò non bisognerebbe mai sottostimare tali evenienze, tenendo sempre presenti queste parole di Marco Aurelio: “Ama il mestiere che hai imparato e contentane. Passa il resto della tua vita come chi ha affidato con tutta l'anima agli dèi le proprie cose, senza farti mai tiranno né schiavo di nessuno.”

 

Immagine, da:

 

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