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Parole

Sempre più frequentemente si sente parlare delle carestie che affliggerebbero le cosiddette periferie del pianeta. Si tratta di un fenomeno reso alquanto preoccupante dalla sempre più virtuale carenza del petrolio, dei biocarburanti e dal poco convincente cambiamento climatico.

Il sempre più ingravescente incremento dei prezzi delle derrate, mette a repentaglio la sicurezza di molti Paesi, soprattutto del sud del globo, al punto da far tramontare ogni eventuale soluzione veramente sostenibile. Il problema investe comunque anche i Paesi industrializzati, nei quali il numero delle famiglie in difficoltà economiche registra una crescita esponenziale indotta dalla attuale congiuntura economica e finanziaria, capace di rendere sempre più incombente la recessione. Questo, nonostante in termini macroeconomici il settore alimentare risulti rilevante in termini di redditività per gli operatori delle piazze finanziarie. Tanto che proprio in questo si compendi l'”agrobusiness”, il quale è capace di motivare la scesa in campo dei colossi industriali del settore alimentare. Tutti questi potentati hanno una comune vocazione: quella della massimalizzazione dei profitti, comportante un enorme processo speculativo esitante nel continuo rincaro del costo degli alimenti come conseguenza dell'incontrollata lievitazione del costo di tutte le materie prime, petrolio in testa.

La speculazione agroalimentare, producendo una situazione di monopolio da parte delle multinazionali, penalizza pesantemente i piccoli agricoltori. Questo, nonostante si renda sempre più evidente che le materie prime prodotte a livello globale potrebbero sfamare l'intera popolazione del pianeta.

Il vero problema non si riconduce pertanto alla produttività, ma alla disomogenea ripartizione dei prodotti. A riprovarlo, contribuisce il fatto che basti un “allarme carestia” in qualche area depressa del pianeta, per assistere all'accumulo di derrate in qualche altra parte dello stesso, secondo logiche affaristiche in stridente conflitto con i fondamentali diritti umani. Perciò, più che incentivare la produttività, occorrerebbe adeguare la distribuzione delle materie prime agricole. Perché la posta in gioco è alta ed è perciò cruciale l'adozione di idonei meccanismi di controllo governativi volti a salvaguardare i consumatori e i piccoli produttori agricoli. Altrimenti, le multinazionali consolideranno sempre più il loro dominio, eliminando ogni possibile competitività: infatti, il vero obiettivo di queste organizzazioni è quello di trarre profitto dalla vendita di sementi e di comprare prodotti a prezzi bassissimi, fino a soffocare gli agricoltori nella morsa del debito. Diversamente, si ascoltano soltanto parole. Con le quali, non si nutre la gente.

 

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