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Su GQ un’idea, anzi due, ‘all around the stories’

Sulla piattaforma GQ c’è questo spazio, ‘Le parole che non ti ho scritto’ curato da Cristiano Governa (nella foto), giornalista, scrittore e docente.
 
Il riferimento alla nota storia di Nicholas Sparks, ‘Message in a bottle’ tradotto in Italia con ‘Le parole che non ti ho detto’ (nel 1999 anche film con Kevin Costner e Robin Wright Penn) non è casuale, e chi ricorda il plot del romanzo capirà presto: Theresa ritrova su una spiaggia una bottiglia contenente una lettera, dopo una serie di ricerche incontra Garret a cui è indirizzato proprio il ‘messaggio nella bottiglia’, scritto dalla moglie prima di uccidersi (ho semplificato, la trama è più sfumata e articolata).
 
Di cosa si tratta dunque?
Governa lancia un’idea sperimentale, un accostamento tra le short stories e i video, un modo di proporre le storie dove le brevi narrazioni ‘si sensano’ e s’accompagnano con un video che può essere musicale ma non solo. Video e parole raccontano dunque una storia, tentano l’arduo compito d’integrarsi, di collaborare per ‘dare vita’ a un racconto, breve com’è nelle esigenze del target web ma consiglio di non aspettarsi troppe banalità o cliché.
 
È già possibile rintracciare un esempio, pubblicato il 13 gennaio: ‘Short people’.
 
In questo spazio web, dunque, con qualche minuto ogni tanto si può ‘assistere’ a una narrazione che si spiega tra parole, immagini, forse musica e atmosfere. Un esperimento non nuovo, in assoluto, molti autori contemporanei e non, si sono ispirati a sonorità o visività (la fotografia ci ha messo lo zampino con ufficiali contaminazioni dalle avanguardie storiche) per scrivere storie o comunque rafforzarne dinamiche, percezioni e in una sorta di ‘secondo approccio’ di quest’idea esperimentotensità.
 
Un approccio particolarmente congeniale alla rete, dove ormai è facile linkare, collegare network e integrare spazi con strumenti ad aggiungere suoni, immagini (fisse o in movimento), registrazioni varie, aggiornamenti e altre applicazioni…
 
Ma ‘messagge in a bottle’?
Si spiega con una sorta di ‘secondo approccio’ di quest’idea-esperimento. Il mensile GQ dà la possibilità ai lettori, partendo dallo spazio web di Governa (come riferimento e gestione), di inviare la propria storia e vedersela ‘trasformare’ in lettera pubblicata.
 
‘Tu metti la storia, noi le parole’, si legge nel post introduttivo. Un altro esperimento, in effetti, perché di solito si dà spazio alle storie di chi le vuol divulgare nelle modalità scelte da chi le racconta. In questo caso, no. Chiunque può proporre il proprio ‘messaggio nella bottiglia’, che può essere – per l’appunto – ‘le parole che non ti ho scritto’, lo si può fare scegliendo l’anonimato o meno. Ma la lettera pubblicata non sarà ciò che è stato sottoposto bensì una libera rielaborazione a trasformare la storia da ‘soggetto’ in ‘sceneggiatura’.
 
C’è insomma, il tentativo di interagire in modo differente.
In una realtà quotidiana di bombardamento costante e diversificato di storie (dai film ai quotidiani, dai settimanali agli spot pubblicitari, passando per libri, docu-soap, reality, salotti tv…), le narrazioni sono ovunque, spesso diventano un flusso non sempre codificabile, di certo caotico e, a volte, incontrollato. Pur di dire, pur di esserci; si potrebbe riassumere.
 
Ecco che quest’esperimento proposto da Governa con GQ in un qualche modo tenta una virata: la storia raccontata è una sorta di ‘soggetto’, di canovaccio grezzo che viene poi preso, rielaborato, definito entro la forma della narrativa epistolare e attraverso un processo di definizione e gestione di trama, personaggi e registri.
Migliorativo? Peggiorativo?
‘Ai posteri l’ardua sentenza’ si diceva. Ammesso che il nocciolo sia questo.
 
È comunque una proposta ‘curiosa’, diversa dal solito.
Evidentemente si cerca un ‘contatto’ con il lettore, che sia dal web quanto dal cartaceo, e altrettanto evidentemente questo contatto mira a creare un coinvolgimento per la testata in questione. Ciò nonostante, resta un progetto che complessivamente merita attenzione per gli approcci e le miscelazioni creative ed artistiche.
 
Forse l’abitudine di scrivere a mano una lettera è ormai persa, forse non c’è più il tempo di aspettare che una bottiglia anonima sia ripescata dall’acqua (o forse non c’è più il tempo per quel tipo d’immaginario dal retrogusto ‘romantico’ e un po’ retrò). Forse le storie con e dentro un video (quanto una musica o delle immagini) non sono così intuitive e di facile ‘individuazione’.
Chissà.
Governa ci prova. Le storie sono ovunque, noi siamo le storie. Noi, ovunque e chiunque. I modi, i tempi e gli incastri artistici forse non solo quelli a cui ormai siamo abituati oggi.
Chissà.

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